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l'intervista

“L'accordo Italia-Albania è utile, fa felice i paesi Ue. Non c'è violazione del diritto comunitario”. Parla Cassese

Carmelo Caruso

Secondo il giudice emerito della Corte costituzionale, il protocollo d'intesa siglato da Giorgia Meloni e Edi Rama potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso sia per l'Italia che per quei paesi destinatari di movimenti secondari come Germania e Francia

Cassese a Tirana: “L’accordo Italia-Albania è un accordo utile e farà felici i paesi secondari, Francia e Germania.  L’accordo prevede chiaramente il rispetto del diritto europeo e quindi di quello italiano. Non saremo processati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.”. Professor Cassese, il patto Italia-Albania, sull’immigrazione, è una presa in giro, una “fazzolarata”,  o è un accordo serio? “Innanzitutto l’Italia non è il primo paese che ricorre a strumenti di questo tipo per gestire il fenomeno dell’immigrazione”. Si dice il modello Ruanda dell’Inghilterra. Abbiamo qualche altro modello? ”Gli Stati Uniti da molti anni hanno arretrato formalmente il loro confine in modo da evitare di applicare le regole del diritto americano per gli immigrati che varcano la frontiera. La differenza con l’Italia sta nel fatto che l’accordo Italia-Albania prevede l’applicazione della normativa italiana ed europea sul territorio albanese”. 


Cassese, passiamo al protocollo d’intesa Italia-Albania. Èstato diffuso da Palazzo Chigi. Nove pagine. 14 articoli. Sembra scritto di fretta, da un amministratore di condominio. A suo giudizio si possono trasportare 36 mila migranti con quello scartafaccio? “La struttura che verrà costruita sul territorio albanese dovrebbe ospitare circa 3.000 immigrati, per il periodo consentito dalle norme italiane ed europee, che vuol dire circa 45.000 immigrati all’anno, a cui è impedita l’uscita non autorizzata. La durata prevista è di 28 giorni per i richiedenti asilo e di 18 mesi massimo per gli irregolari, al fine del rimpatrio. Questo, naturalmente, se si riuscirà a riorganizzare i rimpatri cosa che dipende non solo dai mezzi di trasporto, ma principalmente dai (pochi) paesi con cui vi sono accordi per il rimpatrio (i rimpatri sono solo del 20%, e ancora inferiori per i paesi africani)”. Se è d’accordo occupiamoci  ora degli aggettivi che ha utilizzato il governo per salutare l’accordo. Per il sottosegretario alla Presidenza, Fazzolari, l’accordo è “storico”. Siamo entrati nella storia o rischiamo di uscirne come denuncia l’opposizione?  “Guardiamo la finalità. La finalità mi pare quella di potenziamento della capacità amministrativa, e principalmente di evitare movimenti secondari, ciò che farà felici i paesi che sono destinatari dei movimenti secondari, in particolare Germania e Francia. Da questo punto di vista, mi sembra un accordo utile. Bisogna però tener conto dei costi dei trasferimenti perché gli immigrati intercettati verosimilmente non verranno fatti approdare in Italia, ma immediatamente trasferiti su navi militari o della Guardia costiera in Albania”.

E dunque  chi paga? “Vi sarà da affrontare un costo per questi trasferimenti, a cui si aggiungono poi i rimpatri  e i trasferimenti sul territorio nazionale italiano per i richiedenti che hanno diritto all’asilo”. Secondo chi si oppone al governo Meloni l’accordo non prevederebbe altro che un Cpr, anzi, due a Tirana. Professor Cassese, è solo un Cpr a Tirana o l’inizio di qualcosa di peggio? “Bisognerà tener conto del documento della Commissione europea del 2018 sulla esternalizzazione dell’asilo, cioè sul trasferimento a stati terzi per evitare che le procedure non siano considerate espulsioni senza garanzie. Il problema fondamentale è quello del rispetto del diritto internazionale del principio di “non refoulement”, che vieta il respingimento”. Prof., ce lo spiega meglio? “Occorrerà seguire le procedure di frontiera per i richiedenti asilo provenienti da paesi terzi”. Bene, e a seguire? “L’altro problema è quello della sostituzione del regolamento di Dublino. Non bisogna dimenticare che vanno seguite tutte le procedure amministrative che oggi vengono eseguite negli hotspot con possibilità di chiedere asilo seguito da trasferimento in centri aperti e procedure accelerate per i paesi terzi sicuri, nonché procedure per i rimpatri. Su tutta questa materia vi è ormai una Accademia, animata dal maggiore esperto nazionale, il professor Mario Savino, con base a Viterbo, nell’Università della Tuscia”.

C’è chi dice che secondo questo patto i magistrati italiani dovrebbero trasferirsi in Albania. Apriamo tribunali a Tirana? “L’accordo prevede che gli italiani che lavoreranno in Albania siano sottoposti alla giurisdizione italiana e non c’è dubbio che questo valga anche per gli immigrati, qualora sorgano problemi che vanno risolti dai giudici”. Lo sa cosa dice il governo Meloni? Dice che la Germania ci copierà. Ci copierà? “Bisogna tener conto che l’immigrato che irregolarmente abbandona il centro in Albania si trova in un paese che non fa parte dell’Unione Europea, per cui il suo ingresso in altro paese europeo, con un ‘movimento secondario’ diventa difficile e questo dovrebbe trovare l’approvazione dell’Unione europea perché corrisponde agli interessi nazionali degli altri Paesi europei”. L’Italia non rischia di finire sotto processo? È sicuro che non saremo processati dalla Cedu come è già accaduto nel 2012? “No, se la procedura di frontiera viene accuratamente rispettata, anche se in un luogo diverso dal territorio nazionale, ma gestito da autorità italiane, in quanto l’accordo prevede chiaramente il rispetto del diritto europeo e quindi di quello italiano”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio