Roma Capoccia
Una tendopoli in pieno centro a Roma, sotto le Mura aureliane
Viale Pretoriano, tra San Lorenzo, Castro Pretorio e Termini e a due passi dalla città universitaria della Sapienza, è una baraccopoli tollerata e stabile. I residenti protestano e il comune mette un cancello. Le foto
Non è l’unica tendopoli, ce ne sono anche altre, per esempio al Parco degli Acquedotti. Ma quella di Viale Pretoriano è la più visibile, perché a pochi passi dal centro. Siamo tra San Lorenzo, Castro Pretorio e Termini. Qui da 2 anni e mezzo c’è una sorta di campo profughi: una tendopoli di senza fissa dimora, per lo più africani e maghrebini, ma anche italiani. Le tende, canadesi o di fortuna, alcuni giorni superano la ventina, per una cinquantina di persone, che poi deambulano nelle strade limitrofe, come piazza dei Siculi, che è già San Lorenzo. Quartiere dove si sono sollevate proteste e raccolte di firme, senza successo. “È poco dignitoso soprattutto per loro, che dovrebbero stare in centri di accoglienza e invece sono in mezzo alla strada. Qui non passa più nessuno, con un senso d’insicurezza tra gli abitanti e un grave danno alle attività commerciali…”, racconta un abitante della zona. Residenti e commercianti se la prendono soprattutto col Comune. “Noi spesso li aiutiamo, diamo loro del cibo, interveniamo se vediamo qualcuno in difficoltà, poi ogni tanto qualcuno beve e parte una rissa: è una situazione insostenibile e con l’estate il numero aumenta: diventa un hotel a cielo aperto…”, dicono le voci di quartiere.
Viale Pretoriano si presta all’accampamento: c’è un prato spazioso protetto dalle mura aureliane e di fronte non ci sono palazzi ma una caserma dell’esercito. Così tra i migranti è scattato il passaparola. In un anno sono stati eseguiti 12 sgomberi, ma poi torna tutto come prima. Alcuni danno la colpa al fatto che lì a due passi c’è la Caritas, col servizio mensa e l’ambulatorio. “La nostra vicinanza non c’entra, diamo tra 350 e 400 pasti al giorno, arrivano persone da tutta la città. Il problema è politico: di fronte all’aumento dei flussi migratori, ci vorrebbero leggi meno stringenti, aperte all’accoglienza e al rispetto della persona da parte del governo, e poi occorrono più centri di accoglienza. Prima c’era una tendopoli a Via Tiburtina, poi a Ponte Mammolo, e ora qui: gli sgomberi servono solo a spostare il problema”, osserva Giustino Trincia, direttore della Caritas capitolina.
Ora però, almeno dal punto di vista tecnico, la soluzione forse s’intravede. “Verrà presto posto un cancello, rendendo la strada non più fruibile allo stazionamento. Ma resta il problema di aiutare queste persone. I fondi del Giubileo ci permetteranno di aprire 4 hub di prima accoglienza in città, in prossimità di Termini, Ostiense, Tiburtina e forse Vaticano, da 70 posti l’uno. Luoghi dove migranti e senza fissa dimora potranno stare. Questo è il primo step per poi avviare un percorso di conoscenza e assistenza alla singola persona”, dice al Foglio l’assessore alle Politiche Sociali, Barbara Funari. Ora in città esistono 2.500 posti per gli homeless, di cui 500 di prima accoglienza. Questo sabato, intanto, Campidoglio e Istat organizzano la “Notte della Solidarietà”: 1700 volontari divisi in 338 squadre dalle 18 alle 24 andranno a contare, conoscere e ascoltare i senza fissa dimora. Un vero censimento, realizzato l’ultima volta nel 2014, dove se ne contarono poco più di 8000 in città.
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