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Roma Capoccia

Tutti pazzi per il vinile, ecco dove trovare i vostri dischi a Roma

Gianluca Roselli

Nell’epoca della musica liquida esplode anche da noi il vintage audiofilo. Breve guida ai negozi migliori e più forniti

Roma. Erano spariti. Uccisi dai cd. E nei negozi non si trovavano più. Qualche triste scaffale, per pochi intimi. Ora invece è il loro trionfo. I dischi in vinile sono rinati superando i cd, per vedersela ad armi pari con la musica “liquida”, quella smaterializzata, che si ascolta in streaming, su Spotify o altre piattaforme come Apple Music e Tidal. Un passo indietro gli Mp3.

Anche a Roma il vinile è tornato alla ribalta da una decina d’anni, ma è solo da un paio che è esplosa la vinil-mania, che sconfina nella moda e nelle tendenze. E gli appassionati sono come una piccola tribù metropolitana che si sposta seguendo gli itinerari di nuove e antiche aperture. La Discoteca Laziale, per esempio, è sempre un punto di riferimento, anche perché qui si organizzano incontri con gli artisti, molto gettonati tra i ragazzini: questo sabato ci sarà Irama. In Prati, invece, ha aperto Welcome to the jungle, specializzato in dischi usati con più di 30 mila titoli. Ideale per scovare l’introvabile. In centro, a via della Frezza, c’è Vinyl Room: aperto nel 2018 da Marco e Federico, figli di Francesco De Gregori, propongono soprattutto nuovo, specialmente rock e pop. Ma la scelta è ampia: Elastic Rock a Monteverde, Inferno Store a via Nomentana, L’Allegretto in Prati, Music Machine in via Aurelia, Radiations Records al Pigneto e a Monti, Round Midnight a piazza Bologna, Soul Food a San Giovanni, The Music Loft sulla Colombo, Bar Brunori all’Aventino, solo per dirne alcuni. Ogni quartiere ha il suo. Qualcuno ricorda con nostalgia Disfunzioni musicali a San Lorenzo, che non c’è più.

Qualche numero. Nei primi sei mesi del 2021 in Italia il vinile ha raggiunto un fatturato di 4,7 milioni di ricavi a fronte dei 4,4 milioni dei cd, crescendo del 121 per cento rispetto al 2020, mentre i cd sono calati del 6. Se lo streaming rappresenta l’80 del mercato, il vinile ha raggiunto l’11 per cento.
“Dopo gli anni ‘90, quando il cd regnava incontrastato, c’è stato un piccolo ritorno dei dischi per un pubblico di appassionati vintage intorno agli anni Duemila, ma era un fenomeno di nicchia. L’esplosione c’è stata nell’ultima decina d’anni, dovuta anche al crollo dei cd. Paradossalmente Spotify ha danneggiato il cd e favorito il vinile”, osserva Emilio Pappagallo, direttore di Radio Rock.

Insomma, più la musica si è smaterializzata, più cresce la voglia di estrarre un disco, metterlo sul piatto e godersi l’ascolto. Un gesto rituale che restituisce sacralità alle note proprio nell’epoca in cui la fruizione è rapida e superficiale. “Spotify e vinile non si escludono, ma convivono, nutrendosi l’un l’altro”, aggiunge Pappagallo. “Noi li avevamo tolti quasi del tutto. Ora rappresentano il 50 per cento delle vendite. Comprare un vinile ormai è una forma d’investimento: col tempo acquista valore. Attenzione, però: per un perfetto ascolto ci vuole un buon giradischi”, racconta Fabio Pezzullo di Discoteca Laziale.

E infatti anche la vendita di piatti e puntine è aumentata. Ma chi compra vinili (quelli nuovi stanno sui 30 euro)? “Over 40 soprattutto, i cosiddetti ‘big spender’, ma aumentano i giovanissimi”, dice Fabio. Attenzione: il cd non è morto. Ma l’urban style della Capitale ha emesso il suo verdetto eleggendo il vinile a oggetto di culto. Basta farsi un giro a Porta Portese o Borghetto Flaminio per capirlo.

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