Elly Schelin e Giuseppe Conte (Ansa)

campo scoppiato

Il Pd lancia la protesta contro la Rai di Meloni. Conte la boicotta: "Basta ipocrisie, non ci saremo"

Ruggiero Montenegro

Dopo il sit-in viale Mazzini annunciato da Schlein per il 7 febbraio, il M5s si smarca e attacca i dem: "Non è un'iniziativa credibile. L’amichettismo di destra vale quanto quello di sinistra". La replica del Nazareno: "Sorpresi dalla risposta dell'ex premier. Non rispondiamoagli attacchi, nostro avversario è la destra"

Il Pd propone, Conte si smarca, attacca. Un copione già visto, che si ripete. Oggi tocca alla Rai. "Il 7 febbraio noi non ci saremo", ha fatto sapere il leader del M5s . Quel giorno, un mercoledì nel bel mezzo del Festival di Sanremo, il Partito democratico ha annunciato un sit in di protesta contro "Telemeloni", per denunciare quella che secondo i dem è una sorta di colonizzazione della tv pubblica ad opera di FdI e degli altri partiti di maggioranza. L'appuntamento è in Viale Mazzini, la speranza di Schlein era quella di mettere insieme le opposizioni. Rimarrà in buona parte delusa. Perché, non solo il M5s stelle ha fatto sapere oggi che intende partecipare, ma è partito al contrattacco.  

Ad anticipare l'intento era stata questa mattina Barbara Floridia, presidente della commissione Vigilanza Rai. Poi, qualche ora più tardi, è toccato direttamente a Giuseppe Conte scendere in campo: "Basta ipocrisie", il senso delle parole che l'ex premier ha rivolto al partito di Schlein attraverso i social. "Non ci sembra risolutivo né credibile un sit-in lanciato da un Pd indignato, che chiama a raccolta le altre forze politiche e finge di non sapere quello che tutti sanno da anni, e cioè che la governance Rai è assoggettata al controllo del governo oltreché della maggioranza di turno grazie alla riforma imposta dal Pd renziano nel 2015". 

 

Bordate che arrivano, tra le altre cose, mentre dem e grillini sono al tavolo delle trattative per decidere i candidati alle prossime regionali (dal Piemonte all'Abruzzo, senza dimenticare i voti nelle città previsti per il 9 giugno, in concomitanza le europee). E all'indomani dell'indecisione, per così dire tattica, con cui il leader M5s non ha voluto esprimere giudizi sulle prossime eleziomi americane. Nello stesso post, Conte ha attaccato il Pd anche sulla nomina a direttore del Teatro di Roma: "L’amichettismo di destra vale quanto l’amichettismo di sinistra". E ancora: "La figura è stata sdoppiata e Pd e FdI avranno, ciascuno, il proprio direttore di riferimento." Vecchie ruggini e campagna elettorale, che rischiano di dare una botta definitiva alla già debole intesa tra i due partiti. 

A stretto giro è arrivata la risposta del Nazareno. "Dopo l’incertezza di Conte su chi scegliere tra Biden e Trump, sorprende questa presa di posizione invece molto chiara sulla Rai e sulla nostra proposta di riformarla insieme", è la nota consegnata dai dem alle agenzie. "Non rispondiamo agli attacchi di Conte, il nostro avversario è la destra di Meloni e Salvini". 
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Un po' meglio per il Pd è andata con gli altri partiti di opposizione. "Ho sentito Schlein e abbiamo intenzione di presentare, spero congiuntamente, una proposta di riforma della governance della Rai il cui primo pilastro è che sia una fondazione indipendente la cui gestione sia di nomina, è la nostra proposta, della presidenza della Repubblica, con soppressione della commissione di Vigilanza", ha detto Carlo Calenda questa mattina, in merito all'iniziativa del 7 febbraio. Ma il leader di Azione ha anche avvertito: "Io spero che non sarà un sit-in ma un momento in cui verrà presentata la proposta". Diversamente non si possono escludere altre retromarce, ha lasciato intendere Calenda. Una posizione simile a quella di Alleanza Verdi-Sinistra, concordi sull'esigenza di riformare di la tv pubblica, un po' meno su quella di partecipare alla manifestazione indetta dal Pd. 

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