con hamas e putin

Pro russi, pro Hamas, nazionalisti e bolscevichi, che parterre alla “Conferenza di pace” di Roma

Luciano Capone

Rovelli & Co. riuniti a Roma: “Pace solo con la sconfitta della Nato, di Israele e dell’America”

Mancavano solo i nazisti dell’Illinois a questa “Conferenza internazionale di pace”. Dai No vax austriaci agli indipendentisti veneti, dai nazionalisti serbi alla Tendenza bolscevica argentina fino al Fronte popolare per la liberazione della Palestina, organizzazione terroristica in declino che ora sostiene l’azione di Hamas, c’è un po’ di tutto.  

 
Le delegazioni “pacifiste” provenienti da tutto il mondo si sono riunite in un albergo a Roma, tra la stazione Termini e il Viminale, chi in presenza e chi in collegamento, con un obiettivo ambizioso: “Fermare la Terza guerra mondiale”. Quindi sconfiggere la Nato e Israele, in Ucraina e in Palestina. “Le élite euro-atlantiste giustificano il loro sostegno al regime fantoccio di Kyiv come necessario per respingere l’aggressione russa – dice il manifesto – Il vero aggressore è  il blocco Usa-Nato-Ue, che ha approfittato del dissolvimento dell’Unione sovietica per sottomettere economicamente e politicamente  l’Europa orientale nella prospettiva di accerchiare e sconfiggere la Russia”. Primo firmatario del manifesto programmatico è il fisico Carlo Rovelli, autore di bestseller  e firma del Corriere della Sera. Pacifista pure lui. 

 
Altro firmatario dell’appello è l’ex generale Fabio Mini, firma di punta del Fatto quotidiano. Tra i politici italiani, l’unica firma è quella della deputata del M5s Stefania Ascari. La parlamentare aveva già partecipato a iniziative pro Palestina con Mohammad Hannoun, anch’egli relatore alla “Conferenza di pace”, sospettato dall’antiriciclaggio di finanziare Hamas attraverso le sue associazioni. A maggio la Ascari partecipò, assieme a Hannoun, alla “Conferenza dei Palestinesi in Europa” a Malmö, in Svezia, organizzata da Amin Abou Rashid, arrestato a giugno in Olanda insieme alla figlia per aver finanziato Hamas.

   
Ma tra tutti questi sinceri attivisti per la pace, gli interventi più attesi della conferenza erano quelli dell’ex ambasciatrice Elena Basile, anch’ella firma del Fatto, e di Ali Fayyad, esponente di spicco di Hezbollah (l’organizzazione paramilitare legata all’Iran). Purtroppo però, per motivi diversi – l’ex diplomatica per impegni personali (“Ma ha confermato il suo sostegno”, dice un’organizzatrice) e l’esponente del Partito di Dio perché impegnato in Libano a sostenere la guerra di Hamas contro Israele (“Ma manda i suoi saluti e dice che dobbiamo combattere insieme”) – nessuno dei due ospiti d’onore ha potuto parlare.

 
Poco male, perché nella maratona di interventi era presente il fior fiore dei pacifisti. Come garanzia, al vertice del comitato organizzatore c’è Darya Mitina, segretaria del comitato centrale del Partito comunista unito russo, che è stata anche una rappresentante del ministero degli Esteri della Repubblica di Donetsk, ovvero la repubblica fantoccio creata da Putin in Ucraina e poi annessa alla Russia. E’ anche folta la rappresentanza asiatica, con cinesi che urlano “Fuori la Nato dall’Asia”. C’è anche una delegazione che viene dalla Corea del sud, è il Partito democratico popolare, un movimento politico comunista che vuole espellere gli americani dalla penisola e riunirsi in un unico regime socialista con la Corea del nord, ora guidata dal regime dinastico-comunista di Kim Jong Un. Intervengono anche gli antimperialisti bulgari e la piattaforma per l’indipendenza della Grecia, tutti hanno una visione  chiara dell’origine della crisi e di come arrivare alla pace: il problema del mondo è l’imperialismo americano con tutte le sue ramificazioni, dal neoliberismo al sionismo, passando per la Nato e l’Unione europea. Il “regime nazista di Kyiv” è l’altra faccia della medaglia del “sionismo”. Come Putin si sta difendendo in Ucraina con l’“operazione militare speciale”, così sta facendo Hamas nella Striscia di Gaza. “La Nato deve perdere, la sconfitta della Nato è l’obiettivo essenziale che ci unisce”. “La ‘rivolta in Palestina’” – questa è la definizione che viene data del pogrom che ha massacrato 1.400 civili ebrei – è “parte della stessa guerra”. Questa è la strada per la pace, un grande fronte antimperialista che va da Putin a Hezbollah, dalla Cina a Hamas passando per la Corea del nord. Tra gli autorevoli ospiti pacifisti c’è un dirigente della Gioventù socialista del Marocco che dal podio urla: “Palestine will be free, from the river to the sea! Palestine will be free, from the river to the sea”. Uno slogan antisemita, comunemente usato da organizzazioni terroristiche come Hamas e Fplp, per incitare alla distruzione di Israele chiedendo uno stato palestinese dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo.

 
La due giorni pacifista è stata preparata mesi fa ed era focalizzata tutta sull’Ucraina, così l’evoluzione degli eventi ha spinto gli organizzatori a sostituire la manifestazione in sostegno alla Russia con un corteo pro Palestina che ha come presupposto l’elogio dell’eccidio terroristico di Hamas: “Il 7 ottobre, il popolo palestinese ha ricordato al mondo di esistere, ha dimostrato che sono ancora i popoli a scrivere la storia”. Il congresso pacifista si è concluso anche con una dichiarazione finale sull’Ucraina: “Non è stato il 24 febbraio 2022 che è iniziata la guerra in Ucraina, e nemmeno quando gli Stati Uniti hanno provocato il colpo di stato del 2014 (in Ucraina). La guerra contro la Russia era già iniziata subito dopo lo scioglimento illegale dell’Urss, imposto contro la volontà dei suoi cittadini”. E pertanto, ciò che serve è “una sconfitta della Nato in Ucraina, senza questo presupposto non vi è possibilità di una pace”. Con Putin e con Hamas, contro la Nato e Israele. Per arrivare così alla “pace” ci vuole un fisico bestiale. Primo firmatario: Carlo Rovelli.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali