a MOntecitorio

Alla Camera si vota la sfiducia contro Santanché e Salvini

Il caso Visibilia e i rapporti con la Russia e Putin al centro delle mozioni presentate dalle opposizioni. La discussione in aula andrà avanti anche domani

Tutto come da pronostico: la Camera ha respinto con 211 no (129 sì e 3 astenuti) la mozione di sfiducia avanzata dalle opposizioni contro il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini per i suoi rapporti con Russia Unita, il partito di Putin. 

L'aula di Montecitorio (dopo un'inversione dell'ordine del giorno) proseguirà i lavori con le dichiarazioni e con il voto sull'altra mozione di sfiducia calendarizzata per oggi, quella contro Daniela Santanché, ministra del Turismo. Le operazioni parlamentari tuttavia potrebbero forse concludersi domani. Anche in questo caso l'esito appare scontato, a favore di Santanché.

Aggiornamento ore 20.30.


 



È il giorno della mozioni di sfiducia promosse dalle opposizioni contro Daniela Santanché e Matteo Salvini. I due ministri del governo Meloni alla prova dell'aula di Montecitorio: la discussione sui titolari del dicastero del Turismo e delle Infrastutture potrebbe protarsi fino a domani. Ma l'esito appare scontato. Da Palazzo Chigi l'ordine è stato quello di difendere i due componenti dell'esecutivo e d'altra parte l'aula semideserta, così come i banchi del governo coperti dalla sola ministra dell'Università Anna Maria Bernini e dalla sottosegretaria Matilde Siracusano, spiegano meglio di molte parole i rischi, praticamente nulli, che corrono oggi Salvini e Santanché. Se uno dei due dovesse essere sfiduciato, quasi automaticamente il governo cadrebbe e questo non è all'orizzonte, nonostante i sospetti tra Fratelli d'Italia e Lega che hanno portato a calendarizzare le due mozioni nello stesso giorno per evitare sgambetti reciproci.

 

Le opposizioni hanno chiamato in causa i due ministri per ragioni diverse. A Santanché viene imputata la gestione di Visibilia, il gruppo fondato dalla ministra,  al centro di una serie di indagini, una delle quali sull'uso della cassa integrazione durante il periodo Covid. Va ricordato che per ora l'esponente di FdI non è indagata. E si dice "zero preoccupata". Anche perché, pure tra le stesse opposizioni si registrano posizioni differenti. Pd, Avs e M5s voteranno sì alla sfiducia, mentre Italia viva si è smarcato: "Votiamo no alla sfiducia basata sul giustizialismo", ha detto l'ex premier Matteo Renzi pur sottolineando i limiti politici della ministra del Turismo. "Garantismo per cosa quando c'è il disonore delle istituzioni? Qui la garanzia è che si stanno disonorando le istituzioni", è stata la risposta, a stretto giro, di Giuseppe Conte. Mentre Andrea Orlando ne fa una questione di pragmatismo, prima ancora che giudiziaria: "Quando ci sarà da discutere di come tutelare le piccole imprese dai debitori che non pagano, sarà la Santanchè la garante? Siccome svolgendo funzioni di governo questi sono i temi che ti arrivano sul tavolo, questo è un problema molto pratico", ha detto l'ex ministro dem a La7.  Anche Azione dovrebbe votare la sfiducia "per ragioni politiche", ha detto Elena Bonetti, sebbene altri esponenti come Maria Stella Gelmini ed Enrico Costa abbiano espresso perplessità suggerendo un ripensamento.

I rischi per Santanché potrebbero arrivare più avanti, nel caso in cui la procura di Milano decidesse di indagarla formlmente. A quel punto potrebbe essere la stessa Meloni a chiederle un passo indietro. 

Diversa invece è l'iniziativa delle opposizioni contro Salvini. La mozione presentata da Azione. poi sottoscritta anche da Pd, M5s e Avs, puntava a far luce sui rapporti tra la Lega, Putin e la Russia. In questo secondo caso i partiti che si oppongono al governo Meloni dovrebbero votare "Sì", all'unisono. Al centro degli attacchi contro il leader della Lega le parole pronunciate dopo la morte di Navalny e quelle rilasciate a commento delle rielezione di Putin ("Quando un popolo vota, ha sempre ragione"). Oltre all'accordo tra il Carroccio e Russia unita, partito che fa capo al presidente russo: proprio a questo proposito, dopo il pressing delle opposizioni, ma pare anche su spinta di Meloni e Tajani, la Lega ha pubblicato ieri una nota in cui si spiega che con l'ìnvasione dell'Ucraina quell'accordo ha perso ogni valore.

 

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