La macchina tappabuche e i super poteri di wonder Raggi

Andrea Minuz

Ecco l’arma segreta del sindaco per risanare le strade della Capitale

Capitava una volta che qualche tassista lo raccontasse con una punta d’orgoglio ai clienti: “Ma lo sa che le case automobilistiche vengono a Roma per collaudare gli ammortizzatori perché se funzionano co ‘ste buche funzionano dappertutto”. Poi le buche sono diventate voragini, le voragini sono diventate crateri e al posto delle automobili si collauderanno i carri armati. L’atteso “piano Marshall per la manutenzione stradale”, come lo ha definito l’assessore ai lavori pubblici Margherita Gatta, non è ancora pronto, così nel frattempo è entrata in funzione la “macchina tappa buchi”. “In questi giorni la vedrete in giro per Roma”, scriveva Virginia Raggi su Facebook, presentandocela in un video che sembra la televendita di un “Minipimer” o un trapano svita-avvita: “è perfetta per riparare le buche piccole e profonde che si sono create a causa del ghiaccio che ha spaccato l’asfalto, ricrea rapidamente i vari strati della strada, binder e tappeto d’asfalto, e trasporta cinque volte il carico di un normale camion”.

 

 

Mancava solo il numero in sovrimpressione per ordinarla. Avvistata in azione dalle parti della Tuscolana, la macchina tappa buchi ricorda gli insetti-sentinelle della “Guerra dei mondi”, snodabili e in grado di infilarsi dentro ogni fessura. Pare che l’idea sia di un ingegnere russo, Dahir Semenov, uno che in questi anni ha provato a lanciare il letto-sarcofago a prova di terremoto (si chiude a riccio mentre il palazzo ti frana addosso), la sonda che rimuove il colesterolo nelle vene e un drone cingolato, anche se il suo pezzo forte resta la risoluzione dei problemi del traffico: moto volanti, autobus che passano sopra le automobili, aeri metropolitani. Nei video-tutorial di Semenov la macchina tappa-buchi fa tutto da sola. In quello della Raggi è circondata da operai che la manovrano (altri guardano), ma forse stanno solo prendendo le misure.

 

La macchina tappa-buchi potrebbe essere l’arma segreta di Raggi, il super-potere della task-force #stradenuove messa in campo dal Campidoglio per fronteggiare le cinquantamila buche di ultima generazione, quelle causate da neve, ghiaccio e gelo. Per riparare il cratere della circonvallazione Appia a occhio ce ne vorrebbero duecento, mentre al momento ce n’è solo una. Torna lo spettro della telefonata di Alemanno a Gabrielli (“Alemanno mi ha telefonato, cercava uno spazzaneve”), con le lame che finirono accatastate al cimitero di San Saba. Ma oggi è diverso. Oggi c’è la trasparenza. Dunque, via col bando, anzi con la “manifestazione d’interesse” che anticipa la futura gara pubblica per cercare un’altra macchina tappa buche. Rimettere a posto il manto stradale di Roma con la macchina tappa-buche è un po’ come curarsi il cancro coi cerotti, perché nell’impenetrabile giungla delle manutenzioni, con la competenza delle strade divisa tra “grande viabilità”, “viabilità municipale”, lotti e circoscrizioni, ci vorrebbe semmai una macchina in grado di smuovere assegnazioni, “procedure aperte”, “gare d’appalto allargate”. Intanto, la città si prepara al Gran Premio di Formula E all’Eur, “un evento sportivo che è soprattutto occasione di rilancio di temi importanti come la mobilità sostenibile”, come dice l’assessore Meleo. Che è un po’ come promuovere la macchina-tappa buchi con una gara di Monster Truck intorno al cratere della Balduina.

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