propaganda russa in italia

L'evento putiniano su Mariupol mette in crisi il Pd di Modena

Alessandro Luna

Nella città amministrata dai dem il 20 gennaio si terrà in una sala comunale un convegno dal titolo "Mariupol: la rinascita dopo la guerra". Perché il sindaco, nonostante l'iniziativa violi lo statuto del comune, non ha revocato la disponibilità?

La coalizione di centrosinistra che dovrebbe presentarsi alle prossime elezioni a Modena rischia di sfaldarsi sul tema della guerra in Ucraina. A scatenare la polemica è stata la notizia di un evento, organizzato dall’associazione culturale “Russia in Emilia Romagna”, previsto per il 20 gennaio in una sala di proprietà del comune, intitolato: “Mariupol: la rinascita dopo la guerra”. E’ forse banale dover ricordare che la guerra in Ucraina non è finita, e che quella di Mariupol non è una “rinascita” ma un’occupazione illegale. Ma chi ha organizzato il convegno non la pensa così: “Mariupol affronta ora un veloce processo di ricostruzione sotto l’egida delle Istituzioni della Federazione Russa, di cui è divenuta parte integrante”, recita il comunicato dell’iniziativa, che mira a “presentare al pubblico modenese i risultati della nuova amministrazione cittadina dopo la liberazione”. Tra i partecipanti Eliseo Bertolasi, uno degli italiani chiamati dal regime di Putin a “osservare” i referendum farsa nei territori ucraini annessi illegalmente, e Andrea Lucidi, fotoreporter sostenitore dell’invasione e negazionista dei crimini russi.

A rendere il tutto ancora più surreale e spiacevole è il fatto che Modena, fino a qualche giorno fa, era forse una delle città da cui meno ci si sarebbe potuti aspettare ambiguità su questo tema. Il comune infatti, dal 24 febbraio, data dell’inizio della guerra in Ucraina, ha accolto circa 3 mila profughi ucraini nel suo territorio provinciale, cosa che ribadisce chiunque venga raggiunto in queste ore dalle telefonate del Foglio per chiedere spiegazioni sulla vicenda. Lo ricorda il sindaco del Pd Gian Carlo Muzzarelli nella nota in cui prende le distanze dall’iniziativa, dicendo che “non c’è alcun partocinio del comune e sostegno economico alla conferenza”, e lo ricorda con toni molto diversi Paolo Zanca, commissario provinciale di Azione a Modena, che sulle scuse accampate dal primo cittadino ha molti dubbi: “Muzzarelli è un amico, ma se avesse passato il capodanno al telefono con un bambino di Odessa, in lacrime sotto le bombe di Putin, come è capitato a uno dei tanti modenesi che hanno ospitato dei profughi, forse avrebbe reagito diversamente”.

Il sindaco si è giustificato dicendo che l’iniziativa ha seguito procedure regolari e che, pur non sostenendo la conferenza, non ha motivo di revocare la sala. “Questo è falso”, protesta Zanca, “il sindaco non si nasconda dietro alla burocrazia. Da regolamento non si possono concedere sale ad attività in contrasto con l’articolo 3 dello statuto comunale”. E in effetti, l’articolo a cui fa riferimento Zanca dice che il Comune “consolida i valori di giustizia, libertà, democrazia e tutela della vita umana”, tutte cose di cui c’è poca traccia a Mariupol e nei territori illegalmente occupati da Mosca, e “i diritti inalienabili alla vita dei bambini”. E’ utile ricordare che proprio Mariupol è una delle tante città interessate dalle deportazioni di minori ucraini in Russia, cosa che è costata a Putin un mandato di cattura internazionale da parte del tribunale dell’Aia. E non è una coincidenza che, qualche giorno dopo la sentenza, Putin abbia scelto di visitare proprio quella città. Mariupol e la sua “ricostruzione” sono un tassello importante della propaganda russa e del tentativo di normalizzazione dell’occupazione.

Ma quindi perché il sindaco del Pd insiste nel non revocare la concessione della sala, come sarebbe in suo potere di fare, come lo stesso governatore della regione Bonaccini gli ha intimato di fare e nonostante le proteste dell’ambasciata ucraina in Italia? “Non vorrei che Muzzarelli si stia facendo influenzare da ragioni elettorali”, dice Zanca riferendosi a una possibile alleanza con il M5s, in ottica di un campo largo per le prossime comunali. “Sia ben chiaro”, avverte Zanca, “Essendoci tutti gli estremi per revocare la sala, non farlo significa fare una scelta politica. Se Muzzarelli non farà la cosa giusta, rischia di spaccare la coalizione. Azione non può stare con chi fa scelte ambigue su questo tema. Pensi ai suoi figli, poi ai bambini ucraini, prenda una decisione netta e non ci venga a raccontare che è questione di regolamenti”.