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Roma capoccia

Raffaella La Crociera, piccola poetessa di Roma. Una storia antica

Andrea Venanzoni

Nonostante la malattia, la bambina conquistò il cuore di molti italiani con le sue poesie. Una di queste dedicata alle vittime dell'alluvione di Salerno. A lei oggi è dedicata una scuola a Casal Bernocchi

Roma. Nel cuore di quell’autentico museo a cielo aperto che è il cimitero del Verano, tra file parallele di tombe e cappelle votive, tra le molte statue presenti una in particolare colpisce la fantasia del passante: raffigura una bambina che su marmo bianco regge tra le mani un libro. Alle sue spalle è incisa la scritta premio bontà 1954, mentre sotto, sulla lapide svetta il suo nome, Raffaella, il cognome, La Crociera, e quella qualifica che tanto incuriosisce, piccola poetessa di Roma.

Piccola Raffaella lo era davvero. Morì a soli 14 anni, per una malattia, il lupus eritematoso cronico, che negli anni cinquanta rappresentava causa assai probabile di morte, specialmente per chi non aveva dalla sua particolari fortune economiche per potersi permettere le costosissime cure. Siamo nel 1954, la piccola è a letto, nella sua casa del popolare quartiere di Testaccio; ormai da mesi non riesce più ad andare nemmeno a scuola, stremata dalla sofferenza imposta dalla malattia. Il responso dei medici è impietoso, tanto che lei e la famiglia si recano in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Loreto, per reclamare una disperata grazia.

Eppure Raffaella non si perde d’animo, continua a scrivere poesie, annotate con meticolosa pazienza su un piccolo taccuino; a farle compagnia, i genitori e la presenza, gentile e discreta, della radio. Il 25 ottobre del 1954, una giornata di pioggia intensa, torrenziale, a Salerno avviene una tragedia che ancora oggi rappresenta una ferita mai rimarginata: una devastante alluvione che travolge persone, animali, cose, immobili, lasciandosi dietro, nel fango, 318 morti e oltre 5.000 sfollati. La commozione in tutta Italia è grande, assieme allo sgomento. E la stessa Raffaella, pur sofferente, rimane estremamente colpita dalla vicenda. Non ha molto da offrire per confortare gli alluvionati, pensa, eppure Dio le ha dato un talento, quello di scrivere, e mette a frutto quel talento per poter fare la sua parte nella solidarietà nazionale che accompagna la tragedia avvenuta in Campania.

Raffaella scrive così quella che sarebbe divenuta la sua poesia più celebre, “Er zinale”, che tradotto dal romanesco significa “Il grembiule”, una piccola gemma che lascia a bocca aperta se si pensa che venne scritta da una bambina di quattordici anni, gravemente malata. Raffaella invia, assieme ad una breve lettera di presentazione, la sua poesia alla Rai che pochi giorni prima aveva diffuso un appello di solidarietà per gli alluvionati. “Cara Rai, sono molto malata. Da oltre un anno. I miei genitori hanno speso tutto quello che avevano per guarirmi. E io non ho nulla da offrirti per i bambini del salernitano. Ti offro questa mia poesia”.

Il conduttore radiofonico Giovanni Gigliozzi, commosso, legge la poesia il 31 ottobre e, come richiesto dalla piccola autrice, la mette in vendita al miglior offerente. Inaspettatamente, l’improvvisata asta si traduce in un autentico assalto alle linee telefoniche della Rai, fin quando ad aggiudicarsi il componimento è la contessa Cenci-Bolognetti che arriva ad offrire la cifra, per l’epoca davvero significativa, di mezzo milione di lire (franchi svizzeri, secondo una diversa versione). La commozione suscitata dalla poesia è talmente grande che uno dei più noti giocattolai di Roma, Fausto Arnesano, decide di regalare alla piccola poetessa una delle sue più belle bambole. Ma Raffaella, purtroppo, non fa in tempo a giocarci, perché di lì a due giorni muore.

La bambola finisce così per adornare la bara bianca di Raffaella, adagiata su un cuscino di fiori. Nel novembre 1954, a Raffaella e alla sua memoria viene assegnato il premio Livio Tempesta per gli atti di generosità: il premio è consegnato dall’allora sindaco, Salvatore Rebecchini, alla sorella della piccola poetessa. Lo scultore genovese Silvio Minaglia di S. Elia, colpito anche lui dalla vicenda, realizza la statua che oggi abbellisce la tomba della piccola poetessa, cui sono state dedicate una scuola, a Casal Bernocchi, nel X Municipio, dove svetta un murales che mostra Raffaella intenta a scrivere, e una strada nel quartiere della Romanina.

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