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La sorpresa

Autorizza il concerto di Scott al Circo Massimo, poi si stupisce: si è ballato troppo, dice la soprintendente

Salvatore Merlo

Alfonsina Russo vuole vederci chiaro sul perché sessantamila ragazzi abbiano ballato ascoltando la musica di uno dei più famosi rapper americani: com'è potuto succedere? Ipotesi maliziose per spiegare il suo zelo

Prima ha autorizzato il super concerto di Travis Scott al Circo Massimo, ma siccome il concerto poi non è piaciuto alla sottosegretaria leghista alla Cultura Borgonzoni in quanto il ballo e la musica lunedì avrebbero provocato una specie di piccola scossa sismica a Roma, allora se ne è pentita e ha spiegato che non era colpa sua. La soprintendente Alfonsina Russo aveva autorizzato, sì, ma aveva detto che quelli non dovevano ballare troppo. Dovevano fare piano. L’aveva pure messo per iscritto! Accidenti. Ora basta concerti al Circo Massimo! Mai più. Dunque sessantamila ragazzi, al concerto di uno dei più famosi rapper americani, dovevano stare all’incirca fermi perché lo aveva deliberato lei, la soprintendente del parco archeologico del Colosseo. Ovvio. Ma poi perché ballavano questi lanzichenecchi? Se l’è proprio chiesto, la dottoressa Russo. Accipicchia se se l’è chiesto, ma non lo sa: la buona fede è indiscutibile. Ed è per questo motivo che ella ora vuole vederci chiaro. Indagherà. Non permetterà più. Le sue prescrizioni di non saltare e di abbassare il volume “non sono state rispettate”, ha spiegato. Incredibile. E infatti “abbiamo inoltrato a Roma Capitale una richiesta di riscontro urgente per capire come mai non lo siano state”.

Eppure era semplice. Bastava un tizio pronto a intervenire al primo saltello: “Boni, state boni”. Uno ogni dieci ragazzi, diciamo. Erano sessantamila a pogare? Ecco: ci volevano seimila placcatori, un po’ di meno dei forestali di Sicilia. Perché non c’erano? Eppure lei l’aveva detto. Sicché già uno si immagina questa gentile signora, laureata in archeologia, che in questi tempi telefonici scrive lettere al sindaco come faceva Totò con Peppino: “Con la presente si richiede cortesemente di presentare documentazione su cause movimenti tellurici di corpi danzanti non compiutamente autorizzati da codesta soprintendenza nel corso di evento di somministrazione musicale afroamericana in rima ritmica”. Ora, da nostre precise informazioni, risulta che Alfonsina Russo, la soprintendente appunto, non è arrivata subito a formulare la sua postuma e puntuale censura. Consapevole dell’audacia dei suoi pensieri, sapendo bene quanto ci avrebbero impressionato, e conscia delle conseguenze che ne sarebbero potute derivare, dapprima taceva. Poi, lentamente, pensando a una a una le sue parole, questa donna che da oggi il mondo ci invidia ha esclamato: è incredibile, ballavano a un concerto! Pensate ciò che vi pare, ma queste si chiamano intuizioni. E che in realtà la dottoressa Alfonsina (chiediamo scusa per la confidenza), abbia scoperto che ai concerti si balla soltanto dopo che al ministero della Cultura (di destra) si erano lamentati degli eventi organizzati dal sindaco Gualtieri (di sinistra), ecco questa è una calunnia. Com’è anche malizioso e assurdo pensare che lei stia assecondando il ministro Gennaro Sangiuliano che, con la riforma appena passata in Cdm, sostituirà tutti i soprintendenti e tutti i direttori dei musei d’Italia. Non è vero che teme di finire a Catanzaro.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.