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Piano UE

Le opere pubbliche dividono il governo. Così il Pnrr rallenta

Giacinto della Cananea

Dagli alloggi universitari agli asili nido, restano alcuni nodi amministrativi per l'attuazione del piano. Ci sono poi i problemi politici, a partire dall'unità di intenti all'interno del governo 

A che punto è l’attuazione del Pnrr? Pur se da più parti è stata espressa preoccupazione sulle difficoltà che le nostre pubbliche amministrazioni incontrano nel realizzare gli obiettivi concordati con l’Ue, bisogna tenere conto di un dato istituzionale e di due dati fattuali. Il dato istituzionale è stato ribadito da quanti hanno segnalato che l’ordinamento individua con chiarezza l’autorità pubblica cui spetta verificare il rispetto degli impegni assunti da ciascuno Stato. Quell’autorità è la Commissione. E, in punto di fatto, dopo aver espresso giustificate perplessità sui ritardi derivanti dalle modificazioni apportate dal governo Meloni alla governance del Pnrr, la Commissione ha espresso valutazioni positive. Lo ha fatto al livello politico, con Paolo Gentiloni, e al livello amministrativo, con la direttrice della task force Ripresa e resilienza, cioè l’ufficio che si occupa delle verifiche. L’altro dato fattuale, che spiega quello precedente, è che, mentre alcuni esponenti della maggioranza persistono nell’imputare alle istituzioni europee un trattamento meno favorevole rispetto a quello riservato al governo Draghi, altri hanno acquisito – un po’ tardivamente, ma è meglio tardi che mai – consapevolezza che, per avere buoni rapporti con Bruxelles, sono indispensabili continue interlocuzioni, prima di inviare documenti ufficiali, e dopo averlo fatto. Non a caso, per uno dei problemi riscontrati dalla Corte dei conti, quello riguardante le stazioni per rifornirsi di idrogeno, il target è stato rimodulato grazie a una proficua interlocuzione. 

Non tutto, però, volge al meglio. Restano alcuni nodi amministrativi e politici. Tra i primi, vi è il problema degli alloggi universitari, che riguarda la terza rata. Al fondo, il problema non è se le attività previste siano state svolte, ma quali siano i risultati conseguiti rispetto al punto di partenza, che è incerto, perché gli alloggi esistenti prima dell’avvio del piano di ripresa non erano censiti in modo accurato. E’ difficile, quindi, indicare i progressi reali conseguiti. Allo stesso modo, per la quarta rata, non è sufficiente migliorare gli asili nido esistenti, ma bisogna costruirne di nuovi. Ancora una volta, la cultura dei risultati fatica a farsi strada nelle burocrazie. 

Restano, inoltre, importanti nodi politici. Per le opere pubbliche, così carenti in Italia, probabilmente non tutti gli interventi previsti dal Pnrr potranno essere interamente completati. Bisognerà, quindi, rimodularne l’esecuzione, per esempio dimostrando alla Commissione che il tratto effettivamente realizzato comporta un reale progresso e che quindi è meritevole del finanziamento europeo, mentre la parte non completata dovrà essere finanziata con fondi nazionali. Ciò richiede, anzitutto, l’unità d’intenti all’interno del governo, in cui non vi è piena consonanza tra gli orientamenti espressi dai ministri Fitto e Salvini. Richiede, inoltre, un passaggio parlamentare, che sarebbe bene avvenisse prima dell’interruzione estiva e per il quale le forze di opposizione dovrebbero misurare i fatti, anziché indulgere alla retorica. 

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