(foto Ansa)

Preghiera

Nei paesi morti appaiono i tricolori, simboli della patria perduta

Camillo Langone

Tra le strade provinciali, nella pianura da Casalmaggiore a Guidizzolo: le bandiere sventolano davanti a ville e villette

Estinzione e proliferazione. Niente italiani e tante bandiere italiane. Salendo dal Po al Garda, percorrendo statali e provinciali nella pianura da Casalmaggiore a Guidizzolo, mi accorgo che la situazione è ulteriormente peggiorata. Nei paesi non ci sono più italiani, non ci sarebbero proprio esseri umani se ogni tanto non comparisse, sconfortante, disorientante, un’araba velata. Chiese chiuse, negozi chiusi, bar chiusi oppure cinesi. Disperati cartelli “Vendesi”. E però avvicinandomi alla meta, superato Gazoldo e sopravvissuto all’incontro con gli immensi camion Marcegaglia, appaiono i tricolori. Ne vedo a Goito, paese mezzo morto, e poi ne vedo tantissimi a Guidizzolo, paese in apparenza morto del tutto. Se non fosse per tutte le bandiere che sventolano davanti a ville e villette (qualcuno ce le avrà messe, e pure di recente siccome sono nuove).

C’entra Salvini? C’entra Sinner? Non credo. Forse gli ultimi indigeni hanno alzato le bandiere come simboli, o surrogati, della patria perduta. Per consolarsi brevemente prima di scomparire definitivamente. Affranto, fuggo da questa landa desolata, entro al primo casello per fermarmi al primo autogrill e ordinare un cappuccino a una barista madrelingua italiana. Non è una bandiera la mia patria, è una donna che parla come me la mia patria.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).