L'intervista

“Conte sbaglia, al campo largo servono i riformisti”. Parla la dem Simona Malpezzi

Gianluca De Rosa

La coordinatrice della corrente dem di Stefano Bonaccini consiglia al capo del M5s di ascoltare Prodi: "O si sta tutti insieme o si perde". E sulla candidatura di Schlein alle europee: "Sono perplessa, serve un confronto"

“Dobbiamo fare uno sforzo maggiore anche in Basilicata: Azione deve stare in coalizione, d’altronde penso che il Pd abbia dimostrato sempre la volontà di allargare, è giusto farlo anche in questo caso, utilizzando tutto il tempo utile per dare un’alternativa compatta alla destra”.  Simona Malpezzi, senatrice del Pd e coordinatrice nazionale di “Energia popolare”, il correntone dei bonacciniani, i riformisti dem, non si tira indietro. Carlo Calenda dice che voi riformisti del Pd ormai siete silenziosissimi, non parlate quasi più, neanche per difendere il partito dall’Opa ostile di Giuseppe Conte. Che cosa vi è successo, siete davvero così silenziosi? “Non è vero, semmai non siamo litigiosi”, replica secca Malpezzi.Facciamo valere il nostro punto di vista, ma cerchiamo di farlo in modo costruttivo, il nostro, che è un partito serio, ha degli organismi che consentono la discussione interna, è lì che diamo il nostro contributo per rafforzare il Pd, con la consapevolezza che il nostro partito deve lavorare per una coalizione molto amplia”. Mentre il Foglio dialoga con Malpezzi, in effetti, in Basilicata, su impulso del Pd,  è stato riaperto un tavolo questa volta è stata invitata anche ad Azione, e chi la rappresentata da quelle parti, l’ex governatore Marcello Pittella.  Schlein però non indietreggia sul nome del candidato: l’oculista Domenico Lacerenza, scelto insieme a Conte e al M5s, ma senza neppure consultare Azione e gli altri partiti riformisti. Se non si torna indietro sul nome, dice Carlo Calenda, significa che il Pd si è fatto trascinare dal M5s dove voleva: più che nel “campo largo” che piace al Nazareno, nel “campo giusto” che piace a Conte, e che esclude i riformisti. “Se questo è il progetto di Conte – dice Malpezzi – è destinato a fallire, il Pd è un partito che deve parlare a tutto il paese  ed essere il perno di una coalizione larga e accogliente per tutti, Renzi e Calenda compresi. Nessuno deve poter mettere veti sugli altri, d’altronde solo così si offre all’Italia una seria alternativa alla destra. I punti che uniscono noi, i 5 stelle, Renzi e Caleda –  dalla sanità all’istruzione – sono più di quelli che ci dividono. Conte – prosegue la senatrice dem – dovrebbe ascoltare quello che gli ha detto ieri (due giorni fa per chi legge ndr) Romano Prodi: se non si è inclusivi si perde. E anche un’altra cosa – aggiunge infine la senatrice dem – dovrebbe sapere che senza il Pd non si va da nessuna parte”. 


In Abruzzo intanto – dove pure l’alleanza andava dal M5s a Italia viva – il centrosinistra ha perso. Forza Italia invece ha sfiorato il 14 per cento. Non è che a forza di litigi vi state perdendo il voto moderato? “Questo – ammette Malpezzi – è senz’altro un problema: quei voti  può e deve intercettarli il Pd,  perché siamo un partito di centrosinistra, plurarale e a vocazione maggioritaria, in grado di rappresentare anche i cattolici e i moderati di questo paese. Serve un grande lavoro di cucitura perché il Pd o è plurale o non è. Riconosco però che su questo Schlein sta compiendo un grande sforzo”.


Intanto dentro il Partito democratico ribolle anche la discussione interna in vista delle europee di giugno. L’ultima notizia riguarda la sempre più probabile candidatura di Lucia Annunziata come capolista nel collegio del sud Italia. Ma si parla anche dell’ex direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio e di Sandro Ruotolo, l’inviato di Michele Santoro chiamato da Schlein al Nazareno per occuparsi di informazione. “Comprendo il valore dei nomi della società civile che possono portare un valore aggiunto – premette Maplezzi – ma ritengo che  sia necessario creare prima uno spazio per discutere delle europee. Il mio punto di vista è che le liste  debbano riconoscere chi in Europa in questi anni ha lavorato molto bene. Non è questione di ceto politico, ma di valorizzare quanto è stato fatto sinora dando continuità al lavoro. Allo stesso modo non basta il civismo, servono candidati del Pd con esperienza politica in Parlamento e nei territori”. E sull’eventuale candidatura della segretaria? “Personalmente – dice Malpezzi – ho una serie di perplessità perché come Romano Prodi ritengo che se ti candidi per un ruolo poi lo devi esercitare, e io penso che il segretario o la segretaria del Pd debba stare un Italia. In ogni caso spero sia una scelta da fare tutti insieme in un confronto costruttivo”.