La manovra

Il giardinier Giorgetti: taglia e privatizza. E' pronto a cedere quote di Aspi e Poste

Carmelo Caruso

Taglia ai ministeri compresi quello del leghista Valditara, sfronda un po' di canone e in futuro non esclude di cedere il dieci per cento di quote possedute nelle partecipate di stato

Dà l’acqua a Salvini e porta le rose a Meloni. Da oggi è il giardinier di stato, Giancarlo Giorgetti. Ai ministri, che “abbiamo preso a schiaffoni, a beneficio degli italiani”, e lo diceva in conferenza stampa, dopo il Cdm, ha potato il cinque per cento di budget. Sono cinque miliardi di tagli. Alla Rai sfronda 20 euro di canone. Da 440 milioni si passa a 420. Quota 103 diventa invece una Quota 104 mascherata e infatti, aggiungeva sempre Giorgetti, “ci sono forme restrittive per andare in pensione”. Nel 2024 vuole rastrellare tre miliardi di euro cedendo quote di partecipate di stato, che sono i vasi del giardino Mef. Oltre a Mps, valuta di mettere sul mercato percentuali di Aspi, Ferrovie e non si esclude di Poste e di Eni. Concima e tosa. A Bruxelles, all’Ecofin, vola, di nascosto, con le cesoiette.


E’ dunque il grembiule l’indumento magico del ministro dell’Economia, il pollice verde (leghista) Giorgetti, che al Mef, anche i funzionari canzonano, allegri, con lo slogan: “Risparmi protetti, con il ministro Giorgetti”. Ieri, alla stampa, ha ripetuto, ancora, che l’approccio “è serio e prudente”. Deve essersi accorto, pure lui, che “serio e prudente” sono ormai le sue parole identità (“rischio di ripetermi”) come il verbo “cubare” lo è per Meloni, il verbo sonoro della premier che doveva scappare via, ma che, prima di farlo, parlava di una Finanziaria che “cuba” 24 miliardi”… C’è chi adesso sorride quando sente la parola “cubare”, ma “cubare” è anche il verbo della terra, dei giardinieri che hanno bisogno di metri cubi per piantumare alberi. E’ infatti il grembiule dell’uomo con le forbici il nuovo capo della collezione di governo 2023/2024, di questo Def. La polemica più accesa, ad esempio, domenica sera, durante le riunioni interminabili pre manovra, sarebbe stata tra Giorgetti e  Valditara, il ministro dell’Istruzione, leghista, un altro che lavora di tagli, e lavagna. Quando Valditara ha protestato per le sforbiciate, che erano comuni a tutti, lineari, a eccezione della sanità, missioni internazionali e Difesa, raccontano che Giorgetti abbia risposto con “sarebbe il caso di cercare il denaro tra le finte 104”. La legge 104 è la legge di civiltà, la possibilità di assistere un parente malato, di cui in Italia si abusa e si mal usa. Di mattina, forse per via dell’orario, le 9.30, i ministri, in Cdm, disarmati dal sonno, hanno dunque lasciato che le foglie del loro budget cadessero come volevano Meloni e Giorgetti e come ha accettato Salvini che riceveva due carezze dal suo giardiniere, ma anche due piccolissimi buffetti. A Salvini, Giorgetti ha regalato, come gli innamorati, che le conservano nel diario, segno d’amore, le foglie della Rai, l’unica televisione che disloca quattro troupe a Montecitorio.  Salvini, che era per lo sradicamento del canone Rai, si accontentava di questo “passo verso un percorso virtuoso” di Giorgetti. In Rai, saputa la notizia, si affrettavano a spiegare che i soldi usciti da una parte, in realtà rientrano dall’altra sotto forma di finanziamento per investimenti. Di sera, anche il governo si sentiva in dovere di precisare che “il taglio alla Rai era in linea con i tagli di tutti i ministeri e che il governo reputa fondamentale il servizio pubblico”. Sono pur sempre venti milioni in meno e vince comunque Salvini che ha affittato le direzioni di questa sciagurata televisione per i suoi uomini salvo oggi ridurre la luce di tutto l’intero condominio Rai. E’ un suo successo. Era senza dubbio questa la prima carezza di Giorgetti al vicepremier mentre l’altra era il finanziamento del Ponte sullo Stretto. E però, subito dopo, alla domanda sulla pace fiscale, che è il frutto proibito di Salvini, Giorgetti rispondeva, come il vecchio Draghi, un secco, “no”, che non ci sarà, come non c’è la flat tax, ma solo detrazioni e per i ceti medi. Alla fine, entrambi si passavano la carriola del Bilancio e il bilancio era in attivo per tutti e due. Il taglio del cuneo è del 7 per cento per i redditi fino a 25 mila euro e del 6 per cento fino a 35 mila euro. Ci sono le detassazioni per il lavoro notturno e festivo e chi c’era, alle riunioni, nella serra di governo, dice che il giardinier di stato, Giorgetti, fantasticasse un giardino dove al posto dell’erbaccia del Superbonus ci potesse essere un giorno un Superbonus per chi fa figli, a prescindere da qualsiasi reddito, senza tetti. L’asilo nido per il secondo figlio viene rafforzato ma non sarà gratis anche se per Meloni resta “l’obiettivo”. Giorgetti era sicuramente contento e sorrideva con la sua frezza bianca. Pretendeva pure i primi fiori da Ita, le “prime ridotte disponibilità della privatizzazione”, come li attende da Mps, che sarà ceduta nel 2024. Per il Mef, e si dice al Mef, “non ci sono più tabù”, a eccezione della rete, e sarà possibile alienare “un buon dieci per cento” delle quote possedute nelle partecipate. Ecco perché giardinier di stato. In Inghilterra, il ministro dell’Economia viene chiamato il cancelliere dello Scacchiere, qui, in Italia, l’economia resta purtroppo il mestiere delle lame: il mestiere della pazienza, del giardiniere, quello di Paolo Pejrone, il Renzo Piano degli alberi, che nel suo Il vero giardiniere non si arrende (Feltrinelli) scriveva: “Solo un vivace accanimento di forbici si è dimostrato uno dei metodi più fruttuosi e utili allo scopo”.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio