Giuseppe Conte (LaPresse) 

tra roma e bruxelles

I Verdi europei sono possibilisti sull'ingresso del M5s nel gruppo

Pietro Guastamacchia

"È una decisione importante, noi decidiamo democraticamente e per farlo abbiamo bisogno di tempo", dice la co-presidente del gruppo all’Eurocamera, la tedesca Terry Reintke. "Conte? Ha risposto a tutte le nostre domande in maniera approfondita. L’abbiamo apprezzato”. 

Bruxelles. Sulla trattativa tra i Verdi europei e il Movimento 5 Stelle non è ancora detta l’ultima parola. A spiegarlo al Foglio è la co-presidente del gruppo dei Verdi all’Eurocamera, la tedesca Terry Reintke. Il negoziato però si trascina ormai da quasi un anno ma secondo la leader dei verdi “è un processo normale su cui non pesa alcun trattamento speciale, né positivo né negativo”.  E spiega: “Quella sul M5s è una decisione importante, noi decidiamo democraticamente e per farlo abbiamo bisogno di tempo. I risultati si sapranno quando si sapranno”. Parole fredde che però dopo le docce gelate dei mesi passati portano un messaggio quasi possibilista. A strozzare le speranze dei pentastellati infatti era stato l’altro co-presidente dei verdi, il belga Lamberts, lo scorso ottobre in conferenza stampa a Strasburgo parlando di “problemi di visione geopolitica”, un modo per dire che le posizioni di Conte sull’Ucraina non erano gradite alla famiglia ambientalista europea.

A mettersi di traverso sul negoziato poi anche i rumors brussellesi su un Conte poco coinvolto nelle discussioni, ma anche su questo, sempre con cautela germanica, Reintke spazza via qualche nube: “Non sta a me commentare leader di altri partiti ma quello che ho visto è che un ex primo ministro e si è preso molto tempo per andare a fondo nella discussione, rispondendo a tutte le nostre domande in maniera approfondita. L’abbiamo apprezzato”.

Movimento 5 Stelle a parte i Verdi in realtà in Italia avrebbero anche un loro partito che però fatica a decollare. “I Verdi sono tradizionalmente più forti nel nord-ovest Europa, ma se vogliamo crescere come gruppo abbiamo bisogno delle prospettive del Sud e dell’Est. Il nostro primo obiettivo dunque sarà avere eurodeputati eletti nelle liste dei Verdi e lavoreremo spalla a spalla con i Verdi italiani per assisterli in campagna elettorale”, spiega Reintke.

Ai colleghi italiani la presidente, che al congresso ambientalista di questo fine settimana ha formalizzato la sua candidatura a correre come spitzenkandidat del gruppo ambientalista invia anche un rapido consiglio: “Più focus sui temi sociali, vengo da un passato nel sindacato e voglio che la giustizia sociale sia al centro della nostra campagna elettorale”. Nel frattempo i popolari e le destre hanno iniziato ad alzare il tiro sulla politica ambientalista europea e tra meme di Greta e appelli alle “eurofollie” il Green Deal si appresta a prendere il posto della migrazione come perno degli attacchi. Per Reintke però la strada della transizione verde è a senso unico: “Se vogliamo rimanere competitivi nel mercato globale non possiamo fare solo il primo passo della transizione verde e poi tornare indietro” ma per assicurare un futuro all’agenda verde europea però servirà una maggioranza pronta a portarla avanti.

In Europa come in Italia dunque si tasta il terreno per le alleanze: “Un’intesa con i socialisti al Parlamento europeo è certamente qualcosa a cui noi guardiamo, siamo al governo assieme in molti Paesi, diciamo che non c’è una divisione insuperabile tra noi”. Vicini anche a Schlein dunque? Ma qui torna la prudenza: “Non commento altri leader ma ricordo Schlein come eurodeputata, ha lavorato a costruire maggioranze anche sui nostri temi, saper fare alleanze è’ un qualità importante”. 

La co-presidente dei verdi  non vuole commentare i leader ma su un primo ministro invece il giudizio non lo risparmia: “Meloni più che a Bruxelles sembra piuttosto che guardi all’Ungheria come modello. In quanto donna in una relazione con un’altra donna, posso dire che quanto accade con la comunità Lgbt in Italia ad esempio è molto preoccupante”. Eppure ieri nel salotto di Vespa la presidente dell’eurocamera Roberta Metsola battezzava Meloni come ‘leader Pro-Ue.’ “I tentativi del Ppe di allargare le maggioranze a destra non fanno che creare danni”, taglia secco Reintke: “All’Europa serve una maggioranza europeista e mi spiace dirlo ma per Ecr, il gruppo di Giorgia Meloni, non c’è posto”. 
 

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