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Alle urne

Dalle Europee alla Casa Bianca, il mondo al voto. Tutte le elezioni del 2024

Ruggiero Montenegro

Le elezioni a Taiwan a gennaio aprono un anno di scelte per circa metà della popolazione mondiale. A novembre le presidenziali americane. Nel mezzo si vota anche in Russia, Iran e India. In totale oltre 70 paesi saranno chiamati in cabina elettorale

Gli appuntamenti più importanti, dal punto di vista occidentale, si giocano probabilmente sull'asse Bruxelles-Washington. Con sguardo attento su Mosca e passando per Asia e Sud America. Ma quello che sta per iniziare si annuncia come un anno di potenziali stravolgimenti in tutto il mondo. Perché il 2024 sarà segnato da una serie elezioni decisive, a ogni latitudine, che potrebbero confermare o ridisegnare alcuni equilibri regionali e mondiali. Alle urne sono attesi miliardi di elettori, appartenenti a paesi che all'incirca rappresentano la metà della popolazioni mondiale.

  

Saranno passaggi decisivi perché si stagliano al termine – o nel bel mezzo - di un ciclo di eventi che solo pochi anni fa sembrava imponderabile. Alcuni di questi, come la pandemia da Covid-19, sembrano ormai dimenticati, eppure hanno riscritto regole e modi di fare, in tante parti del mondo. Altri – si pensi alla guerra in Ucraina e al conflitto in medio oriente tra Isralele e Hamas – sono in corso e molto probabilmente lo saranno anche nei prossimi mesi. Si tratta di eventi destinati a produrre i loro effetti ancora per molti anni mentre, nell'immediato, hanno già polarizzato e diviso le opinioni pubbliche. Così, accanto alle più classiche questioni di carattere interno, le campagne elettorali dovranno fare i conti sempre più spesso con i temi della politica estera, divenuti centrali.

  

Guardando da Roma, le principali date da cerchiare in rosso sul calendario sono quelle che vanno dal 6 al 9 giugno 2024, quando si terranno in giro per i 27 paesi dell'Unione le elezioni per il Parlamento europeo. Uno snodo “storico”, per dirla con le parole della premier Giorgia Meloni. Non sarà comunque l'unica tornata elettorale che coinvolgerà gli italiani, chiamati anche al voto per le regionali in Sardegna, Abruzzo, Piemonte, Umbria e Basilicata e, per le amministrative, in oltre tremila comuni. Tra questi anche città capoluogo come Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza,

   

Tornando al piano internazionale, e seguendo il calendario, tra i primi paesi da monitorare c'è Taiwan, dove le urne saranno aperte il 13 gennaio. Molto da quelle parti si giocherà sul rapporto con la Cina e di riflesso con gli Stati Uniti. Partirà da qui quello che non a caso l'Economist ha definito “il più grande anno elettorale della storia”, calcondo in 76 il numero di paesi chiamati a vari livelli – municipale, regionale, nazionale – a esprimente preferenze e voti. Tra questi otto dei dieci paesi più popolosi al mondo, ovvero Bangladesh, Indonesia, Messico, Brasile, Pakistan, India, Russia e America. Ma se per esempio in Brasile si voterà per elezioni di carattere locale, in India il primo ministro Nereandra Modi si gioca la riconferma. Occhi puntati anche sull'Iran, anche se non sono in vista grandi stravolgimenti.

  

Si voterà poi in diciotto paesi africani: dall'Algeria alla Tunisia, passando per Egitto, Ghana, Mali, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Namibia, Ruanda, Sud Africa, Sud Sudan. Mentre sarà l'Europa il continente maggiormente coinvolto in termini elettorali, e questo si deve anche al fatto che si rinnoveranno i componenti dell'assemblea comunitaria. Oltre alle Europee però si voterà pure in Croazia, Finlandia, Austria e Belgio. Ma saranno snodi importanti anche quelli per le amministrative in Turchia, oltre alla presidenziali in Bielorussia previste a febbraio – con la riconferma scontata del dittatore Lukashenka – e a quelle ancor più ovvie in Russia del 17 marzo prossimo, quando Vladimir Putin correrà per mantenere la carica di presidente che ricopre ormai dal 2000 (con una parentesi da premier tra 2008 e il 2012). E poi ci sono anche le elezioni nel Regno Unito.

  

Il risultato più atteso tuttavia è quello americano. Una corsa che comincerà a gennaio con il lungo cammino delle primarie, democratiche e repubblicane, e porterà all'election day di martedì 5 novembre. Il presidente uscente Joe Biden ha annunciato la volontà di ricadidarsi mentre resta da capire se effettivamente Donald Trump - tra un processo e l'altro - riuscirà a strappare la nomination della destra americana. È una sfida che va molto oltre la politica in senso stretto ed è quella il cui risultato, più di tutte le altre contese, influenzerà rapporti e strategie da oriente e occidente. Molto del mondo che verrà insomma, a partire dagli esiti dei principali conflitti che oggi si combattono, passerà dal risultato americano.

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