Una manifestazione in Campidoglio dei Radicali italiani, promotori del referendum Atac. Foto LaPresse

Così stanno boicottando il referendum Atac

Luciano Capone

Né democrazia né trasparenza. La giunta Raggi nasconde sia il piano industriale sia l'esistenza del voto del 3 giugno

E’ dalla gestione della questione Atac che si misurano l’opaca azione di governo del M5s e la truffa del suo metodo democratico. Pochi giorni fa, sul Sacro blog – che conta più dei canali istituzionali – consiglieri comunali e parlamentari grillini descrivevano Roma come la “Capitale della democrazia diretta”: “Consultazioni online ogni 4 mesi, blockchain, sperimentazione del voto elettronico per i referendum”. Con il nuovo statuto vengono introdotti “nuovi strumenti di democrazia diretta e partecipata” che consentiranno consultazioni precedute “da un’adeguata attività di informazione e comunicazione per garantire il più ampio coinvolgimento della cittadinanza”. Ma mentre il M5s illustra l’avvento di una nuova èra di democrazia digitale distrugge quella reale, fatta di urne e schede elettorali, attraverso il sistematico sabotaggio del referendum sulla liberalizzazione del servizio di trasporto pubblico locale.

  

A poco più di un mese dal referendum del 3 giugno, per il quale sono state raccolte decine di migliaia di firme certificate, la giunta di Virginia Raggi non ha ancora stabilito un regolamento per l’informazione sul referendum né lanciato una campagna di comunicazione per informare i cittadini dell’esistenza di una consultazione e consentire un voto consapevole: niente manifesti, né volantini e neppure un banner o una sezione visibile sul sito del comune.

  

Oltre alla mancanza di informazione sul referendum, riguardo il futuro dell’Atac e del trasporto pubblico della Capitale c’è una totale assenza di trasparenza. Pochi giorni prima del referendum del 3 giugno ci sarà un’altra scadenza fondamentale per Atac: il 30 maggio, dopo una prima stroncatura nei mesi scorsi, il Tribunale si pronuncerà sul concordato preventivo richiesto dall’azienda per evitare il fallimento. Ma anche su questo punto l’opacità dell’amministrazione è assoluta. Nei giorni scorsi c’è stato un Consiglio comunale straordinario sul tema, ma l’assessore alla Mobilità Linda Meleo, oltre a ribadire che “il concordato è l’unica soluzione possibile da intraprendere”, non ha fornito alcuna spiegazione sui punti fondamentali del piano concordatario e sulle risposte ai pesanti rilievi del Tribunale. Il Consiglio, in pratica, ha votato al buio. Su questo punto, sulla critica alla gestione privatistica di un’azienda comunale e del servizio pubblico, sono concordi anche consiglieri che sul futuro di Atac e del trasporto pubblico hanno visioni opposte, come Riccardo Magi dei Radicali italiani (a favore della liberalizzazione) e Stefano Fassina di Liberi e uguali (a favore dell’“Atac bene comune”). Al di là delle opinioni di merito, questo modo opaco di procedere non consente l’einaudiano “conoscere per deliberare” che è la base di una democrazia sana ed efficiente.

  

Senza l’informazione ai cittadini sul referendum del 3 giugno e senza la trasparenza nei confronti del Consiglio sul piano industriale per il 30 maggio, la giunta Raggi e il M5s mostrano di non saper rispettare né la democrazia diretta né quella rappresentativa.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali