Che ci fa un putinista all'ambasciata italiana a Mosca?

Valerio Valentini

Esalta l'invasione russa. Disse a Meloni: "Meritate la ghigliottina voi e tutti i sostenitori del regime ucraino". Accusa Kyiv di filonazismo. Eppure Andrea Lucidi, due sere fa, è stato ricevuto dall'ambasciatore Starace. La giustificazione: "Era una serata di beneficenza, non abbiamo vigilato sugli inviti". La foto del grande imbarazzo e il tweet rimosso

Imbarazzante, deve esserlo anche per loro che pure provano a sminuire il tutto, altrimenti i collaboratori di Giorgio Starace non si sarebbero affrettati a chiedere la rimozione del tweet incriminato subito dopo la nostra richiesta di spiegazioni. Solo che ormai la foto era stata già salvata, gli screenshot circolano in rete. E ora stanno lì a imporre una domanda: cosa ci fa un propagandista filoputiniano, uno che invocava la pena di morte per  i sostenitori di Kyiv, all’ambasciata italiana a Mosca? 

La foto del grande imbarazzo è stata scattata nel salone d’onore di Villa Berg, sede della rappresentanza diplomatica italiana in Russia, mercoledì sera: ritrae l’ambasciatore Starace che posa accanto ad Andrea Lucidi. Che non era lì per caso: ci era stato invitato, con tanto di convocazione formale, per un “evento di beneficenza”. Una iniziativa, quella di “Per un fiore di senape”, che è stata organizzata, come chiarisce un comunicato dell’ambasciata,  “in collaborazione con la comunità cattolica di Mosca”. 
 

E fin qui, vabbè. Poi però succede che Lucidi, sul suo profilo X, posta l’immagine: “Questa sera ho avuto il piacere di incontrare l’ambasciatore italiano in Russia Giorgio Starace”. E questo sì che è inquietante. Perché Lucidi, latinense classe ’87, rappresenta l’avanguardia italiana nella propaganda filoputiniana. Lui si definisce “free lance indipendente”: in effetti i suoi reportage sono schieratissimi. Nei suoi video, nei suoi articoli, c’è un condensato della peggiore disinformazione anti ucraina. E basta scorrere il suo profilo X per averne un’idea. Trasferitosi in Donbass nel febbraio del 2022, “per documentare sul campo le mistificazioni dell’occidente”, si è fatto subito un’idea di quel che accadeva sul confine tra Russia e Ucraina. Guerra? Ma quale guerra. “L’Operazione militare speciale è l’intervento russo nella guerra del Donbass”, dice. E si capisce allora perché il 24 febbraio del 2022, il giorno dell’avvio dell’invasione, in risposta a Giorgia Meloni che allora, da capo dell’opposizione, condannava la scelta di Putin, risponda: “Meritate la ghigliottina voi e tutti i sostenitori del regime ucraino”. (Compreso, dunque,  l’attuale ministro degli Esteri, a cui l’ambasciata russa a Mosca risponde, e che lo ha ringraziato di queste carinerie invitandolo alla serata).

Un “regime”, dunque, quello di Zelensky: “regime” che, manco a dirlo, per Lucidi risponde perfettamente al racconto che ne fa il Cremlino, e cioè  imbevuto di “ideologia nazista”. Il massacro di Bucha? Una fake news. L’assedio di Mariupol? Ma se Mosca ha perfino ricostruito quartieri nuovi di zecca per i residenti! Le deportazioni dei bambini ucraini? “Sono  stati solo evacuati per  sicurezza”. Le leggi contro gli omosessuali? “Quando mai: in metropolitana a Mosca ho visto una poliziotta in divisa pomiciarsi con la sua fidanzata”. Fior da fiore. Ed è un’antologia che ha reso Lucidi un paladino della bolla social dei filoputiniani italiani, nonché delle associazioni che organizzano manifestazioni in sostegno di Mosca, mentre lui gira per il Donbass in divise contrassegnate dalla Z dei nazionalisti russi, e mostra alla telecamera residui di armi italiane inviate all’Ucraina dicendo di vergognarsene profondamente.

Perché dunque l’ambasciata italiana a Mosca riceve un protagonista della propaganda che non solo nega, e talvolta esalta, degli atti di guerra criminali, ma conduce una pervicace opera di mistificazione ai danni del governo italiano? E qui nell’ufficio di Starace offrono una spiegazione che testimonia, pare, di una certa leggerezza nel gestire il cerimoniale della serata. La selezione degli invitati, ci dicono, è stata fatta anzitutto dalla Comunità cattolica italiana a Mosca, e in particolare dai promotori di “Per un fiore di Senape”, che raccoglie fondi per realizzare una casa parrocchiale nella capitale russa. Non a caso il requisito per ricevere l’invito all’evento era l’effettuazione di una donazione di 5.900 rubli, poco meno di 60 euro: chi pagava, veniva accolto. Solo che, a quanto ci risulta, rispetto alla lista dei donatori stilata dall’associazione, l’ambasciata ha compiuto una scrematura che ha espunto alcuni dei nominativi, disponendo la restituzione del versamento. “Abbiamo eliminato i soggetti colpiti da sanzioni italiane ed europee”, confermano da Villa Berg. E Lucidi non era tra questi. Ma che si tratti di un propagandista filoputiniano, sarà ben noto. No? “Essere filorussi, in Russia, non è così anomalo”. E sia. Ma qui si tratta di un cittadino italiano: che motivo c’era di riceverlo, e omaggiarlo con tanto di photo opportunity? “Su 250 inviti, questo ci è sfuggito. Ci servirà da lezione per fare di meglio in futuro”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.