(foto Ansa)

roma capoccia

I cinghiali scoprono la lotta di classe, analisi (semi)seria

Andrea Venanzoni

Partiti dalle periferie, ora gli ungulati assediano la Roma bene, quasi fossero una nuova classe padrona della città. Finiranno a giocare a padel?

Se una volta ad andare in paradiso era la classe operaia, ormai a Roma un simile, invidiabile destino tocca pure ai cinghiali: gli ungulati, sempre più presenti e affamati, non paghi di sciamare nei distretti periferici, nei parchi, tra i boschi che circondano la città, stanno ormai cingendo d’assedio anche i quartieri bene del quadrante settentrionale. Non dovrebbe stupire: Roma nord è, letteralmente, il Vietnam, e in Vietnam i simpatici ungulati nani venivano addestrati per fare la guardia ai cunicoli, secondo una lunga tradizione bellica che sembrerebbe risalire addirittura ai Romani che i maiali li usarono contro le armate di Annibale e contro i suoi temibili elefanti.

Il primo avvistamento di cinghiale chic avviene il 4 maggio ai Parioli, precisamente a Villa Glori: una signora porta a passeggio nel verde del parco urbano il proprio cagnolino e si trova davanti un ungulato adulto che prende di mira il povero loppide. Lo segue, lo fiuta, poi lo rincorre, ne nasce una scaramuccia e la precipitosa ritirata della signora dietro un albero per proteggersi dalla potenziale carica della bestia selvatica. Tutto documentato, tra preoccupazione e grida “via, sciò”, in un video ormai virale in Rete.

Trascorre poco tempo e si materializza un fantasmatico cinghiale a Piazza Verbano: curiosità e preoccupazione dei residenti si trasformano in un misto di angoscia e divertita leggenda urbana quando della bestia si perdono le tracce.  Una sorta di Moby Dick a pelo irto e zannette, a passeggio negli incubi dei cittadini della zona. Con un occhio fisso ai menù, nel caso d’improvviso avvistamento di pappardelle al ragù di cinghiale.
C’è chi dice che l’animale sia fuggito dentro Villa Ada, chi con romanesco sarcasmo giura che il cinghiale si sia “infrattato”.

Come se non bastasse la pericolosità dell’animale in questione, spaesato nel contesto urbano, spesso aggressivo o affamato, ci sono le notizie riguardanti il diffondersi della peste suina anche a Roma, precisamente tra i cinghiali del Parco dell’Insugherata. Molto distante dai Parioli, dove i cinghiali non si erano ancora spinti.  Segno evidente di un cambiamento genetico di questa ormai endemica razza animale che in una riedizione de “La fattoria degli animali” di Orwell, con una spruzzata di disegni di Richard Scarry e il tono di Christian De Sica nel film Fratelli d’Italia si appresta ormai a dominare il jet-set della città bene.

Dovremo aspettarci cinghiali in completo da padel o intenti a sorseggiare gustosi cocktail nei circoli della zona, circondati da politici, notai, imprenditori, grand commis? Per ora, meno elegantemente, si iniziano a intravedere le prime carcasse di cinghiali traballanti che vanno a morire dietro le panchine: possibili effetti della peste suina, che spaventa anche la Capitale, come ha denunciato il consigliere leghista Fabrizio Santori. 
Tanto da aver portato il Ministero della salute, e il Commissario straordinario, a intervenire con una ordinanza ad hoc che prevede una autentica zona rossa e abbattimenti selettivi delle bestie, con la speranza che l’ecologismo a senso unico non si metta nel mezzo a reclamare un qualche sereno “fine vita” pure per gli ungulati pestilenziali. Pochi giorni fa, una foto di un enorme cinghiale che fa shopping da un cassonetto della spazzatura in Via Cortina d’Ampezzo ha assunto la veste simbolica di autentico manifesto della nuova classe padrona della città

“Cittadini assediati” recita un altro video virale che arriva dalla zona della Cassia, dove si assiste a una sorta di transumanza di decine di cinghiali, di ogni sesso e taglia, a spasso per le vie. Siamo dalle parti di Via Azzarita e contando le bestie in gita, modello ninna nanna, se ne individuano più o meno una trentina. Una trentina, sì, avete letto bene. Onore quindi alla icastica inventiva del titolista dell’Agi che per descrivere una sequenza fotografica di varie famiglie di cinghiali colti nella loro quotidianità, ha titolato “la giornata tipo di una famiglia di cinghiali a Roma Nord”.  Chapeau.

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