la nota

L'Ue boccia la legge Lollobrigida sulla "carne sintetica"

Luciano Capone

Per la Commissione Ue l'Italia ha notificato male il divieto sulla “carne coltivata” e pertanto, secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia, la norma è "disapplicabile"

La legge appena approvata è già finita: il ddl Lollo non è più con noi. Con una stringata nota, il 29 gennaio la Commissione europea ha informato il governo di aver archiviato in anticipo la notifica sulla legge che vieta la “carne sintetica” perché “il testo è stato adottato dallo stato membro prima della fine del periodo di sospensione” previsto dalle direttive europee. La Commissione invita pertanto l’Italia “a informarla del seguito dato, anche alla luce della giurisprudenza della Corte di giustizia”.

 

Tradotto dal linguaggio burocratico: la legge-bandiera del governo Meloni voluta dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, non è applicabile perché è stata notificata dopo l’approvazione. “Una legge che non ha osservato la procedura di comunicazione alla Commissione europea – dice al Foglio Enzo Cannizzaro, professore di Diritto dell’Unione europea alla Sapienza – è affetta da un vizio procedurale e può essere disapplicata dai giudici”.

 

La questione che riguarda procedure e direttive europee, incrociando legislazione nazionale e diritto comunitario, è un po’ complessa ma è fondamentale per capire il pasticcio prodotto dal governo Meloni. Esiste una direttiva europea che obbliga gli stati, quando intervengono su regole tecniche che possono avere un impatto sul mercato comune, di inviare prima dell’approvazione una notifica alla Commissione europea, proprio per fare una valutazione preventiva sui possibili ostacoli alla libera circolazione delle merci. La procedura si chiama Tris, dura tre mesi, e consente a chiunque – associazioni, imprese e altri stati membri – di inviare pareri alla Commissione che poi esprime un giudizio.

 

In questo caso la procedura, che doveva concludersi il 4 marzo, è stata chiusa in anticipo: la Commissione non è neppure entrata nel giudizio di merito, perché è stata in principio violata la procedura. “L’Italia ha notificato in ritardo la misura, dopo l’approvazione, e ora qualsiasi giudice dovrà disapplicare la legge in qualsiasi procedimento amministrativo, civile o penale”, spiega il prof. Cannizzaro che, recentemente, ha proprio vinto un ricorso davanti alla Corte di giustizia dell’Ue per un caso analogo, sulla legge italiana che vietava l’uso dei sacchetti di plastica. “Dalla giurisprudenza costante della Corte risulta che una regola tecnica non può essere applicata quando essa non è stata comunicata conformemente”, dice un passaggio della sentenza. Un principio che, come segnala la Commissione nel messaggio al governo italiano, è un punto fermo della “giurisprudenza della Corte di giustizia”. Il caso di scuola è la sentenza Unilever del 2000 secondo cui, spiegano da Bruxelles, “una regola tecnica adottata in violazione del termine sospensivo può essere dichiarata inapplicabile dai giudici nazionali”.

 

La procedura Tris è la dannazione della legge sulla “carne sintetica”. Inizialmente il governo aveva notificato la legge nei termini previsti ma lo scorso 9 ottobre, come rivelato dal Foglio, Lollobrigida chiese il ritiro della notifica Tris alla Commissione Ue giustificandolo con il fatto che era in corso la discussione parlamentare e il testo avrebbe potuto subire delle modifiche. In realtà, la vera ragione era opposta. Lollobrigida ritirò la notifica poco prima della conclusione della procedura proprio per evitare che Bruxelles, com’era nell’aria, chiedesse di cambiare il ddl nelle parti in violazione del diritto europeo. La vicenda non era passata inosservata al Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella, non senza tensioni con il governo, ha infatti preteso prima di promulgare la legge Lollobrigida che il governo inviasse di nuovo la notifica Tris a Bruxelles.

 

Nel corso della nuova procedura, che si sarebbe dovuta concludere il 4 marzo, molti attori italiani ed europei hanno inviato pareri a Bruxelles, inclusa l’industria agroalimentare italiana (Unionfood), per chiedere l’abrogazione della legge o di sue parti. La Commissione ha chiuso in anticipo la notifica: non c’è bisogno di entrare nel merito, visto che c’è un vizio genetico che rende la legge inapplicabile. Ora la Commissione può anche aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia, con possibile sanzione.

 

Attualmente la norma, fortemente voluta dalla Coldiretti, più che una legge è un paradosso. Nel senso che è in vigore finché è inefficace, ma verrà disapplicata appena sarà capace di produrre effetti. Vale sia per il divieto alla produzione e commercializzazione della “carne sintetica” sia per l’articolo che proibisce il meat sounding, cioè la denominazione con riferimenti alla carne per alimenti a base vegetale (tipo “hamburger di soia”). La legge Lollobrigida è già su un binario morto. Il più grande successo politico del ministro-cognato è un divieto inutile.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali