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Perché il titolo non è altro che un piedistallo per piccole personalità

Camillo Langone

Il “prof.” è il “buana” che i laureati pretendono dai diplomati, un misto di insicurezza e auto-discriminazione 

Io non sono antirazzista, ho tante colpe ma quella del conformismo credo di no, eppure non mi sono mai sognato di anteporre al mio nome e cognome il titolo di “uomo bianco” o “buana”. Viceversa gli odiatori che periodicamente mi accusano di razzismo sono di titoli appassionati. Ci sono quelli che mi insultano inconsapevolmente, chiamandomi dottore, ignorando che non lo sono e che considero un marchio di sudditanza qualsiasi titolo concesso dallo Stato. Ci sono quelli che mi insultano consapevolmente, chiamandomi signore e mettendo la parola fra virgolette. E ci sono quelli che si firmano “prof.”. Ovvero persone che non sono capaci di accusarmi di razzismo senza autoaccusarsi di classismo, siccome per la mentalità spagnolesca che si ritrovano (la medesima tara che ha spinto a denigrare la ministra Bellanova per la sua terza media) il titolo di professore fa di loro esseri superiori. Quel “prof.” è il “buana” che i laureati pretendono dai diplomati, un misto di insicurezza e protervia, un piedistallo per piccole personalità. Conoscano il mio disprezzo.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).