Tempo di Libri 2017. Foto LaPresse/Claudio Furlan

Ecco Tempo di Libri 2.0

Maurizio Crippa

Si torna in città, si diventa più pop, ci si tiene a rispettosa distanza da Torino

L’idea di “fare come Baglioni”, applicata a un uomo di cultura e di lunghe letture come Andrea Kerbaker, può sembrare eccessiva e il format è inoltre clamorosamente diverso. Evocare Baglioni può significare solo un in bocca al lupo in termini di pubblico. Ma può essere una chiave di interpretazione di come sarà, e perché, la seconda edizione di Tempo di Libri, la fiera-kermesse editoriale milanese che aveva debuttato lo scorso anno, al culmine di uno scontro al calor bianco tra editori (compresa guerra intestina dentro l’Aie, che non a caso ha poi cambiato presidente) e tra Milano e la Torino del Salone del Libro. Finì con una mezza vittoria di Pirro per Milano: il nuovo salone gestito da una società ad hoc, La Fabbrica del Libro, in cui è socio paritario FieraMilano, si fece, ma i risultati furono al di sotto delle aspettative. L’altra metà della vittoria di Pirro la incassò Torino, che realizzò per i suoi trent’anni il salone dei record, con adesioni editoriali prestigiose e affezionate, ma dovette cedere sull’esclusiva e ancora guarda al proprio futuro con qualche apprensione. L’anno passato è servito a Milano per mettere ordine nelle idee e nei programmi. La fiducia di Kerbaker, subentrato alla direzione di Tempo dei Libri dal giugno scorso, nel successo popolare della nuova edizione si basa su tre elementi evidenti, anche se non troppo sbandierati. Primo, che lo scorso anno il debutto fu affrettato, non ci fu tempo per mettere a punto molti dettagli. Secondo, si è trovata una data “libera” e appetibile – dall’8 al 12 marzo – lontana da Torino e soprattutto non sovrapposta a ponti festivi (la data del 2017 fu suicida). Terzo, lo spostamento in città, a FieraMilano City, abbandonando la location suburbana di Rho, palesemente inadeguata a un pubblico non oceanico e tendenzialmente cittadino. Spostarsi da Rho, ovviamente, è una mezza sconfitta per la società che gestisce Fiera, che quegli spazi ha disperato bisogno di valorizzare, ma non si poteva fare altrimenti: libri e librerie restano una merceologia urbana, da centro e semicentro.

  

Il quarto fattore di successo su cui Tempo di Libri scommette è invece strettamente di programma e di linea editoriale. Rispetto all’edizione costruita un anno fa da Chiara Valerio, la versione di Kerbaker punta più su un pubblico generalista e su richiami da numeri alti: le guest star saranno ad esempio John Grisham e Joe Lansdale. Ci sarà una successione tematica delle giornate, anche quella da largo consumo, niente di particolarmente sofisticato: “Donne” (8 marzo), “Ribellione” (venerdì 9), “Milano” (sabato 10), “Libri e immagine” (domenica 11), “Mondo digitale” (lunedì 12). Ci sarà una festa-evento d’apertura, il giorno 7, incaricata di fare da richiamo mediatico, si chiamerà “Incipit” perché una rappresentanza di studenti universitari leggeranno centinaia di prime frasi di romanzi famosi (dall’inesauribile magazzino diFruttero & Lucentini). Ci saranno in vari giorni ospiti di sicuro pubblico come Gabriele Muccino, Nino Frassica, Michelle Hunziker o la blogger Sofia Viscardi, perché l’aggancio al mondo dell’editoria digitale, del bloggerismo e degli youtuber quest’anno sarà più marcato.

  

La pace tra gli editori nazionali, grandi e piccoli, obiettivo dichiarato dalla nuova gestione dell’Aie presieduta da Ricardo Franco Levi, non è in realtà stata raggiunta. Ci sarà quest’anno Einaudi, ma la maggior parte degli editori piccolo-medi che l’anno scorso si opposero a muso duro allo “scippo” mercatista dei big di Milano (Mondazzoli, GeMs) non ci sarà e si è data appuntamento, sempre a Milano, sotto le insegne di Book Pride, la fiera dei piccoli editori giunta alla quarta edizione con crescente successo e che ormai si identifica, e viene riconosciuta, come la vera kermesse nazionale dell’editoria indipendente. Si svolgerà in città dal 23 al 25 marzo 2018.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"