Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, ospiti da Bruno Vespa a Porta a Porta (LaPresse)

Tra Palazzo Madama e Montecitorio

Le uscite scomposte di La Russa e i toni istituzionali di Fontana. Un confronto

Alessandro Luna 

I due in questi mesi hanno dimostrato stili molto diversi  nell'interpretare il proprio ruolo. Così mentre Meloni si ritrova a dover gestire i guai causati anche dalle parole del presidente del Senato, il suo omologo alla Camera non ha per ora creato imbarazzi, nè a Salvini nè al governo

E pensare che, all’indomani dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, tra Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa quello che destava forse più preoccupazione per le uscite scomposte e le polemiche che avrebbe generato era proprio il leghista. Vicesegretario del partito di Salvini, ex ministro per la Famiglia, nemico giurato della sinistra noto per le sue posizioni sui diritti Lgbt. Nove mesi dopo Fontana non ha all’attivo neanche una polemica o una shitstorm su Twitter e la sinistra non ne ha chiesto le dimissioni nemmeno una volta. La Russa ha invece inteso il suo ruolo in maniera decisamente più libera. Dalla difesa scomposta del figlio, accusato di violenza sessuale, su cui anche Meloni ha detto che sarebbe stato meglio evitare di intervenire, alla rilettura storica molto dubbia dell’attentato in via Rasella.

Proprio il 25 aprile, mentre su Twitter e sui giornali regnava l’indignazione per l’uscita di La Russa, secondo cui “quelli uccisi non erano biechi nazisti ma una banda di suonatori semi pensionati”, Fontana si limitava a dire: “La Liberazione va festeggiata da tutti, l’antifascismo è un valore”. In questi mesi La Russa si è concesso a molti microfoni, sempre con spirito libero, dal video podcast del giornale di Pietro Senaldi a “Belve” di Francesca Fagnani, creando scalpore e imbarazzo: “Un figlio gay? Mi dispiacerebbe, come se fosse del Milan”, “la parità di genere si realizzerà quando una donna grassa, brutta e scema rivestirà un ruolo importante”. Frasi rimbalzate sui social accompagnate dall’indignazione di chi le ha trovate fuori luogo.

Fontana, al contrario, ha concesso solo un’intervista in tv a Bruno Vespa: toni sobri, ringraziamento al Papa per la telefonata ricevuta e dura condanna alla guerra di Putin. “Un’aggressione ingiustificata, l’Europa ha fatto bene a imporre le sanzioni”, posizione inedita per il leghista. E pensare che una delle sue foto più famose lo ritrae al Parlamento europeo mentre, con Bonanno e Salvini, indossa una maglietta con scritto: “NO sanzioni alla Russia”. Ai giornali ha dato solo due interviste: a Libero e al Corriere. Anche lì, toni istituzionali e garanzie di rispetto della Costituzione. A chi lo ricorda sul palco del Family day, quando gridava “la famiglia è quella tra uomo e donna, le altre schifezze non le vogliamo neanche sentire nominare”, in questi mesi può essere sembrato un’altra persona. Eppure di occasioni e controversie da aggredire ce ne sono state: utero in affitto, bacio tra Rosa Chemical e Fedez a Sanremo, cannabis… E invece nulla. Su Facebook e Twitter posta solo i suoi comunicati, che sembrano scritti da Chat Gpt con l’indicazione “scrivilo come lo scriverebbe Mario Monti”, alternati a delle card con il santo del giorno. “Oggi si celebra San Benedetto da Norcia, Patrono d’Europa”, “Oggi ho ricevuto il ministro degli Esteri del Marocco, Nasser Bourita”.

Una strategia, quella di Fontana, che ben si accompagna a quella del suo leader. Mentre Meloni è impegnata a gestire i guai causati da La Russa, Santanchè, Montaruli e Delmastro, o le uscite in tv di Rampelli e Lollobrigida, Salvini per ora si concentra sul suo lavoro di ministro, senza catapultarsi più su ogni polemica e cercando di crearne il meno possibile.