Passeggiate romane 

La terza via di Schlein: candidarsi alle europee, ma non più da capolista

La trovata della segretaria per accettare la sfida di Meloni, ma senza dividere il Pd. Zan vuole candidare Gino Cecchettin

La preparazione delle liste delle europee sta dando non pochi grattacapi a Elly Schlein. La leader del Partito democratico ha affidato a due fedelissimi, il responsabile organizzativo Igor Taruffi e la coordinatrice della segreteria Marta Bonafoni, il compito di fare una prima cernita delle possibili candidature. Ma Schlein sa bene che poi la parola definitiva spetta a lei e che, inevitabilmente, le sue scelte produrranno dei contraccolpi in un Pd che appare nuovamente diviso e in fibrillazione, nonostante l’avvicinarsi di un voto importante, che dovrebbe ricompattare tutti i dem. 

 

Intanto però la segretaria del Pd è convinta di aver sminato un problema. Quello che riguarda la sua candidatura. L’idea che Schlein potesse scendere in campo da capolista in tutte le circoscrizioni aveva infatti provocato i malumori di gran parte dei dem. Delle donne, che temevano di uscire penalizzate, per la legge dell’alternanza di genere nelle liste, dalla presenza di Schlein al primo posto in tutte le circoscrizioni. Dei big, che mal sopportavano l’idea di finire secondi dietro la segreteria. E anche di quanti, pur sostenendo la leader, temevano che una scelta del genere potesse alla fine penalizzare Schlein (al sud, per esempio, dove i due governatori Vincenzo De Luca e Michele Emiliano potrebbero far convergere i loro consensi su un altro candidato facendolo risultare più votato della segretaria). 

 

Al Nazareno credono di aver trovato la via d’uscita. Schlein non può certo tirarsi indietro e non candidarsi, perché così darebbe una prova di debolezza nei confronti dei leader delle correnti e dei padri nobili (leggi Romano Prodi) che l’hanno invitata a non scendere in campo. Né può candidarsi capolista solo in una o due circoscrizioni come le ha suggerito pubblicamente qualcuno (leggi Stefano Bonaccini) perché non avrebbe molto senso. L’idea, perciò, è quella di candidarsi dovunque, ma mai capolista. Un modo per dimostrare che non intende personalizzare la contesa elettorale, né tanto meno avere una gestione leaderistica del partito. Schlein al terzo. Una soluzione del genere consentirebbe anche alla segretaria di poter marcare la differenza con Giorgia Meloni e con il suo “partito personale”.

 

La soluzione trovata in casa Pd sblocca la candidatura di Nicola Zingaretti, che, dicono i dem romani bene informati, è pronto a cambiare idea e a rispondere di si all’offerta di una candidatura che gli verrà rivolta da Elly Schlein. Sempre a proposito di europee, la voce circolava da tempo e ieri il “Fatto” l’ha rilanciata: Gino Cecchettin potrebbe candidarsi alle elezioni con il Pd nella circoscrizione del Nord Est. Il veneto Alessandro Zan è uno dei più grandi sponsor di questa ipotesi. Nel Pd, però, c’è chi è convinto che candidare il padre della ragazza brutalmente assassinata dall’ex fidanzato possa rivelarsi una mossa controproducente perché darebbe l’immagine di un partito che sfrutta una tragedia

 

Il voto di giugno, come è noto, non riguarda solo le elezioni europee. In ballo ci sono anche le amministrative, che per il Pd rivestono particolare importanza. Al Nazareno sono convinti di aver portato a casa Firenze, che sembrava in bilico dopo la rottura con Italia viva. I vertici dem infatti si sono convinti che comunque al secondo turno Matteo Renzi appoggerà la candidata di Dario Nardella, Sara Funaro.

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