Il caso

Taxi e balneari, le opposte ipocrisie illiberali di destra e sinistra

Gianluca De Rosa

A Montecitorio arriva il decreto asset: il centrodestra scarica sui sindaci Pd di Roma e Milano la palla delle licenze. Intanto le auto bianche non si vedono e sbotta persino Pippo Baudo: "Basta con la dittatura dei tassisti"

La destra annacqua, la sinistra si gira i pollici e intanto a Roma non si trovano più taxi. La situazione è talmente assurda da aver fatto sbottare persino un gentiluomo come Pippo Baudo: “Non si può sottostare alla dittatura dei tassisti!”. E così, alla fine, pure Loreno Bittarelli, presidente della 3570, la principale cooperativa di radiotaxi in Italia, ha dovuto arrendersi all’evidenza. Dopo aver costretto i romani a imparare a memoria testo e note di Over the raimbow, la canzone anni 40 scelta dalla cooperativa per allietare le infinite (e spesso vane) ricerche telefoniche di un’auto bianca, anche lui, intervistato su Radio 24, ha ammesso: serve aumentare le licenze. “Noi come organizzazione abbiamo detto partiamo con 300 licenze in più su Roma, basta però che non si sparino numeri a caso”, ha subito chiarito. Unico per ora a darli questi numeri, segno di una trattativa che sta per cominciare. Perché se le file infinite a Termini o a Milano centrale non lasciano spazi a dubbi sulla necessità di un potenziamento del servizio, quello che ora sarà necessario trattare è il numero di nuove licenze.


Proprio oggi arriverà Montecitorio il decreto Asset che contiene al suo interno anche la norma sui taxi, già annacquata al Senato (dove il testo è stato votato il 28 settembre) dagli emendamenti di FdI e Forza Italia che hanno imposto la cumulabilità massima di due licenze per titolare (“Sennò entrano le multinazionali!”). Resta però in piedi un punto cruciale: la possibilità per le città metropolitane di fare un concorso straordinario per aumentare fino al 20 per cento il numero di licenze. Città massimamente interessate: Roma e Milano. Insomma, il governo di centrodestra lascia agli enti locali governati dai sindaci di centrosinistra, Roberto Gualtieri e Beppe Sala, la responsabilità finale, la trattativa vera con i tassisti. Per Roma, dove le auto bianche sono circa 7.800  significa poter emettere fino a 1.500 nuove licenze, per Milano, dove i taxi sono 4.855, il limite massimo di licenze da emettere è 971.
Una cosa comunque è certa: i comuni non potranno fare cassa. La norma prevede infatti che tutte le entrate vadano a compensare gli attuali titolari  e non, come previsto dalle regole ordinarie, che un 20 per cento sia destinato alle amministrazioni. “Se aderissimo perderemmo il 20 per cento, che per noi è insostenibile”, si lamentava ieri, con il Corriere della Sera, Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità del comune di Roma, usando un congiuntivo preoccupante. D’altronde se nessuno negli ultimi anni è riuscito a toccare le licenze dei tassisti, figuriamoci se qualcuno può riuscire a fare cassa su di loro. Discorso parallelo a quello che si potrebbe fare per l’altra piccola e invincibile lobby italica minacciata dalle multinazionali, quella dei balneari. Capaci di supporto trasversale come sa bene Alessandro Cattaneo, rampante deputato forzista che sabato, durante la convention di Paestum, provava a dire: “Penso che per noi sia arrivato il momento di spingere  per la liberalizzazione di taxi e  balneari” generando  nasi storti in platea di tanti esponenti del suo partito. Eppure, in tempi di ristrettezze di bilancio, mettere a gara le concessioni balneari, adeguando i canoni, potrebbe portare nelle casse dello stato risorse utili per ampliare lo spazio di manovra.


Comunque, almeno a parole, sui taxi l’aumento delle licenze a Roma e Milano potrebbe arrivare. Beppe Sala aveva promesso già prima della procedura semplificata prevista dal decreto Asset un bando per mille nuovi taxi. Più fumosa la situazione romana. Gualtieri ha promesso che un bando ci sarà. Il suo assessore  Patanè promette che il sindaco “per fare in fretta” potrebbe usare persino “i poteri commissariali” che il governo gli ha fornito per l’organizzazione del Giubileo. E però quando si tratta di numeri c’è una certa timidezza: “E’ un tema delicato perché dobbiamo trovare il punto di equilibrio tra la necessità di soddisfare la domanda quando aumenta e non lasciare le macchine ferme”, diceva sempre al Corriere Patanè. In ogni caso sia a Roma, sia a Milano i numeri rischiano di essere inadeguati. Nel capoluogo lombardo le principali compagnie radiotaxi non hanno voluto fornire al comune i dati sulle chiamate inevase. Dai numeri di quelle poche che lo hanno fatto risulta però che nei giorni feriali tra le 19 e le 21 resta inevaso il 28 per cento delle chiamate, dato che sale al 42 la notte (numeri del 2018). A Roma invece uno studio realizzato da Roma Servizi per la Mobilità nel 2019 parla di un fabbisogno aggiuntivo ricompreso fra duemila e cinquemila licenze. A riconferma della forza trasversale della lobby tassinara, quel documento, richiesto all’epoca dalla giunta Raggi, è introvabile. 

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