editoriali
Lollobrigida s'incarta nel meat sounding
La norma sui prodotti vegetali svela i vizi del divieto sulla carne sintetica
E’ davvero difficile venirne fuori, per il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. La legge sulla “carne sintetica”, che doveva essere il manifesto simbolico-culturale del governo Meloni, si sta rivelando un imbroglio difficile da sgrovigliare. Un problema riguarda il cosiddetto “emendamento Centinaio” contro il meat sounding, dal nome dell’ex ministro dell’Agricoltura leghista, che rischia di far saltare tutto il ddl Lollobrigida. Si tratta dell’art. 3 che proibisce, per i prodotti a base di proteine vegetali, le denominazioni riferita alla carne: è, insomma, la fine in Italia degli “hamburger di soia”, delle “polpette di ceci” e di tutti gli altri analoghi prodotti per vegani e vegetariani. Oggi alla Camera Riccardo Magi di +Europa, in un’interrogazione al ministro, ha ironicamente denunciato “un fatto gravissimo”: “Alla mensa della Camera vengono serviti hamburger di lenticchie e polpette di piselli”.
Che fine ha fatto il divieto? C’è ma è inapplicato, perché manca il decreto attuativo con l’elenco delle denominazioni proibite. Lollobrigida non l’ha emanato perché, come riportato dal Foglio (23 gennaio), l’industria agroalimentare italiana (Unionfood) ha scritto alla Commissione europea un parere contro l’emendamento Centinaio, che distruggerebbe un settore del made in Italy (che usa materie prime italiane). Così Lollobrigida ha risposto a Magi che ha deciso di “aprire un tavolo” con le aziende per fare in modo che la legge non le danneggi. Ma, in realtà, il problema di Lollobrigida è duplice. Perché, per un vizio di notifica a Bruxelles, la Commissione europea ha già detto che la sua legge non ha rispettato la procedura Tris ed è quindi “disapplicabile” da qualsiasi tribunale. Pertanto, appena il ministro emanerà il decreto attuativo sul meat sounding, un qualsiasi ricorso al Tar rivelerà che tutta la legge contro la “carne sintetica” è disapplicabile. L’unica via d’uscita per Lollobrigida sembra essere non scrivere alcun decreto attuativo: lasciare la sua legge inapplicata per non mostrare che è inapplicabile.
L'editoriale del direttore