Foto LaPresse

Le manovre diversive di Virginia Raggi

Marianna Rizzini

L’incontro del sindaco con il Papa e il viaggio a Doha, tentativi (falliti?) di far dimenticare “il caso stadio”

Roma. Virginia Raggi vede il Papa in Campidoglio, e Virginia Raggi vola a Doha, in Qatar, proprio nei giorni in cui in Qatar volano i vertici della Roma. C’è un collegamento? E c’è un collegamento con la precedente circostanza avversa, cioè l’arresto di Marcello De Vito, già candidato sindaco a Cinque stelle nel 2013 e presidente dell’Aula capitolina, sotto indagine proprio per via di presunti contatti non trasparenti con persone che sullo stadio della Roma cercavano di prendere la via più semplice? Apparentemente no: Raggi è in Qatar, ufficialmente, per perfezionare accordi “culturali” (eventuali interventi di mecenatismo compresi) e per il potenziamento del turismo. E però l’ombra dello stadio, bestia nera del M5s, che su quell’opera si divide non da oggi (tanto che oggi vorrebbe non aver mai detto “nì”), aleggia su un viaggio che sembra arrivare giusto giusto per rilanciare la grandeur appannata dai disastri (metropolitana e suddetta inchiesta, tanto per dirne due, risalendo su su fino ai piani rifiuti), e che invece, per eterogenesi dei fini, rischia di rivelarsi controproducente dal punto di vista dell’immagine (davvero Raggi va soltanto per cultura e turismo, in Qatar, mentre lì vola il gotha della Roma? Possibile che non abbia davvero tempo neanche per un caffè? come ha detto il sindaco per smentire l’eventuale incontro informale con i dirigenti della squadra su un tema che, in città, risulta divisivo soltanto a evocarlo – per non dire dei silenzi che provoca l’evocazione presso le stanze governative).

 

 

Intanto però Raggi ha cercato di distogliere l’attenzione dal caso De Vito, come scansandosi. E la visita del Papa, già prevista e non rimandata dal pontefice, è arrivata anche quella al momento giusto: il sindaco ha sottolineato con gesti e parole l’intesa cordiale con Papa Francesco a partire dal tema migranti, argomento che certo non la avvicina al ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, l’uomo che su Roma sta puntando con un’Opa a lungo termine: il Papa parla di una città che deve “restare accogliente”, città a cui serve “una rinascita morale”, e invita a creare “ponti” e non “muri”, e Virginia sorride concorde (come sui “poteri” a Roma, altro tema divisivo nei rapporti tra Raggi e il governo). E però, nonostante la manovra diversiva, lo spettro del caso-stadio si ripresenta. Sullo sfondo, infatti, c’è la “nemica interna” di Raggi Roberta Lombardi che attacca al grido di “non si può andare avanti facendo finta che ogni tanto ne arrestano uno e noi tiriamo avanti… non credo che De Vito abbia fatto tutto da solo…il consiglio comunale dovrebbe annullare in autotutela la delibera sullo stadio della Roma”. E il segretario del Pd Roma Andrea Casu dice: “Siamo tutti al fianco degli eletti in Campidoglio che chiedono al sindaco di dimettersi”.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.