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La fine della luna di miele tra i tifosi dell'Inter e i cinesi di Suning

Maurizio Crippa

Accolti come salvatori della patria, i signori di Suning stanno deludendo chi sognava una rifondazione societaria degna della fama di tycoon del Dragone

A parziale excusatio non petita per il fatto che la presente rubrica si occuperà di una sola sponda del Naviglio, quella che porta i colori della notte della squadra nerazzurra, trascurando per una volta l’ecumenicità circolare che contraddistingue la città, c’è il fatto che la fine della luna di miele tra la tifoseria interista e la proprietà nanchinese impersonata dal Steven Zhang, figlio del patriarca del gruppo Suning, Zhang Jindong, è un segnale che riguarda Milano in quanto tale. A parziale rassicurazione degli eventuali lettori della presente colonna, si specifica che non si parlerà, se non lo stretto necessario, di balòn.

 

Si parlerà invece ad esempio di una notizia riportata dal sito Fcinter1908.it, niente di ufficiale ma fatto da una squadra di giovani pimpanti, in cui si informa che il patriarca Zhang Jindong è stato eletto delegato alla tredicesima Assemblea nazionale del popolo, il Parlamento della Repubblica popolare cinese, per il quinquennio 2018-2023. Facile dedurne che, nelle sue multiformi attività, avrà ora da occuparsi più di politica che di non sport. La nomina conferma la stima per l’imprenditore da parte del presidente Xi Jinping, il quale ha dimostrato in passato profonda stima per quello strano sport occidental-globale che si chiama calcio, o football o soccer a seconda di dove posizioni l’investimento, ma che ultimamente ha fatto più di una mossa in frenata, o perlomeno per congelare la guerra di conquista al football globale scatenata da Pechino quasi un decennio fa. Sono arrivate le restrizioni alla spesa all’estero (compresi acuisti di calciatori) per le squadre di proprietà e le partecipazioni, sono filtrati sui media cinesi persino sospetti e accuse di evasione fiscale, che da quelle parti è una cosa seria, ci sono i guai finanziari che hanno indotto il gruppo di supermiliardario Wang Jianlin a dismettere gli asset calcistici di Dalian Wanda, diritti tv e altro. In più, la Cina sta investendo da tempo soldi e immagine per far crescere una generazione di campioni, come ha fatto in altri sport, ma la qualità stenta a decollare, la cosa rende nervosi e fa rivedere i piani.

 

A rendere nervosa la platea dei nerazzurri in città è altro. Accolti come salvatori della patria, i signori di Suning stanno deludendo chi sognava una rifondazione societaria degna della fama di tycoon del Dragone. mentre la squadra progressivamente sprofonda in una melma psichica e di classifica. Il mercato di gennaio è stato una pantomima imbarazzante, con l’improponibile Ausilio a fare la trottola cercando di piazzare brocchi e prendere in prestito (oneroso) brocchi altrettanto. Intanto Marlboroman Sabatini, la spalla mentale di Spalletti, è un quasi prigioniero politico a Nanchino. Da dove giungeva un solo comando: vendere persino Nagatomo, ma non spendere un euro. Così è stato, con tanto di figure barbine mediatiche, e ieri per la prima volta i tifosi hanno preso a insulti il profilo Instagram di Zhang, preludio di contestazioni annunciate.

 

Si a che le voci di malcontento, nel calcio, sono più minacciose se provengono dalla tifoseria vip, tanto più in una città dove tutti quelli che si devono conoscere si conosconi e il mondo che gira attorno all’Inter, pur di ascendenza morattiana, ai cinesi aveva concesso fiducia. Si rincorrono rumor accreditati, dalle parti del primo anello rosso, addirittura di panolada, alla partita casalinga con il Crotone.

 

Ma questo è calcio. Questioni più concrete le ha il Comune di Beppe Sala, la cui fede interista non si dicute, ma in primo luogo sindaco e manager, con le proprietà cinesi delle due squadre, dalle quali non riesce a cavare un impegno e un timing per il rifacimento di San Siro. L'investimento di immagine fatto dalla amministrazione sulla Milano “porta verso Pechino” è stato importante fin dai tempi di Expo. Multinazionali e università arrivano, dal campus dell’Università Tsinghua in Bovisa ad Hawei ad Alibaba. l’immagine sportiva è un brand passepartout, ma rischia di appannarsi. Colori della notte.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"