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La Cei e l'idea di rifare un partito cattolico

La Gran Sottana

Nemmeno i vescovi italiani sono tutti d’accordo, anzi. Il partitone in stile Dc non convince nessuno, in curia e fuori

Dicono che dalle parti della Cei siano non proprio entusiasti dalla fuga di notizie (voluta?) in merito all’idea di fare il partito dei cattolici. Chiedo al monsignore amico se le cose stiano davvero così. “Sì”, risponde sintetico al telefono prima di darmi appuntamento in un bar non proprio di prima mano, dove beviamo due succhi di frutta Ace molto freddi: “Che il progetto ci sia è chiaro e lo sanno tutti, che un vescovo però dica ai giornali che la segreteria di stato vaticana e il presidente della Conferenza episcopale italiana stiano lavorando e benedicendo un partito politico, è un’altra cosa”. Si spieghi meglio, caro monsignore, vogliamo sapere: “Un conto è spingere per un’aggregazione di tutte le formazioni ispirate al cattolicesimo sociale già presenti da tempo sul territorio, altra cosa è dire che queste esperienze devono fondersi in una lista da presentare alle elezioni. Sarebbe un flop micidiale, storico, epico”.

 

Il rischio, osservo, è che anche la Cei ne esca con le ossa rotta: mettere il cappello su un partito per poi vedere questo che prende l’uno virgola due alle consultazioni elettorali sarebbe devastante. “E’ un problema noto”, conviene il mons. mentre ordina una tartelletta con i mirtilli – “sono di stagione i mirtilli? Sembrano finiti!, si domanda e si risponde nel frattempo. Quindi? “Quindi vedremo, tempo al tempo. L’idea c’è, ma nessuno vuole rifare la Dc, anche se è da vent’anni che sento dire che si vogliono aggregare cose e associazioni laiche. La storia suggerisce prudenza, prima di tutto agli attuali vertici della Cei. Conviene anche a loro”.

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