L'editoriale

La Memoria che serve per capire il terrorismo contro gli ebrei. Senza ma

Claudio Cerasa

Contestualizzare Hamas? Sì, per capire che i suoi crimini non sono una reazione alle azioni di Israele ma sono il prodotto di un’ideologia omicida che minaccia l’esistenza dello stato ebraico e l’essenza stessa dell’essere ebreo. Com’è successo sabato a Detroit 

Terroristi, ma. Capita spesso di accendere la tv e di sentire qualche ospite o qualche conduttore sussurrare una parolina magica: un attimo, prima di andare avanti nella discussione occorre uscire dall’istantanea del momento e occorre necessariamente contestualizzare. Contestualizzare, in questa logica, ha un significato preciso, evidente, lineare, ed è un modo astuto per allargare l’inquadratura e dire: qui prima di dare giudizi assoluti dobbiamo capire. Nel caso specifico, contestualizzare, allargare l’inquadratura, non usare la Polaroid significa comprendere che sì, certo, il 7 ottobre vi è stato un atto terroristico, quello che è stato visto in Israele è terribile, ma non tutto si può spiegare così, in modo tranchant. Perché le cose sono più complesse. Dobbiamo ricordare che in Israele c’è un serial killer alla guida del governo (linea Patrick Zaki). Dobbiamo ricordare che i palestinesi sono ostaggi più di Israele che di Hamas (linea Moni Ovadia). Dobbiamo ricordare che i palestinesi  da anni subiscono soprusi da parte di Israele (linea Laura Boldrini). E dobbiamo ricordare che sì, certo, Hamas ha fatto un atto terroristico, il 7 ottobre, ma bisogna anche capire cosa patisce il popolo palestinese, bisogna capire quanto sono dolorosi gli insediamenti, bisogna rendersi conto che non hanno torto coloro che, al di là di ciò che ha fatto Hamas in Israele, considerano i militanti di Hamas non come dei terroristi ma come dei coraggiosi difensori della causa palestinese. La tesi è dunque evidente: il diritto all’autodifesa di Israele non c’è perché in fondo Hamas stava difendendo i palestinesi da quello che Israele ha fatto in questi anni a Gaza. E’ reazione, non azione. E’ risposta, non offesa. Sono terroristi, ma. Contestualizzazione, lo abbiamo già scritto, di solito fa rima con minimizzazione, ma proviamo a restare su questo campo e accettiamo per un attimo di prendere per buona l’idea che per spiegare quello che è successo il 7 ottobre sia necessario contestualizzare e sia necessario non perdere di vista la memoria storica.

E allora diciamo le cose come stanno e rinfreschiamoci le idee.

Il 7 ottobre è stato compiuto il più grave rastrellamento di ebrei della storia moderna. Sono stati utilizzati metodi nazisti. Sono stati uccisi bambini con le tecniche dell’Isis. Sono stati rapiti ostaggi con le tecniche dello Stato islamico. E’ stato ucciso il maggior numero di ebrei dai tempi dell’Olocausto. Sono stati portati via ebrei dalle loro case come ai tempi del ghetto di Varsavia. Ed è stato fatto tutto questo non come una qualche reazione a un qualche sopruso subìto da chi Hamas sostiene di voler rappresentare. Ma è stato fatto tutto questo a causa di un’ideologia omicida, con la volontà di eliminare la presenza degli ebrei, e del loro stato nazionale, dal fiume Giordano al mare. E’ un’azione, non una reazione. E’ la volontà, esplicita, di negare il diritto di Israele a esistere. Ed è un odio, contro Israele, che ha radici profonde, a proposito di contestualizzazione, e che ha radici tanto nel presente quanto nel passato. Il presente è quello che i sostenitori della mozione “terroristi, ma” non vogliono vedere. Ed è un presente all’interno del quale, per l’appunto, occorre non concentrarsi sulla Polaroid, per rendersi conto di cosa c’è attorno a Israele. C’è un gruppo di terroristi che ha al centro della sua missione non la salvaguardia del popolo palestinese ma la distruzione di Israele (Hamas). C’è un altro gruppo di terroristi (Hezbollah) che minaccia Israele al nord e che come Hamas sogna la distruzione di Israele. C’è uno stato integralista (l’Iran) che finanzia due gruppi terroristi (Hamas e Hezbollah) e che sin dal 1979 ha etichettato Israele come “il piccolo Satana” e intende “spazzare via il regime sionista dalla mappa politica del medio oriente”, come dichiarato più volte dal generale iraniano Hossein Salami, oggi comandante in capo dei Guardiani della rivoluzione (i pasdaran). Un paese che da anni – oltre ad attaccare i curdi in Iraq, massacrare sunniti in Siria, lanciare missili in Arabia Saudita, ordinare, pianificare o perpetuare attacchi terroristici in tutti i continenti, destabilizzare il Libano, lo Yemen, il Bahrein, sostenere il regime siriano anche nell’utilizzo delle armi chimiche contro il suo stesso popolo – è coinvolto con le sue Guardie rivoluzionarie nella costruzione dei tunnel di Hamas, pensati per infiltrarsi in Israele e uccidere o prendere in ostaggio israeliani, almeno dal 2014 aiuta Hamas nella produzione di droni e razzi e a luglio di quest’anno ha apertamente esortato a esportare la rivoluzione islamica del regime khomeinista nelle colline della Cisgiordania settentrionale, contribuendo a creare la seguente situazione attorno a Israele. Assediato da sud, da Gaza, con Hamas e il Jihad islamico. Assediato dai paesi confinanti a nord, Libano e Siria, dove la forza Quds del corpo delle Guardie rivoluzionarie e l’esercito iraniano che combatte per procura attraverso Hezbollah dispone di circa 180.000 razzi e missili puntati contro le città israeliane (il regime iraniano, come scritto sul Foglio a luglio, è riuscito da tempo a portare la sua guerra contro Israele, che dura da 44 anni, fin sulle colline di Samaria, che si affacciano sull’aeroporto internazionale Ben Gurion e sulle principali città israeliane lungo la costa mediterranea).

Contestualizzare, se davvero lo si vuole fare, significa questo. Significa avere memoria. E significa capire che il terrore contro Israele non nasce come reazione alle azioni di Israele ma nasce come azione dettata da un’ideologia omicida che ha due obiettivi: distruggere lo stato di Israele, negando la sua esistenza, e uccidere gli ebrei, colpevoli di essere ebrei. Non è un’intifada. E’ terrorismo. E avere memoria oggi significa anche ricordare cosa successe ai tempi del nazismo quando si scelse per troppo tempo di chiudere gli occhi dinanzi alla presenza di un’ideologia omicida che uccideva gli ebrei, entrando nelle loro case, rastrellando i ghetti, uccidendo i bambini solo perché colpevoli di essere ebrei. Un’ideologia omicida che oggi non torna a minacciare solo l’esistenza di Israele ma anche l’essenza stessa dell’essere ebreo (sabato scorso, negli Stati Uniti, Samantha Woll, presidente di una sinagoga di Detroit, è stata trovata morta in un parco vicino alla sua abitazione con i segni di numerose coltellate, e non può sorprendere che le forze di polizia non escludano la pista dell’islamismo: reazione anche questa?). Terroristi. Senza ma. Diritto alla difesa. Senza se.
 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.