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La battaglia di Albano contro Roma: “Non siamo una discarica”
Il sindaco e la temeraria impresa di bloccare i rifiuti della capitale: “Che ingiustizia: da noi differenziata al 79 per cento”
“Non deponiamo le armi legali e non ci rassegniamo a essere la pattumiera di Roma”. Massimiliano Borrelli è stanco, ma non è vinto. Settimane fa nel corso della seduta straordinaria dell’assemblea capitolina lo aveva promesso: “La nostra sarà una battaglia dura e con tutti i mezzi possibili contro questa decisione scellerata”. E così quando martedì il primo camion carico di monnezza capitolina si è diretto ai Castelli, il sindaco Borrelli è sceso in strada insieme a tanti suoi concittadini per bloccare l’accesso alla discarica. Un gesto forte, ma non abbastanza. È stato poi proprio lui, infatti, a dover convincere tutti a rinunciare, ad allargarsi e a far passare il primo camion arrivato ad Albano. La trattativa con la dirigente della Questura arrivata sul posto era chiara: avete tre ore, se non vi spostate partiremo con le identificazioni e le denunce per interruzione di pubblico servizio. Ad Albano però non si sono arresi. Ancora mercoledì proprio a pochi metri dalla discarica dell’Ecoambiente Srl, riaperta dopo 5 anni per salvare Roma dall’emergenza, c’era un presidio di cittadini. “Rimarremo lì giorno e notte, non possiamo accettare una decisione del genere”, spiega al Foglio Amodio Malizia, presidente del comitato Ambiente Salute di Albano, tra i principali animatori della protesta.
Alla fine, comunque, Virginia Raggi ha avuto la meglio. Sui rifiuti è riuscita in un solo colpo ad evitare il commissariamento da parte della Regione (con conseguente apertura di una discarica all’interno dei confini comunali) e – con l’ordinanza con la quale ha riaperto la discarica di Albano – ad evitare l’emergenza in città almeno fino a un momento cruciale: le elezioni dei prossimi tre e quattro ottobre. A favorire la sindaca una serie di ricorsi e decisioni del Tar del Lazio. Il tribunale amministrativo non accordato la sospensiva al comune di Albano contro la riapertura della discarica. Il tribunale si esprimerà nel merito il prossimo 6 settembre. La regione, invece, ha congelato l’attivazione dei poteri sostitutivi – espressione tecnica per dire commissariamento – dopo il ricorso del Campidoglio al tribunale amministrativo. A pagare le spese di questa situazione il piccolo comune dei Castelli. “È incredibile - spiega Borrelli - noi siamo il terzo comune del Lazio per raccolta differenziata, siamo al 79 per cento, praticamente non buttiamo via nulla, e ci ritroviamo con la discarica”. Anche i cittadini la vedono come il sindaco. “Perché dovremmo continuare a fare la raccolta differenziata se a due passi da casa vengono a versarci la monnezza tutta mischiata?”.
C’è anche tra loro chi se la prende con il sindaco Borrelli. “Perché non fai come fece Ignazio Marino con Malagrotta? Fai un’ordinanza e chiudi tutto, ci sono gli studi che dicono che la discarica fa male. Lo ha fatto anche il sindaco di Tersigno”. Borrelli spiega al Foglio che questa strada non è percorribile. “Per firmare un’ordinanza del genere servono dati ufficiali, incontrovertibili, non studi epidemiologici fatti da non si sa chi o finanziati da partiti politici. Il sindaco di Tersigno la sua ordinanza se l’è vista annullare in 48 ore e si è beccato pure una denuncia per abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio, è una strada che non ha senso percorrere”. La speranza di Borrelli adesso è la decisione del Tar prevista per il prossimo 6 settembre. Il sindaco di Albano è convinto di avere ragione. “Questa riapertura è stata fatta senza che fosse formalmente dichiarato lo stato di emergenza e in deroga all’Autorizzazione integrata ambientale che prevedeva l’utilizzo dell’invaso solo per il Tmb che si trova proprio accanto, ma che è andato a fuoco”.
Intanto da lunedì i camion continuano ad arrivare. La discarica ha ancora volumetrie residue per 84mila tonnellate che potrebbero però essere riempite molto prima. Qui, infatti, arriveranno parte dei rifiuti trattati dai Tmb di Ama a Rocca Cencia e da quelli della società E. Giovi a Malagrotta. Da quando chiuderà la discarica di Civitavecchia, a fine agosto, Ama potrebbe portare qui fino a 300 tonnellate al giorno, mentre altri 400 potrebbero arrivare da Malagrotta. Di questo passo l’invaso sarà colmo molto prima dei sei mesi previsti, ma comunque non abbastanza presto da mandare Roma in emergenza prima delle elezioni.
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