Cercate un'immagine simbolo del derby milanese? Era in via Paolo Sarpi

Maurizio Crippa

La prossima stracittadina si rischia di giocarla direttamente in un Laogai

L’immagine simbolo del derby testé conclusosi con la magnifica vittoria della Var in zona Cesarini era situata a circa sei km a est di San Siro, laddove un tempo era il burg di chigulàtt e adesso c’è Chinatown. Via Paolo Sarpi era un tripudio bipartisan di bandiere dell’Inter e del Milan, come neanche a Broccolino quando ancora festeggiavano il Columbus Day. Il record europeo di incassi e il terzo anello pieno, che vien quasi malinconia all’idea che lo vogliano tirare giù è il miglior risultato sportivo, o l’unico che conta, per i cinesi d’ambo i lati. I Bauscia di Nanchino giocavano in casa, Stephen Zang di fianco a Capitan Zanetti ha fatto la sua bella figura. Il Principe e il Cuchu in tribuna erano una festa meglio che a Natale. Per il resto, sulla sponda del Naviglio sponsorizzata Suning sono più preoccupati per il Congresso del Partito comunista di Pechino che nemmeno per la trasferta a Napoli. Sulla sponda debitoria di Yonghong Li sono più preoccupati dei conti in rosso che nemmeno dell’inconsistenza di Rodriguez sulla fascia. La prossima stracittadina si rischia di giocarla direttamente in un Laogai. Per il resto, sono piccole noterelle in cronaca, flebili e volatili come un discorso programmatico di Pisapia (che ad ogni buon conto ha sangue bauscia nelle vene). Tra le varie: non basta essere un puntero argentino e avere gli occhioni azzurri per segnare un rigore in extra time generosamente offerto dal Marchingegno Fatale: se indossi la maglie con le strisce dai colori sbagliati, finisci a piangere sul prato. Montella chiede altri due mesi, come un Puigdemont qualsiasi, ma i tifosi gli manderebbero la Guardia Civil. Nel caldo tropicale delle ottobrate milanesi, Ophelia – per quanto declassato a “ex uragano”, un po’ come Bonucci a ex giocatore – ha squassato soltanto la curva Sud di San Siro. Alla Nord si stava benissimo, brezza argentina.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"