Luciano Spalletti (foto LaPresse)

Spalletti ha fatto patatrac e noi Fratelli Bauscia ce lo aspettavamo

Maurizio Crippa

C’è una cosa più inesorabile delle sconfitte e dei pareggiacci dell'Inter: è la tenuta psichica dei suoi allenatori

E venne il giorno in cui anche il ministro della Difesa, il nostro Sun Tzu pelato, il nostro amato Lucianone Spalletti da Certaldo, sbroccò: “Vuole che le dica che mi manca un difensore centrale? Lo sa anche la mia mamma che ha ottant’anni che mi manca un difensore centrale”. O anche: “Vuole che vada negli spogliatoi a dire ai miei giocatori che non mi vanno bene, e che ne voglio altri? Perché non ci va lei?”. Se c’è una cosa che lo ha sempre mandato in bestia, al Patafisico di Certaldo, come lo chiamava un rubrichista mourinhista del (bel) tempo che fu, sono i giornalisti petulanti e ripetitivi. Così il giorno è venuto. E noi indomiti, ma saggi, Fratelli Bauscia l’abbiamo sempre saputo, che sarebbe venuto. Perché c’è una cosa più inesorabile delle sconfitte e dei pareggiacci, per la squadra coi colori della notte che adesso è di proprietà dei mandarini d’oriente: è la tenuta psichica dei suoi allenatori. Fanno, fanno, ottengono, sembra fatta. Poi patatrac. Finiscono tutti, giocatori e mister, sul lettino. Non del massaggiatore: proprio quello di Freud. Icardi, per dire: “Manca lo spirito di sacrificio”. Ma forse manca anche altro, diciamo sotto alle braghette. Così venne anche il giorno in cui Sun Tzu dovette mandare il suo ambasciatore, Marlboro Man Sabatini, fin nel Celeste Impero. A chiedere rinforzi. Ma che credete che gli risponderanno, i signori Suning? “Bambole, non c’è un renminbi”. E mentre gli altri comprano, e soffiano sotto al nasone di Spalletti campioncini e promesse, lui non sa più che fare, e arriva alle mosse della disperazione: Joao Mario sulla fascia, Santon al centro. Ma noi, i Fratelli Bauscia, a fare spallucce: già lo sapevamo. Qui a Milano si sbrocca, si sbrocca. Però due milioni per Coutinho, li abbiamo recuperati, va’.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"