(foto LaPresse)

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L'ex sindaca Virginia Raggi fa indirettamente litigare (di nuovo) Italia Viva e Azione

Marianna Rizzini

Le posizioni filo-russe della grillina riaccendono le polemiche tra renziani e calendiani in Campidoglio. Allontanando la convergenza al centro in ottica nazionale

Succede che l’ex sindaca Virginia Raggi, già nominata al vertice della Commissione capitolina sull’Expo 2030, non senza polemiche all’interno della maggioranza (con picchi di divergenza tra Italia Viva e Azione), venga accusata di esprimere, nelle chat a Cinque stelle, opinioni ambigue sul conflitto Russia-Ucraina. E succede che la capogruppo della lista Calenda, Flavia De Gregorio, abbandoni in polemica la commissione medesima (“è evidente, dice, “che il M5s si stia ormai attestando su posizioni contraddittorie sui principali temi di politica interna ed estera. L’amministrazione della città di Roma non può permettersi passi falsi, nei prossimi cinque anni. Abbiamo votato Raggi alla guida della Commissione Expo 2030 in virtù di un’indicazione data a novembre 2021 dal sindaco Gualtieri. Oggi la permanenza della ex sindaca alla presidenza non ha più senso. Per questo uscirò dalla Commissione Expo 2030 e mi auguro che gli altri commissari facciano lo stesso”).  E anche se Raggi ha provato ad auto-scagionarsi, scrivendo su Facebook di non essere “né filo-putiniana né filorussa”, e che le si voleva “affibbiare un’etichetta per delegittimarla”, la vicenda ha riportato alla luce la ruggine emersa un mese fa, quando tra i due alleati della Lista Calenda, e cioè Italia Viva e Azione, ci si era scontrati proprio a proposito dell’elezione dell’ex sindaca a capo della Commissione Expo.

Allora, infatti, si era espresso su Twitter il deputato di Iv Luciano Nobili, criticando la scelta calendiana di votare per Raggi (come il Pd) per il vertice della commissione Expo. Era seguita la replica di Calenda, e ne era scaturito uno scambio di battute al veleno su presunte lotte di poltrone. Fatto sta che stavolta, dopo l’episodio, è insorto su Twitter il senatore renziano Francesco Bonifazi: “Sulla vicenda Raggi, che lui ha votato e noi no, Carlo Calenda si dimostra un uomo che ha litigato con la politica fin da piccino. Non è cattivo: è proprio che non fa per lui”. In risposta, Calenda ha reagito tirando in ballo altre vicende oggetto di polemica: “Francesco, con affetto, direi che quando parli di Roma sarebbe bene che ti limitassi al perimetro Parnasi-stadio, questione sulla quale hai competenze indubbie e, diciamo così, ufficialmente riconosciute. Sul resto lascerei perdere”. E mentre tra calendiani e renziani ci si punzecchia su Twitter, c’è chi ci vede la proiezione nazionale, vedendo svanire la possibilità di convergenza al centro

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.