A Roma è di nuovo emergenza rifiuti (foto LaPresse)

A Roma le strade sono (di nuovo) ricolme di monnezza

Marianna Rizzini

La straniante grandeur capitolina sul decoro

Roma. Effetto del ponte del primo maggio? Illusione ottica? Scherzo del fato? Fatto sta che in questi giorni pare di percepire l’imminente riaffacciarsi della mai sopita polemica sulla monnezza. Strabordano infatti di nuovo i cassonetti, si moltiplicano davanti ai portoni i sacchi di rifiuti non differenziati e le cassette di frutta ricolme di cartacce, si materializzano ai lati delle strade cumuli eterogenei (cibo, erbacce, mobili in disuso, scarpe vecchie, giocattoli), si riavvistano i gabbiani-mangia spazzatura, si vocifera di avvistamenti di ratti redivivi al primo caldo, si rileggono sui social accenni a smanie auto-pulitrici (modello Alessandro Gassman armato di ramazza). E tutto fa pensare che a breve ripartirà anche la litania sugli inceneritori, le discariche, il riuso intelligente, il basso tasso di responsabilità ecologica del romano o, al contrario, la nouvelle vague dei fissati con l’ambiente (versione dei Cinque stelle: se Roma è sporca e degradata è colpa delle amministrazioni precedenti. Versione dei nemici dei Cinque stelle: tutta fuffa, Roma non diventa più pulita con la demagogia).

 

Vagamente straniante, dunque, visto il generale non-decoro delle strade in questi giorni, e visti gli altri (più gravi?) problemi della città, è parso l’annuncio dato ieri dal sindaco Virginia Raggi: “Il decoro è molto importante in una città come Roma, tanto è vero che stiamo istituendo un Ufficio centrale per il decoro all’interno del Gabinetto… E’ una struttura che esisteva fino a qualche anno fa ma poi è stata smantellata, noi abbiamo cercato di rimettere insieme i pezzi e adesso è importantissimo che sia unificata”. Ufficio Decoro, dunque: creatura veltroniana in origine, poi eliminata dagli alemanniani per essere presto rivisitata dagli stessi, anche se con parziale depotenziamento. Il punto, tra un’amministrazione e l’altra, era: come deve funzionare l’Ufficio del Decoro? Deve avere un assessore dedicato? Deve vedere la “sinergia” tra più figure? Deve fondare la sua opera sulle segnalazioni dei cittadini? Deve agire quartiere per quartiere o è meglio centralizzare? “La città è una”, ha detto ieri Raggi, “composta da tante parti che devono tutte essere supervisionate e lavorate all’interno di un’unica cabina di regia”.

 

E nella Roma dell’allarme tifoso (partita Roma-Liverpool), tra pullman di turisti e cittadini indignati contro l’Ama, surrealtà voleva che attorno al nuovo Ufficio del Decoro si condensassero parole di grandeur, complice quello che è stato annunciato come primo atto dell’Ufficio medesimo: la rimozione a Tor Bella Monaca del murales dedicato a Serafino Cordaro, uno dei capi dello spaccio della zona, morto ammazzato nel 2013: “La cancellazione di questo murales è tra le priorità e a giorni sarà eliminato.”. (La priorità, è chiaro, è nell’occhio di chi guarda).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.