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Stazione Termini, lato via Marsala: clacson, valigie e vaffa…

Giuseppe De Filippi

Un'ora a guardare quello che succede ogni giorno nella Cayenna degli accompagnatori nella stazione ferroviaria più grande di Roma

Una fabbrica di insulti, un vaffanculificio, una fucina di risentimento. Tutto in pochi metri, diciamo un centinaio, di strada maledettamente a una corsia. O meglio due corsie ma separate da un alto cordolo, con un paio di finestre di passaggio da una all’altra che creano ancora più confusione.

 

Stazione Termini, lato via Marsala, la Cayenna dei gentili accompagnatori. In un’ora di osservazione, e neppure nel momento di picco mattutino o serale, abbiamo sentito clacson in quantità probabilmente pari a un anno in una normale città a nord della Svizzera, insulti di vario tipo, tra cui alcuni tagliati su misura per una simpatica suora che accompagnava al treno una consorella, assistito a almeno due tentativi di investire pedoni, verificato alcune decine di infrazioni. Lì, ma è comprensibile, non viene mai piazzato un vigile. Semplicemente non potrebbe fare il suo lavoro, perché nel girone degli accompagnatori e dei riprenditori, la parola va inventata perché stranamente non prevista dal lessico, accomunati ai tassisti e agli Ncc, non si potrebbe prescindere da un uso sistematico delle 4 frecce intimidatorie e dal disprezzo per il divieto di fermata.

 

Le scene sono penose. La tecnica più diffusa prevede l’accensione delle 4 frecce già in fase di avvicinamento, poi la sosta senza riguardo per il semaforo, quindi lo scatto atletico di chi deve scendere (nel caso di partenza) congiunto all’altro scatto verso l’apertura del bagagliaio da parte del guidatore, un breve saluto è ammesso ma niente smancerie altrimenti il clacson, già in funzione, si trasforma in vaffa. Tutto questo ripetuto per più di un’operazione al minuto durante il nostro breve periodo di osservazione. Con anche i taxi e gli Ncc, solo un pochino più professionali, ma anche loro costretti alla stessa imbarazzante operazione da compiere in mezzo a una strada a una corsia, bloccando tutti gli altri.

 

Gli intenti originari, da cui poi nasce l’attuale disastro, erano come sempre positivi. Il commissario Paolo Tronca si incaricò di combattere quella che allora, nel 2016, i giornali denunciavano come sosta selvaggia a via Marsala. Il metodo ha un sapore un po’ autoritario: si limiti la corsia, si alzino i marciapiede, si tolgano gli spazi di manovra. Di fatto si trasforma un tipico luogo di pick and drop in un improbabile e insensata corsia di scorrimento. Il tutto, come è noto, di fronte all’unico ingresso della stazione Termini per chi arrivi dalla metà di Roma che dà verso nord (e ora comunque, causa buche, è anche chiuso il sottopassaggio che dalla parte Marsala porta alla parte Giolitti).

 

Si era pensato a creare spazi che con fantasia si battezzarono kiss and ride, ma appunto, pochi baci e pochi viaggi successivi si sono visti perché nel frattempo è intervenuta una sbarra con cui quella zona è stata riservata ai professionisti del trasporto. L’ultimo mini ingorgo cui abbiamo assistito nasceva proprio da una Enjoy stazionante di fronte alla sbarra, con accodati due Van di Ncc che a loro volta bloccavano la risicata corsia di presunto scorrimento. Rapidamente ne è nata una fila clacsonante risolta solo dalla repentina discesa di uno dei guidatori di Van per andare a spiegare de visu all’utente Enjoy che si doveva levare di mezzo. Risultato ottenuto miracolosamente senza screzi e strada liberata per qualche decina di secondi. La situazione è cosi dai lavori del maggio 2016. Quindi, sì, è colpa di quelli che c’erano prima. E si potrebbe pure provare a cambiarla.

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