il caso

In Antitrust don't trust. Il tempismo progovernativo di Rustichelli contro Ryanair

Luciano Capone

Dopo la marcia indietro del governo sul "caro voli" l’Agcm apre un'istruttoria contro la compagnia aerea mettendo una toppa mediatica agli errori di Urso. Così l'Authority garante del mercato tutto appare tranne che indipendente

La battaglia dei cieli contro le compagnie aeree, e in particolare contro Ryanair, rischia solo di far perdere ulteriore credibilità all’Italia. Non solo al governo, ma alle sue istituzioni in generale. Subito dopo che l’esecutivo di Giorgia Meloni è stato costretto alla retromarcia, togliendo dal decreto sul “caro voli” il tetto ai prezzi fortemente voluto dal ministro Adolfo Urso, l’Antitrust (Agcm) ha aperto un’istruttoria contro Ryanair per abuso di posizione dominante.

 

Il procedimento riguarda una possibile esclusione, operata dal vettore irlandese, nei riguardi delle agenzie di viaggio: secondo l’accusa, Ryanair, ostacolando la vendita dei voli attraverso le agenzie, sfrutterebbe la sua posizione per estendere il proprio dominio anche sulla vendita di servizi turistici (hotel, noleggio auto, etc.). Ma al di là del merito, ciò che sconcerta in questa vicenda è la tempistica. La coincidenza temporale tra l’emendamento del governo, che implicitamente ammette le ragioni delle compagnie aeree che avevano definito “illegale” la prima formulazione del decreto, e l’apertura dell’indagine contro Ryanair, che con il suo boss Michael O’Leary aveva protestato in maniera vibrante, fa apparire l’iniziativa dell’Antitrust un soccorso al governo. Come una toppa che consente di coprire mediaticamente, almeno per il momento, le modalità dilettantesche con cui è stato scritto il decreto e gestita la vicenda.

 

Il sospetto di una scarsa indipendenza dell’Agcm, un elemento di cui oggettivamente il presidente Roberto Rustichelli dovrebbe rendersi conto, viene rafforzato se si guarda al complessivo atteggiamento di enti regolatori e authority in questo scontro tra governo e compagnie aeree. Quello dell’Enac e dell’Antitrust, spesso citate dal governo a supporto delle misure adottate e minacciate, è apparso sin dall’inizio un ruolo ancillare. L’Ente nazionale per l’aviazione civile ha elaborato un report, inviato al ministero delle Imprese, di qualità abbastanza scadente, prodotto principalmente con dati provenienti da articoli di giornale, in cui denunciava aumenti di prezzo indiscriminati da parte delle compagnie aeree e chiedeva in sostanza di bloccare il sistema di revenue management: una richiesta in evidente contrasto con la normativa europea.

 

In audizione al Senato il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, oltre ad aver sostenuto apertamente il decreto del governo ha denunciato, andando ben oltre le proprie prerogative e competenze, l’esistenza di cartello tra vettori. È un’accusa grave per un ente regolatorio, soprattutto perché senza fondamento, visto che sul tema è aperta da dicembre 2022 un’istruttoria dell’Antitrust che non è ancora giunta ad alcuna conclusione. Subito dopo Di Palma, nel corso della medesima audizione, è intervenuto anche Rustichelli. Sempre in soccorso del governo. La norma del governo che fissava un tetto ai prezzi dei voli per le isole è stata “vivacemente contestata” dalle compagnie aeree, ha detto il presidente dell’Antitrust, per la violazione dell’art. 22 del regolamento europeo 1008/2008 che stabilisce la libertà di fissare i prezzi. Ma sono critiche, assicurava, che “non colgono nel segno” perché “a un esame obiettivo” del decreto, non c’è alcuna violazione delle norme comunitarie: “L’intervento legislativo appare perseguire un obiettivo di natura perequativa” che lascia “impregiudicato il rispetto del quadro giuridico euro-unitario di riferimento”.

 

Rustichelli, da regolatore, non ha dubbi e promuove la norma del governo. Il problema è che i dubbi sorgono al governo dopo l’interlocuzione con Bruxelles, che ha aperto un “pilot” che prelude all’apertura di una procedura d’infrazione: alla fine l’esecutivo capisce che il tetto al prezzo è incompatibile con il diritto europeo, come sostenevano le compagnie aeree, ed è costretto a rimangiarselo. Partorisce così un decreto esortativo che, in sostanza, dice all’Anitrust di fare il lavoro che già le compete (ovvero valutare eventuali abusi di mercato) facendo attenzione a un possibile “coordinamento algoritmico delle tariffe”. Questa cosa viene presentata dalla stampa come una novità, ma non lo è affatto, visto che nell’indagine già aperta a dicembre 2022 l’Antitrust indaga su un possibile “comportamento collusivo” tra vettori “eventualmente facilitato dall’utilizzo di algoritmi”.

 

L’unica cosa nuova che c’è nel decreto è l’incremento della pianta organica dell’Antitrust con 10 dipendenti (costo: circa 1,5 milioni l’anno) per fare le stesse cose di prima. Ed è così che infine si giunge al comunicato dell’Antitrust dell’apertura di una nuova indagine contro Ryanair: le denunce sono di maggio, ma il provvedimento è puntuale a coprire mediaticamente la figuraccia del governo. Il tempismo di Rustichelli fa apparire secondaria l’indipendenza che, come prescrivono le leggi, è il valore supremo da custodire per un’authority.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali