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Leggi anticostituzionali

Non solo cozze pelose. Emiliano e il divieto bocciato sui ricci di mare

Annarita Digiorgio

Sul mare non decidono le regioni, lo dice la Costituzione. Per tre mesi in Puglia è stata proibita la pesca dei ricci: chi ha osservato il divieto ora non avrà risarcimenti, per gli altri invece non ci sono sanzioni. L'inutile battaglia del governatore pugliese

Sul mare non decidono le regioni, tantomeno Michele Emiliano. Lo dice la Costituzione, con l’articolo 117, che i pugliesi conoscono bene per tutte le volte che la regione è stata bocciata dalla Corte Costituzionale. Dalle trivelle in poi. Ma il governatore-pm insiste. L’ultima che ha fatto riguarda i ricci, il vero frutto di mare di prestigio della Puglia più di cozze pelose, noci e allievi. La regione lo scorso aprile aveva imposto il divieto della pesca dei ricci per tre anni, dal 5 maggio 2023 al 2026. Una specie di fermo biologico allungato, con plauso del Wwf. Pur sapendo dall’inizio, come aveva segnalato l’avvocatura regionale, che la legge era incostituzionale. Eppure, come già era accaduto per le trivelle, il populismo nel tacco d’Italia non conosce destra e sinistra: “Noi siamo la coalizione dei Pugliesi”, ripete sempre Emiliano ogni volta che imbarca e o appoggia esponenti del centrodestra, dalla Lega a Casapound. E quindi il divieto della pesca dei ricci fu votato all’unanimità, con le sole eccezioni del consigliere Fabiano Amati di Azione (favorevole, invece, Stellato di Italia viva) e dell’assessore alla Pesca Pentassuglia. L’assessore era contrario perché sapeva che si sarebbe inimicato tutti i pescatori di ricci: 200 in Puglia. Che però dal primo momento non hanno tanto contrastato il divieto, preferendo chiedere dei risarcimenti. Perché, come accade agli agricoltori (quelli senza tendoni e senza assicurazione), in Puglia è ormai più remunerativo chiedere indennizzi che produrre. Emiliano ovviamente li garantì subito: “I pescatori avranno gli indennizzi per attutire i danni subiti”, e l’assessore indicò il Feampa (Fondo europeo affari marittimi, pesca e acquacoltura) come fonte del risarcimento (paga sempre pantalone, meglio se europeo). Ma i fondi europei li ha in mano il ministro Raffaele Fitto, unico avversario rimasto sordo alle sirene di Emiliano. 

E così dopo tre mesi questi risarcimenti non sono mai stati previsti. Nel frattempo 200 pescatori con regolare licenza si sono fermati, mentre hanno continuato a proliferare gli abusivi. Pertanto i ristoratori sfoggiavano sulle loro tavole ricci della Croazia, della Grecia e della Calabria, pagati il doppio di quelli pugliesi. Un po’ come accade con il gas dell’Adriatico che viene estratto dalla Croazia ma non dall’Italia. Come previsto, a giugno è arrivata l’impugnazione da parte del governo, a firma del ministro Calderoli. Ma nel ricorso alla Consulta ci sono anche i pareri dei ministeri dell’Ambiente, Politiche del mare e degli Esteri: secondo il governo la legge regionale pugliese viola la normativa nazionale, comunitaria e internazionale. “La nozione di mare territoriale – scrive il ministero per le Politiche del mare – è accolta dal diritto internazionale per regolare i rapporti tra stati, ma non potrebbe essere invocata in ambito interno per una segmentazione della relativa fascia marittima tra plurime autorità regionali”.

A sorpresa, però, la giunta regionale ha deciso di non costituirsi alla Consulta contro l’impugnazione del governo Meloni per difendere la legge regionale (ma Emiliano non aveva detto “qui a Stalingrado gli faremo sputare sangue?”). Di conseguenza, il fermo dei ricci verrà dichiarato incostituzionale e decadrà a febbraio prossimo. Quindi i 200 pescatori pugliesi rimarranno senza lavoro e senza risarcimento fino a febbraio per una legge regionale incostituzionale? Non è detto, perché molti hanno potuto ignorare la legge. Emiliano, infatti, sapendo dall’inizio dell’incostituzionalità della legge, l’ha fatta votare dal consiglio ma si è guardato bene dal varare la delibera di giunta per indicare le relative sanzioni. Quindi per tre mesi in Puglia è esistito il divieto di pesca dei ricci, che ha ingrassato quelli croati e quelli che non lo hanno rispettato, ma nessun pescatore è stato multato non essendo mai stata approvata la relativa sanzione. Nel frattempo però grandi titoli e interviste tv al governatore-pm, a tavola con i consiglieri di maggioranza e opposizione per il patto del riccio. Le spine sappiamo a chi finiscono.

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