Urss Air. La toppa sovietica di Urso sul “caro voli” è peggiore del buco

Luciano Capone

Dopo le proteste delle compagnie aeree, il governo pensa di "migliorare" il decreto affidando all'Enac il potere di sospendere l'algoritmo dei prezzi. Una norma illegale, oltre che disastrosa per i consumatori e per il settore.  

La toppa è nettamente peggiore del buco. Sembra quasi che Adolfo Urso e le compagnie aeree si parlino ma non si capiscano. Va avanti così da oltre un mese. A inizio agosto il ministro delle Imprese, dopo aver incontrato il ceo di Ryanair Eddie Wilson, pubblicò una foto con stretta di mano sui social network: “Abbiamo stabilito, dopo la presentazione delle misure contro il caro-voli, di avviare un costruttivo confronto per raggiungere soluzioni equilibrate”. Dopo qualche ora, intervistato da Repubblica, Wilson definì il decreto sui prezzi di Urso roba da Urss.

 

Sta accadendo qualcosa di analogo dopo l’incontro al “tavolo permanente” del settore aereo che, ha commentato il ministero, “si è svolto in un clima costruttivo”. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, il governo sta pensando a una “mediazione”, rispetto all’attuale tetto ai prezzi per i voli verso le isole contenuto nel decreto, che supererebbe l’ostilità delle compagnie aeree e anche i possibili profili di illegittimità rispetto al diritto europeo. Ma la soluzione allo studio, paradossalmente, più che una mano tesa è uno schiaffo alle compagnie aeree.

 

L’idea è quella di recepire una proposta avanzata dall’Enac, l’ente nazionale per l'aviazione civile, in un report consegnato a fine luglio al ministero delle Imprese (Mimit): per porre un freno agli “sproporzionati aumenti di prezzo”, l’ente guidato da Pierluigi Di Palma ha chiesto al Parlamento di affidargli il potere di “monitorare la domanda/offerta” sulle rotte e di poter intervenire sulle “tratte che preventivamente possono ritenersi con load factor completo” obbligando le compagnie aeree a “pubblicare in anticipo i prezzi”: da un lato l’Enac avrebbe il potere di vietare “l’applicazione del prezzo civetta”, ovvero dei prezzi troppo bassi, e dall’altro i vettori sarebbero costretti a “esporre il prezzo di tutti i posti disponibili, seppure variabili in ragione del giorno di prenotazione”.


È insomma un modo per andare incontro alle compagnie arere, ma con un carro armato. E, a differenza di quanto presumono l’Enac e il Mimit, se l’attuale tetto al prezzo del 200% rispetto al prezzo medio con molta probabilità costerebbe l’apertura di una procedura d’infrazione europea, con questa soluzione ci sarebbe la certezza di una condanna. Perché la violazione del regolamento europeo che lascia la libertà di fissare i prezzi è evidente. D’altronde per i vettori, un sistema del genere che affida all’Enac – che non ne ha certo le competenze e gli strumenti – il potere di definire arbitrariamente i voli che dovrebbero riempirsi e di costringere le compagnie a rinunciare al loro revenue management vuol dire la distruzione del proprio business e del mercato per come lo conosciamo.

 

Non si comprende come questa soluzione possa sembrare a Urso una “mediazione”, visto che per i vettori è una follia. D’altronde Ryanair, la principale low cost nel paese, lo ha detto abbastanza esplicitamente – come nello stile del suo fondatore Michael O’Leary – in un documento che definisce il report dell’Enac “spazzatura” e chiedendo le dimissioni del presidente Di Palma. Della stessa opinione, seppure con toni più diplomatici,  sono i concorrenti come EasyJet e Wizz Air. Persino la statale Ita Airways aveva inizialmente protestato contro il decreto, prima che il governo l’invitasse ad allinearsi ricordando chi è l’azionista. 

 

Ma a prescindere dalle compagnie aeree, non si capisce quale sarebbe l’utilità di un sistema del genere. L’eliminazione dei prezzi bassi, semplicemente taglierebbe dal mercato i consumatori più sensibili al prezzo (i più poveri). La rigidità dei prezzi, a differenza dell’algoritmo, produrrebbe o voli con eccesso di domanda che chiudono le vendite con largo anticipo o voli mezzi vuoti perché i prezzi sono costretti a salire nel tempo anche se non ci sono passeggeri. Per giunta, Di Palma che ha parlato di un “oligopolio” non rilevato dall’Antitrust, con la sua proposta genererebbe un cartello: con l’obbligo di esporre i prezzi e senza poterli modificare, ogni vettore si adeguerà ai prezzi dei concorrenti.  

 

Così l’oligopolio che non c’era denunciato dall’Enac verrà creato proprio dall’Enac, trasformato da Urso in una sorta di Gosplan del settore aereo. Come in Urss. 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali