editoriali

Motovedette a secco, ci pensano le ong

Redazione

Decreto Piantedosi e stato di emergenza, due provvedimenti rottamati dalla realtà

Proprio quando stavamo quasi per dimenticarci dello stato di emergenza dichiarato lo scorso aprile dal governo Meloni per l’accoglienza dei migranti, ecco che arriva la notizia che la Guardia costiera di Lampedusa ha finito il carburante per le sue motovedette. Non solo, ma visto lo stato di necessità che ha imposto di centellinare il carburante, per riuscire a salvare tutte le centinaia di migranti arrivati nelle ultime ore – oltre 700 persone – la Capitaneria di porto ha dovuto derogare – di nuovo – al decreto Piantedosi, chiedendo alle navi delle ong di aiutarla compiendo più salvataggi l’uno dopo l’altro. Era già successo il mese scorso, quando la nave umanitaria di Open Arms fu chiamata dalla Guardia costiera per recuperare centinaia di persone al largo della Libia in più operazioni di salvataggio in mare. Una prassi normale, nel pieno rispetto del diritto internazionale, ma sanzionata dal decreto Piantedosi e che per questo suscitò la rabbia dell’anima leghista dell’attuale maggioranza al governo.

  

“Era un caso isolato”, aveva ridimensionato al Foglio il sottosegretario della Lega al ministero dell’Interno, Nicola Molteni. “Con Open Arms non collaboriamo!”. Messo alla prova dalla realtà dei fatti, che parla di un flusso continuo di arrivi sulle nostre coste, il disagio scatenato al Viminale dall’improvvida collaborazione fra stato e ong ora si tramuta in pratica tanto indispensabile quanto sottaciuta per non rendere troppo evidente il cortocircuito. Così, anche ieri, è stata proprio Open Arms a essere richiamata dalle autorità italiane affinché interrompesse la sua navigazione verso Civitavecchia e andasse ad aiutare la Guardia costiera a Lampedusa portando in salvo i naufraghi di ben sette imbarcazioni. L’equipaggio di Open Arms ha diffuso un video con decine di gommoni colmi di migranti che circondavano la nave umanitaria a poche miglia da Lampedusa. Insieme alle motovedette della Guardia costiera ferme al molo perché senza carburante, è l’istantanea perfetta di un tragico paradosso, l’ennesimo, di uno stato incapace, ancora una volta, di gestire l’immigrazione senza ricorrere a provvedimenti spot.

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