Ansa

dopo la vittoria in Sardegna

Il catalogo Todde. Senza i figli di Conte non si va da nessuna parte. (Ma assieme, dove si va?)

Giuliano Ferrara

Chi glielo dice agli amici liberali che perfino quel testone di Calenda si è reso conto della necessità di allearsi con i grillini? Per fare cosa, ancora non si sa. Ma in politica ai fatti bisogna portare rispetto, è uno sprone a produrne al posto delle chiacchiere

Todde. La Todde non si può dire. Dunque Todde. Un mistero. Come sempre quando si tratti dei grillini. Non li ho mai visti arrivare. Ancora adesso in certo senso penso non siano mai nemmeno partiti. Eppure mi hanno superato di slancio senza fare alcuna fatica. Sono l’unico a riconoscerlo, loro non sono cibo digeribile per l’establishment, a me tutto è permesso per via dell’amicizia, tutto mi è perdonato, ma quante rampogne. Nemmeno per me, in verità, ci sarebbe piena digeribilità di quella sostanza cosiddetta antipolitica. Quando il loro leader Giuseppi in un comizio citò il mio lusinghiero catalogo di realizzazioni di quel gruppetto di avventizi, non fossi uno svergognato naturale, rotto a ben altre bizzarrie, avrei provato vergogna. Invece avevo azzeccato mozartianamente l’elenco leporelliano delle loro conquiste: questi hanno fatto giusto o sbagliato il Reddito di cittadinanza, senza scassare i conti dello stato con il prodigiosamente vacuo e orrendo Conte uno, questi hanno contestato la Tav in Val di Susa con gli argomenti turpi e geniali di Marco Ponti, e arriverà il ponte prima del treno ostacolato da Ponti, questi hanno messo le mani nelle mie tasche con i vitalizi, roba giacobina ingiusta e ribalda ma di gran sollievo e formidabile per la voce pubblica, questi hanno ridotto il numero dei parlamentari che tutti dicono che non funziona, ma non si vede bene il disfunzionamento, mentre si sa che lo hanno fatto con due diverse e opposte maggioranze, un miracolo, questi hanno chiuso l’Italia appena in tempo, e se il Conte due arrivava in ritardo alle conferenze stampa sempre meglio del mio amato Boris che si faceva birrette illegali citando Omero in greco antico a memoria, questi hanno fatto scomparire impresari idraulici muratori operai e padroni di casa per dare una frustata liberale e ecologica, altro che Milei, all’economia, e ora promuoveranno la civiltà nuragica al 350 per cento, e in Europa i miliardi son già mille e tré.


Insomma, l’agenda Conte, e dimentico parecchio, è bestiale. Gli scappati di casa ci hanno rifatto casa (non a me, ma a molti dei loro critici e denigratori sì). Poi hanno fatto vincere le destre, normalizzando il sistema trasformista definitivamente e beffardamente, come direbbe Alain Minc. Una riforma via l’altra, un paese ricostruito come nemmeno con il Boom, il piano Fanfani, la riforma agraria, le partecipazioni statali, Mani pulite, l’omicidio dei partiti. Non gli è riuscita la resa dell’Ucraina disarmata, se Dio vuole, né la colonizzazione militare russa, ma anche il Papa non ce l’ha fatta, e nemmeno quel dolce nomignolo di Trump a Giuseppi ha portato fortuna al coniatore, fino a oggi, per domani chissà. Questi ora rompono anche il famoso soffitto di cristallo e sfondano il Nuraghe supremo con una donna scoperta da Gigi Di Maio e promossa da Giuseppi, una donna di cui improvvisamente si scopre che, nonostante il tempo passato a leggere la Murgia, ha avuto la possibilità di coltivarsi in quattro lingue, sardo compreso, come sottosegretario di Patuanelli e viceministro di Draghi, altra agenda, sul piano dell’eleganza, ma non la sola. 

Chi glielo dice ai miei amici liberali che perfino quel simpatico testone pedagogo di Calenda si è reso conto che senza i figli e figliocci di Grillo, bè, diciamo di Conte che è meglio, non si va da nessuna parte? Che poi da che parte mai si possa andare con loro non è chiaro. E’ chiaro soltanto che in politica ai fatti bisogna portare rispetto, è uno sprone a produrne al posto delle chiacchiere. Ah, Todde, la Todde!
 

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.