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Il disaccordo

L'ordine del giorno del Pd sull'aborto divide la maggioranza: la Lega si astiene

Nicolò Margani

I leghisti decidono di non votare sull'odg presentato dalla dem Sara Ferrari. Il capogruppo Molinari: "Sui temi etici abbiamo lasciato libertà di coscienza"

"Sui temi etici abbiamo lasciato libertà di coscienza e quindi c'è stato chi ha seguito le indicazioni del governo e chi si è astenuto". Sono le parole del capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, dopo la spaccatura nella maggioranza sul voto all'ordine del giorno avanzato dal Partito democratico (bocciato, con 93 favorevoli e 117 contrari), che pretendeva un'assicurazione alla piena attuazione della legge 194, conseguentemente agli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia sull'accesso ai consultori delle associazioni Pro vita. Sara Ferrari, la dem che ha presentato l'odg, ha accusato il governo affermando che "l’obiettivo principale e la vera volontà è quella di torturare le donne psicologicamente".

A dividere la maggioranza sono stati i 18 astenuti contati alla fine della votazione: 15 di questi sono leghisti, compreso il caporgruppo Molinari, un altro è invece il deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo. A supportare le parole del capogruppo anche Laura Ravetto, leghista: "Io ritengo che l'ultima parola spetti sempre alla donna e che la 194 non si debba toccare. Si può discutere di migliorare la comunicazione nei consultori, ma mai di limitare il diritto all'aborto", e continua: "Mi sono astenuta perché non potevo votare contro questo impegno. Ritengo che il governo potesse consentire la votazione per parti separate". Una decisione che ha evidentemente infastidito le stesse associazioni anti-abortiste. A commentare, attraverso una nota, è Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita e famiglia, "“Ci stupisce che oggi alla Camera parte della Lega si sia astenuta su un vergognoso ordine del giorno del Partito democratico che accusa il Governo di aprire i consultori ad associazioni anti-abortiste per fare 'violenza psicologica'", aggiungendo che "la maggioranza ha fatto benissimo a respingere questo ennesimo pretesto polemico della sinistra, che vuole impedire alle donne in difficoltà di ricevere aiuti per rimuovere le cause che potrebbero indurle o costringerle ad abortire". Dunque, un netto disaccordo tra le forze di maggioranza che, tuttavia, non impedirà di far passare gli emendamenti in Senato, dove la Lega non sembrerebbe intenzionata a porre un argine alle proposte di FdI.

 

Le critiche di Madrid

La scomposizione sull'ordine del giorno avviene in concomitanza con il botta e risposta tra la premier Giorgia Meloni e la ministra dell'Uguaglianza spagnola Ana Redondo, autrice di un commento su X sulla questione. "Consentire le molestie organizzate contro le donne che vogliono interrompere la gravidanza significa minare un diritto riconosciuto dalla legge. E' la strategia dell’estrema destra: intimidire per annullare i diritti, per fermare l’uguaglianza tra donne e uomini". Non è tardata la reazione di Giorgia Meloni: "Varie volte ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni".
 


 

Sulla discussione è intervenuta anche la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccela: "Suggerisco ai rappresentanti di altri paesi di basare le proprie opinioni sulla lettura dei testi e non sulla propaganda della sinistra italiana, che si dichiara paladina della legge 194 ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo, dal momento che contesta un emendamento che non fa altro che riprodurre alla lettera un articolo della legge sull'aborto in vigore da quarantasei anni".