(foto d'archivio LaPresse)

Perché la Capitale va in tilt a ogni visita di stato? Parla Di Maggio

Domenico Di Sanzo

Strade chiuse, centro impraticabile, viabilità nel caos per l'arrivo in due giorni di Al Serraj, Macron e Steinmeier. "Ma noi abbiamo gestito tutto alla perfezione". Intervista al comandante dei vigili urbani

Roma. Tre capi di stato in due giorni, il libico Fayez al Serraj e il francese Emmanuel Macron ieri, il tedesco Frank Walter Steinmeier oggi. Le polemiche e i disservizi sono puntuali a Roma, a ogni visita di stato, o grande evento. Strade chiuse, centro impraticabile, viabilità ancora più caotica rispetto alla già difficile quotidianità fatta di gimcane, buche, percorsi a ostacoli improvvisati, clacson tonanti dalla periferia al centro storico dei palazzi del potere. Antonio Di Maggio, comandante generale dei vigili urbani della Capitale, confermato alla guida del Corpo a giugno scorso nonostante avesse raggiunto l’età pensionabile, con il Foglio prova a spiegare quello che succede in città a ogni visita di stato, come quelle di questi giorni. “Noi ci occupiamo della viabilità e organizziamo i percorsi in base all’itinerario previsto dai cortei istituzionali, si tratta di un meccanismo complesso in cui entrano in gioco diversi attori, dai ministeri di Interno ed Esteri, alla Questura alla Prefettura, fino alle società municipalizzate come Atac e Ama”. Di Maggio riflette sulle peculiarità di Roma. Dal fatto, scontato, che è “la Capitale d’Italia”, “alla conformazione particolare del centro storico che oltre a essere molto vasto è anche fatto di vicoli e vicoletti dove è più difficile gestire traffico e sicurezza”. D’altronde, dice, “le altre capitali europee saranno pure belle città, ma da nessuna parte hanno le nostre bellezze e il nostro afflusso di turisti, qua bisogna controllare con precisione pure gli attraversamenti pedonali”.

 

Ma le lamentele degli automobilisti, specialmente nelle frequenti occasioni istituzionali, si moltiplicano. Come oggi, con gran parte del centro off limits: “Vabbè – riflette con amarezza il comandante Di Maggio – a questo ci siamo abituati, ed è inutile tirare sempre fuori il paragone con Milano”. Inutile, perché? domandiamo. Il capo dei vigili di Roma sorride, trattenendo a stento il romanesco: “Come perché? Milano è dodici volte più piccola di noi, è grande quanto Tor Bella Monaca o Centocelle, noi Tor Bella Monaca la gestiamo con 270 vigili, è facile farlo se per lo stesso territorio ne hai 3.000”. E poi l’aeroporto, lontano dal centro storico: “Quando dobbiamo organizzare gli itinerari è più complicato perché Fiumicino sta a 35 chilometri di distanza dal centro, non a 12. A Roma comunque tutto diventa più delicato semplicemente perché c’è più gente e ha un territorio molto più grande rispetto alle altre città”. Però Di Maggio ci tiene a concludere così: “Noi abbiamo sempre gestito tutto alla perfezione”. Anche se su questo punto è difficile raggiungere l’unanimità.