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Accoglienza maldestra

“Scaricati come pacchi Amazon”. Il cortocircuito sui migranti in Veneto imbarazza il governo

Francesco Gottardi

Gli sbarchi aumentano, ai piccoli comuni della regione è destinata una fetta importante. “Ma le prefetture ce la calano senza preavviso né riguardo per la dignità delle persone”. Parlano i sindaci di Noventa Padovana e Trissino

La rabbia monta dall’entroterra. “Stiamo parlando di persone: è una vergogna per la loro dignità, trattarle come dei pacchi Amazon”. Anzi, peggio. “In quel caso almeno c’è un fattorino che suona il campanello”. Da giorni, nei piccoli comuni del Veneto centrale, invece succede questo: “Dei camion scaricano gruppetti di richiedenti asilo davanti alla stazione o alle poste. Senza alcun preavviso, talvolta all’alba. Così noi sindaci siamo chiamati a inventarci un modo per accoglierli in fretta e furia”. E vallo a spiegare, al governo di centrodestra, che l’appello a una sana gestione dei flussi migratori arriva dagli stessi amministratori locali in area Lega. Da Sovizzo ad Altavilla Vicentina. Passando per Cornedo, Brogliano, Castelgomberto, Trissino e Gambellara, i cui primi cittadini hanno scritto alle prefetture “per esprimere forte disappunto e preoccupazione riguardo a tempistiche e richieste insostenibili”. Fino a Noventa Padovana, dove Marcello Bano fa da megafono ai colleghi. “Se ognuno fa quello che vuole, salta la leale collaborazione istituzionale”, dice il sindaco al Foglio. “Non possiamo subire oltre”.

  

A oggi la regione ospita circa 7.500 profughi, a cui presto se ne aggiungeranno altri 4.000: non sono cifre da allarme rosso, ma richiedono una macchina logistica adeguata. Che al momento però è in cortocircuito. Zaia fa da paciere, buttando acqua sul fuoco dei suoi uomini e garantendo allo stesso tempo che l’unica strada è l’accoglienza. I prefetti, le autorità preposte in materia, si limitano a minimizzare: “Dispiace se ci sono stati dei disagi”, l’eco da una provincia all’altra, via Gazzettino e Corriere del Veneto. “Questione di mancate comunicazioni. E poi i numeri sono flessibili: possono anche ridursi rispetto a quei 4.000 che si va dicendo. Certo è che non siamo in emergenza. E proprio per evitarla, chiamiamo i comuni che finora non hanno mai attivato i centri di accoglienza straordinaria”. Giovedì mattina a Vicenza era in programma una riunione tra i sindaci e la prefettura. “Però è saltata”, ribatte Davide Faccio, dal municipio di Trissino. “Nessuno ci ha spiegato perché. È un problema di burocrazia: non credo che il governo possa essere contento di quel che sta accadendo. Riceviamo piena solidarietà da parlamentari, assessori, qualunque persona di buonsenso. Ma non abbiamo idea di come se ne esca”.

   

A prendere le difese del territorio si è schierata pure una colomba come Alberto Stefani, neosegretario regionale e deputato del Carroccio. Eppure a monte il governo Meloni, dopo annose campagne elettorali a suon di “porti chiusi e dogane sbarrate”, si ritrova a commentare tutt’altro quadro. Gli sbarchi sulle coste italiane nei primi sei mesi di 2021 e 2022 – dati del Ministero dell’Interno – erano stati rispettivamente 20.532 e 27.633. Nello stesso periodo del 2023, la cifra schizza a 64.930: più del triplo in due anni. Nonostante l’inedito silenzio mediatico. “L’unico che aveva fatto qualcosa era stato Salvini”, incalza Bano, che pure faceva parte dell’ala dissidente della Liga. “E quando l’ha fatto è stato processato dalla piazza: l’apice della sua popolarità risale a quando aveva promesso un certo tipo di approccio sui flussi migratori, per poi realizzarlo”.

    

Eccolo, il colmo del colmo: Matteo che alle Infrastrutture si fregia dei “quando c’era lui” a un altro ministero. Fino a ricucire con chi lo sopportava a stento – è anche il leitmotiv di assessori e consiglieri regionali: “Quel che succede nei comuni del Veneto è l’opposto di quel che ci si aspetta da questo governo”, si mormora nei corridoi. Intanto l’opposizione gongola. E logicamente sottolinea che a parti invertite Lega e FdI avrebbero gridato alla sostituzione etnica, osservando i numeri del Viminale. “È un periodo di delicate tensioni sociali”, ribadisce il sindaco di Noventa. “Noi non abbiamo immobili per rimediare alle superficialità di altri: obbligare i comuni a farsi carico di oneri di prefettura è inaccettabile”. Frecciatina finale ai privilegiati: “Cortina, Portofino, Capri: anche loro sono interessati da questi provvedimenti?” La risposta, per ora, è un furgone furtivo che lascia il suo carico umano sul piazzale e se ne va. Non può reggere a lungo.

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