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dal washington post

La democrazia può vincere. L'inganno dei regimi e la libertà da difendere, ogni giorno

Così si può bucare la censura delle dittature. Un anno e più di manifestazioni in Iran dopo l’uccisione di Mahsa. Poi le proteste in Russia, in Bielorussia e in Cina, con i fogli bianchi

Nel settembre dell’anno scorso, tre giorni dopo che erano scoppiate le proteste in tutto l’Iran in seguito alla morte di una giovane donna che era stata arrestata perché non aveva coperto completamente i capelli con il velo, le autorità di Teheran bloccarono Internet. Mahsa Amini, una ragazza di 22 anni della provincia del Kurdistan iraniano, si trovava a Teheran con la sua famiglia quando la Polizia della morale l’arrestò. La sua famiglia dice che è stata picchiata in prigione e che è morta in ospedale il 16 settembre. In tutto il paese, la gente scese in strada, guidata da donne che chiedevano il diritto di vestirsi come volevano. Il governo interruppe l’accesso a internet in parti del Kurdistan, a Teheran e altrove, secondo i resoconti di NetBlocks che monitora le interruzioni di internet. I leader teocratici dell’Iran sembravano intenzionati a tenere i manifestanti all’oscuro delle proteste che si diffondevano nelle città e nei paesi limitrofi. Sia WhatsApp sia Instagram furono bloccati.

 
Ma un canale poco conosciuto aiutò milioni di iraniani a rimanere informati. Un’organizzazione non governativa di Los Angeles, NetFreedom Pioneers, aveva creato un metodo per bypassare completamente internet e trasmettere file – testi, audio o video – da satelliti commerciali a chiunque avesse una parabola ricevente. Si chiama Toosheh, che vuol dire zaino. Il gruppo raccoglieva foto e notizie dai social media e altrove, le caricava su un satellite e poi le trasmetteva nelle case dell’Iran oscurato. Le notizie erano facilmente condivisibili su una chiavetta usb. Toosheh, fondato da un emigrato iraniano, ha portato informazioni fresche e non censurate in un paese sotto censura, offrendo un raggio di speranza nella lotta tra le forze della dittatura e quelle della democrazia. Da più di un decennio e mezzo, l’autocrazia si è diffusa costantemente in tutto il mondo. I dittatori arrestano regolarmente i loro avversari, compresi coloro che chiedono i diritti fondamentali, come la libertà di espressione. Ma hanno modernizzato i loro metodi, prendendo il controllo di internet e utilizzandolo per diffondere disinformazione mentre censurano la verità. Hanno costretto i media indipendenti a chiudere e hanno investito sulla sorveglianza dei social media e delle persone che li utilizzano. Hanno creato firewall e imposto interruzioni di internet. Freedom House ha rivelato nella sua ultima indagine annuale sui diritti politici e sulle libertà civili che la democrazia è in declino da 17 anni – e uno dei principali motori è stato l’attacco alla libertà di espressione.


Ma ci sono modi per affrontare le forze dell’autoritarismo, specialmente nel campo delle informazioni, dove il futuro della democrazia potrebbe essere deciso per milioni di persone. I dilemmi sono enormi: le società aperte prospereranno e cresceranno, o più parti del globo cadranno sotto l’influenza di dittature come quella cinese, dove la manipolazione delle informazioni è la norma e la tecnologia di sorveglianza controlla tutti, per tutto il tempo?

Superare i firewall


Ciò che rende Toosheh efficace è la sua semplicità. Utilizza tecnologie esistenti e ricevitori satellitari commerciali. Anche se il governo dell’Iran ha cercato di proibire il possesso di parabole satellitari, il divieto viene scarsamente applicato e i satelliti sono sempre di più. Evan Firoozi, direttore esecutivo di NetFreedom Pioneers, ha stimato che Toosheh abbia raggiunto il 10 per cento delle famiglie in Iran, che ha una popolazione di circa 90 milioni di persone. Ogni giorno, i destinatari di Toosheh possono scaricare 1,2 gigabyte di dati all’ora per un massimo di quattro ore. I file sono criptati ma vengono riunificati una volta arrivati nella loro formattazione originale, come video, foto o testi, trasferibili direttamente su una chiavetta usb. Il sistema non richiede nulla di nuovo: i satelliti sono già posizionati e NetFreedom Pioneers può essere operativo in qualsiasi parte del mondo in meno di 24 ore. È rapidamente scalabile. Sebbene il regime iraniano abbia provato periodicamente a disturbare i segnali satellitari in alcuni luoghi, non è stato in grado di bloccare completamente o permanentemente le trasmissioni.


“Uno dei principali modi per diffondere le proteste in tutto un paese è che la gente venga a sapere che altre persone stanno protestando”, dice Firoozi: “Così trovano il coraggio di uscire e iniziare a protestare.” Toosheh fornisce notizie dirette in modo che le persone possano vedere cosa sta accadendo altrove. Il progetto potrebbe essere utilizzato per società chiuse al di fuori dell’Iran, come l’Afghanistan sotto i talebani, così come per popolazioni coinvolte in guerre o disastri naturali. Un altro approccio promettente è conosciuto come “elusione della rete”, che consente alle persone di superare i firewall, eludere la censura e ottenere libero accesso a informazioni indipendenti da tutto il mondo. Fino a poco tempo fa, le tecniche di elusione, come le reti private virtuali (vpn) che creano un tunnel separato e protetto attraverso internet, erano una tecnologia di nicchia con risultati altalenanti. Ora sono migliorate e il numero di utenti è esploso. Dal 2012 al 2019, Radio Free Asia ha sviluppato un programma pilota interno, l’Open Technology Fund, per trovare modi per eludere la censura e la sorveglianza sia per il suo pubblico sia per i suoi giornalisti. Nel 2019, questo tentativo è diventato un’organizzazione no profit indipendente, con un finanziamento da parte del Congresso di 40 milioni di dollari quest’anno, che lavora per rafforzare gli strumenti di elusione e proteggere la sicurezza e la privacy degli utenti. In precedenza, gli utenti ricorrevano agli strumenti di elusione soltanto in caso di crisi – c’ erano dei picchi, poi l’utilizzo si è stabilizzato. “Negli ultimi due anni, questo è completamente cambiato”, dice Laura Cunningham, direttore del fondo. Gli strumenti di elusione, come le app tipo Psiphon e Lantern, sono diventati una realtà quotidiana. Fino a 1 adulto su 4 in Iran li sta utilizzando. A livello mondiale, gli utenti mensili medi degli strumenti di elusione sostenuti dall’Open Technology Fund sono passati da 9 milioni a 40 milioni.
Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, Radio Free Europe/Radio Liberty ha visto aumentare gli accessi, circa la metà proveniente dalla Russia e metà dall’Ucraina (l’organizzazione ha sospeso le operazioni all’interno della Russia dopo anni di pressioni da parte del governo, trasferendo il personale a Praga e altrove.) Per evitare la censura o le interferenze da Mosca, l’Open Technology Fund ha lavorato in fretta per costruire in pochi mesi un sistema di siti specchio che consentisse agli utenti in Russia di accedere senza problemi alle notizie di RFE/RL dai social media senza utilizzare una complessa vpn. I siti sono essenzialmente riproduzioni e gli utenti dalla Russia possono accedervi senza impedimenti quando cliccano su url abbreviati. Ora sono in uso per 342 siti web dell’Agenzia per i Media globali degli Stati Uniti, garantendo che emittenti come Voice of America e RFE/RL possano continuare a raggiungere il pubblico nelle società chiuse. Gli specchi alleggeriscono il carico dall’utente, rendendo l’elusione molto più semplice per milioni di lettori e spettatori.

Aiutare i manifestanti a vedersi reciprocamente


Nel sistema autoritario cinese, le informazioni sulle proteste – cosa è successo, dove e quando – sono informazioni proibite. Il governo ha smesso di pubblicare dati sugli “incidenti di massa” più di un decennio fa, e i ricercatori indipendenti che li raccoglievano sono stati arrestati. La Cina teme il contagio: se le persone scoprono che altri stanno protestando, potrebbero essere ispirate a seguirli. Ci sono molte proteste in Cina, ma i censori si sforzano enormemente per eliminarle dalle notizie e dai social media, specialmente quando iniziano a diffondersi.Durante tutto l’estate e l’inizio dell’autunno dello scorso anno, si sono verificate proteste contro la rigida politica Zero Covid della Cina, che imponeva quarantene inflessibili. Poi, il 24 novembre, è scoppiato un incendio a Urumqi, la capitale della regione dello Xinjiang nella Cina occidentale che è casa di una minoranza perseguitata, gli uiguri. Intorno alle 20, un alto edificio residenziale è andato a fuoco. Con la zona in lockdown a causa del Covid, almeno 10 persone – forse fino a 44 – sono state uccise, intrappolate nell’edificio. L’incendio ha aumentato la rabbia. Due giorni dopo, gli studenti di un’università di Nanchino hanno iniziato a tenere in mano fogli bianchi, una tattica di protesta per eludere la censura o l’arresto e allo stesso tempo deriderla.

Le proteste con i fogli bianchi si sono diffuse in altre università e poi sono scoppiate manifestazioni nelle principali città. Il China Dissent Monitor di Freedom House ha rilevato 75 eventi di protesta quella settimana. I post sui social media, i cartelli di protesta e altre immagini si sono diffusi online più velocemente di quanto i censori cinesi riuscissero a eliminarli; le persone venivano a conoscenza delle lamentele, delle proteste e del dissenso degli altri. Un mese prima, un coraggioso dissidente, Peng Lifa, aveva appeso striscioni di protesta sul ponte Sitong di Pechino proprio mentre il Partito comunista si riuniva per il suo Congresso che si tiene ogni cinque anni. Criticava le politiche Zero Covid e chiedeva riforme politiche, compresa l’estromissione del presidente Xi Jinping. Dopo l’incendio di Urumqi, nelle manifestazioni a Pechino, Shanghai e Chengdu, i manifestanti hanno invocato il linguaggio dello striscione di Peng, tra cui “Non vogliamo chiusure, vogliamo mangiare”. Il risultato è stato un movimento decentralizzato: i cinesi comunicavano indirettamente attraverso cartelli e slogan. Qualche giorno dopo i servizi di sicurezza cinesi hanno preso tutti gli studenti che avevano preso parte alla protesta con   i fogli bianchi. Ma era troppo tardi. Il movimento aveva scosso la leadership cinese. Il 7 dicembre, Xi ha improvvisamente invertito la politica Zero Covid.


 Un aspetto fondamentale da cui prendere spunto: vedere persone che protestano attivamente ispira altri che condividono la stessa insoddisfazione. L’obiettivo del China Dissent Monitor, un progetto avviato da Freedom House l’anno scorso, è di far sì che questo accada. Utilizzando l’intelligenza artificiale e altri metodi, raccoglie e conserva informazioni sul dissenso da più fonti prima che la censura cinese le cancelli e traccia gli eventi in un database, creando un documento aperto a tutti. Sebbene sia ancora difficile diffondere le informazioni all’interno della Cina, il gruppo sta provando attraverso vari canali, tra cui le Vpn. Il China Dissent Monitor ha anche creato una galleria di foto e video delle manifestazioni all’interno del paese, una sorta di Instagram delle proteste cinesi che rappresenta un potente strumento per mostrare al popolo cinese l’ampiezza dell’attivismo, proprio quello che il governo vuole nascondere.Durante le proteste con i fogli bianchi, Li Ying, un artista cinese sulla trentina d’anni che vive in Italia, noto come “Maestro Li”, ha avuto un impatto enorme. Fuori dalla portata della censura cinese, ha raccolto le informazioni e le immagini della protesta inviategli su Twitter, poi le ha trasmesse in un flusso di reportage in tempo reale, diventando un punto di contatto unico per chi voleva sapere cosa stava accadendo. 

Attraverso il maestro Li, i manifestanti hanno potuto “vedersi” l’un l’altro. Sebbene Twitter sia bloccato in Cina dal Great Firewall, i cittadini della Cina continentale possono accedervi tramite le Vpn. Secondo il Wall Street Journal, i suoi post dalla fine di novembre alla metà di dicembre dello scorso anno hanno avuto più di 1,3 miliardi di visualizzazioni, un brillante esempio di elusione della censura. Il maestro Li ha scritto una lettera aperta alle autorità cinesi nei primi giorni delle proteste, dicendo di aver ricevuto minacce di morte e insistendo affinché si tirassero indietro. “Non ho più paura di voi”, ha scritto. “Non cercate di zittirmi”. Ha avvertito che sarebbe stato sostituito da altri se gli fosse successo qualcosa.

Verso un nuovo playbook


Sebbene questi sforzi stiano contrastando le autocrazie, le democrazie devono fare molto di più. Russia e Cina, amici “senza limiti”, affermano spesso che la democrazia ha fatto il suo corso, che è incapace di governare, che i modelli autoritari funzionano meglio. Il presidente russo Vladimir Putin ha recentemente dichiarato a un pubblico conservatore che le idee degli Stati Uniti sono diventate “decrepite” e ha aggiunto: “Lo vediamo, e tutti lo vedono adesso. Sta andando fuori controllo ed è semplicemente pericoloso per gli altri”. Sia la Russia sia la Cina hanno lanciato una serie di campagne di disinformazione per confondere le persone, infangare la democrazia e sovvertirla dall’interno. Ad esempio, Facebook ha annunciato di recente di aver rimosso 4.789 account falsi con sede in Cina che si spacciavano per americani e avevano l’intenzione di creare caos in vista delle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo anno. I regimi illiberali sono in guerra con le democrazie sul campo di battaglia dell’informazione e delle idee. Le democrazie stanno subendo un duro colpo e devono reagire. Le sanzioni sono lente e spesso non producono cambiamenti. Ad esempio, ad agosto gli Stati Uniti hanno sanzionato 101 funzionari della Bielorussia per aver falsificato i risultati delle elezioni del 2020, vietando anche il visto ai giudici che avevano condannato persone al carcere per post sui social media. Ma il dittatore bielorusso, Aljaksandr Lukashenka, ha continuato ad arrestare e imprigionare persone. Gli Stati Uniti hanno una serie di programmi ben consolidati per promuovere la democrazia,

supervisionati dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, dal Dipartimento di stato e dal National Endowment for Democracy. Forniscono formazione ai media indipendenti, propongono leggi, sostengono la società civile e incoraggiano libere elezioni in tutto il mondo. Importante è anche il lavoro giornalistico svolto dalle emittenti che fanno capo all’Agenzia statunitense per i media globali, come Radio Free Asia, Radio Free Europe/Radio Liberty e Voice of America, che hanno lo scopo di offrire notizie e informazioni dirette, contribuendo così a far progredire gli ideali democratici. Sono essenziali. Ma l’attuale impegno democratico del governo americano, pari a circa 3 miliardi di dollari all’anno, meno di quattro decimi del bilancio della difesa,  è nettamente insufficiente rispetto agli investimenti fatti da Russia e Cina. È  stato vero a lungo che l’argomento più forte per la democrazia nel mondo è l’esempio degli Stati Uniti. Ma la vetrina non è più sufficiente. La potenti dittature che si basano sull’inganno e sulla manipolazione stanno utilizzando nuovi strumenti e tecnologie. Le democrazie devo pensare a un nuovo modo per rispondere. Un punto di partenza è la costruzione di una confutazione disinvolta della narrazione offerta dalle dittature.

ùUna contro-narrazione deve affermare i valori e gli ideali fondamentali della democrazia in modo credibile e persuasivo. Le democrazie del mondo dovrebbero creare un sistema di reazione in grado di parlare in modo chiaro e coerente dei vantaggi intrinseci dei sistemi democratici, pur ammettendone le imperfezioni, e di utilizzare modi creativi per mettere in luce i difetti e le depredazioni dei regimi autoritari. Ciò richiederà un duro lavoro da parte dell’Amministrazione Biden, del Congresso e degli alleati democratici in tutto il mondo. Deve andare oltre i vertici e i discorsi. Forse un modello può essere rappresentato dal modo in cui la Fondazione Bill & Melinda Gates ha reinventato la risoluzione dei problemi nella sanità pubblica globale. O forse le organizzazioni statunitensi già esistenti – da Freedom House al National Endowment for Democracy all’Agency for Global Media – e gruppi simili, qui e all’estero, possono costruire insieme una campagna rinnovata. Sarà necessario un notevole incremento delle risorse. Deve parlare con assoluta chiarezza; il pubblico straniero sarà sensibile alle distorsioni e sarà scoraggiato da slogan maldestri.


La missione è spiegare al mondo perché la libertà è importante per tutti, ogni giorno. I regimi autoritari spesso subiscono la fuga dei cervelli. Le società aperte dovrebbero sfruttare questo aspetto per una rinnovata battaglia per la democrazia, approfittando dei talenti sparsi in tutto il mondo. Le diaspore sono ricche di conoscenza e dovrebbero essere coinvolte in questo sforzo. Un’altra idea è quella di concentrarsi con maggiore urgenza sui paesi che stanno arretrando ma che non sono ancora caduti completamente in una dittatura. È sensato prenderli prima che dopo. Ricordate il momento di splendore in cui la popolazione del Sudan sembrava avviata verso un’apertura democratica dopo il rovesciamento del dittatore Omar Hassan al Bashir? Si sarebbe potuto fare di più per salvare il futuro democratico del Sudan prima che cadesse nella guerra civile? Spesso c’è una finestra d’azione fragile e che si chiude rapidamente.
 
Queste sono alcune idee, ma il messaggio più importante è che l’autocrazia è in marcia nel mondo di oggi e la democrazia deve affrontare questa profonda minaccia.
 

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