Muhammad Ali (foto LaPresse)

Ali, che picchiava la gente e insultava chi aveva un colore della pelle diverso dal suo

Camillo Langone
C’era un omone diventato famoso perché picchiava le persone. C’era il sospetto che l’omone fosse diventato campione mondiale di pugni grazie ai mafiosi italo-americani, capaci di pagare il suo avversario affinché perdesse.

C’era un omone diventato famoso perché picchiava le persone. C’era il sospetto che l’omone fosse diventato campione mondiale di pugni grazie ai mafiosi italo-americani, capaci di pagare il suo avversario affinché perdesse. Di sicuro l’omone era solito insultare i rivali e diffondere l’odio verso le persone con un colore della pelle diverso dal suo. Non pago di avere personalmente inflitto tanto dolore un bel giorno l’omone tradì Cristo convertendosi alla più violenta religione disponibile su piazza, prendendo il nome di un profeta guerrafondaio il cui libro sacro ha riempito e continua a riempire la storia di stragi.

 

Le spoglie mortali dell’omone (la cui anima suppongo abbia raggiunto all’inferno colui che definì “nobile arte” il pugilato) vengono oggi onorate da un funerale internazionale con discorsi vip e passerella di potenti. Mi sono interrogato sulla ragione di così vasto rimpianto e l’ho trovata nel Vangelo di Giovanni, laddove Gesù definisce il diavolo “padre della menzogna”: un padre prolifico e persuasivo, in grado di convincere milioni di persone che il male sia bene e che un omone diventato famoso perché picchiava le persone meriti la beatificazione.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).