l'intervista

Rama fuori dal Pse? "Quella del Pd sarebbe un'idea improvvisata e sprovveduta". Parla Castagnetti

Ruggiero Montenegro

"C'è allergia a discutere, ma i partiti non sono dei tribunali", dice l'ex deputato e fondatore dem. "Quelle del premier albanese sono legittime prerogative di uno stato. Espelliamo anche Sanchez d'accordo con Meloni sul bilancio Ue?"

“I partiti non sono dei tribunali. Quella era un’idea improvvisata, da sprovveduti”. Pierluigi Castagnetti, tra i fondatori del Pd, proprio non ha gradito la richiesta, annunciata dai dem e poi ritrattata, di espellere dal Pse il premier albanese Edi Rama dopo l’accordo con Meloni sui centri per migranti. “E’ bene che ci abbiano ripensato”.  Ma  la sostanza politica non cambia.

Castagnetti, di cui è nota l’amicizia con Sergio Mattarella e la lunga carriera politica, è stato tra i primi, ieri mattina, a stigmatizzare con  un post su X l’iniziativa del suo partito.  L’idea originale  del Pd, rivelata da Beppe Provenzano a Repubblica, era quella di presentarsi a Malaga, dove da domani va in scena il congresso del Partito socialista europeo, per chiedere la testa di Rama. “Non abbiamo avanzato una richiesta formale, ma posto un tema politico", ha poi corretto il tiro l'ex ministro per il Sud.

Il premier albanese sarebbe colpevole  di aver sottoscritto un protocollo che non rispetta i diritti umani. “Intanto questa presunta violazione deve essere dimostrata, anche perché la gestione dei centri è affidata all'Italia e non all’Albania. E immagino comunque che Rama non voglia essere complice di una tale violazione. E poi non siamo mica di fronte a Orbán che si compiace della sua democrazia illiberale. Qui siamo davanti a un’altra cosa. C’è un dovere di discussione al quale il Pd sembrava quasi volersi sottrarre”, dice al Foglio Castagnetti. L’ex vicepresidente della Camera e oggi presidente dell’associazione I popolari, in ogni caso, ci tiene a chiarire che “non condivide il protocollo sui migranti”, annunciato dal governo: “Non si capisce perché dobbiamo creare questi centri in un altro paese. Mi sembra più uno strumento di propaganda, visti gli scarsi risultati sull’immigrazione. Dal blocco navale siamo arrivati allo spostamento. Ma il punto che riguarda il Pd è un altro”.

Quale? “Meloni ha trovato all'interno del Pse un interlocutore governativo e non prettamente politico, bisogna quindi che il Pd riconosca come quelle di  Rama siano  legittime prerogative di uno stato e non di un partito. Bisogna scindere i due piani e accettare le scelte di un altro paese, anche se non  piacciono. Diversamente  il Pd si espone soltanto a una brutta figura in Europa”. E non solo, perché per l’ultimo segretario dei popolari italiani questo attacco “improvvisato” a Rama denota “una certa allergia all’ascolto. C’è un dovere di discussione  al quale il Pd sembrava quasi volersi sottrarre”. Sarebbe stato meglio, lascia intendere Castagnetti, aspettare il confronto all’interno del Pse prima di prendere posizione in maniera radicale.

Così tutta questa vicenda diventa sintomatica di un altro dei problemi del nuovo corso dem: “Continuando a fare i duri e puri siamo condannati a un destino in cui troveremo qualcuno più duro e più puro di noi, che ci epurerà. E’ inevitabile”, dice ancora Castagnetti senza nascondere una certa amarezza. “In un partito – spiega – è chiaro che bisogna perseguire l’unità di intenti, c’è la regola della maggioranza, ma c'è pure una questione di pluralismo da garantire. Questo è un effetto della linea Schlein. Si impari ad ascoltare: lo dico a chi nel Pd ancora non l’ha capito”. Altrimenti il rischio, avventurandosi su questa strada, è quello di andare a sbattere, ragiona ancora Castagnetti, che già qualche mese fa aveva lamentato una dinamica simile rispetto alle minoranze cattoliche e popolari nel Pd. “Se cambiate natura al partito ne trarremo le conseguenze”, aveva detto allora. Oggi le parole sono un po’ diverse, ma il concetto è  lo stesso. “I partiti sono organismi fatti per dibattere, non per espellere chi la pensa diversamente”, aggiunge il fondatore della Margherita. Prima di concludere con una battuta, che riassume bene il senso delle sue parole: “Ho letto anche che Sanchez è d’accordo con Meloni, contro la posizione del cancelliere Scholz, sulle regole di bilancio europee che si discutono in questi giorni. Che facciamo, cacciamo dai socialisti anche il premier spagnolo?”.
 

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