Barricate per viale Mazzini

Ruotolo attacca il decreto Fuortes: “Noi del Pd fermeremo Meloni insieme all'Usigrai”

Gianluca De Rosa

L'ex giornalista, oggi responsabile dell'Informazione nella segreteria di Elly Schlein, prepara la battaglia: "Fanno una norma ad personam per raggirare la legge e preparano un giro di nomine, ma il monocolore di centrodestra in tv non è possibile, sul pluralismo ci mobiliteremo"

“Quello che sta accadendo è scandaloso. Il governo ha approvato una norma ad personam, anzi, contra personam per far fuori il vertice dell’azienda e far partire un valzer per occupare la Rai, ma li fermeremo”. Sandro Ruotolo, una vita da giornalista televisivo al fianco di Michele Santoro, una passione per l’antimafia e  una legislatura, la scorsa, a palazzo Madama con Leu, attacca l’esecutivo che questa sera ha approvato una norma che costringe al pensionamento i sovrintendenti dei teatri lirici di più di 70 anni. Decadrà dunque il sovrintendente del teatro San Carlo di Napoli Stéphane Lissner. Al suo posto, dopo aver lasciato il settimo piano di viale Mazzini, verrebbe nominato proprio Fuortes. Un’opereazione che consentirebbe a Meloni di scegliere come nuovo ad di viale Mazzini  Roberto Sergio, l’attuale direttore di Radio Rai e come dg l’uomo Rai di FdI, Giampaolo Rossi.


Ruotolo che in azienda ha  trascorso una vita, entrato come inviato speciale nel 1980,  per il Pd di Elly Schlein si occupa di Rai, dentro la sua segreteria tiene la delega a Informazione e Cultura. Tocca a lui insomma tenere i contatti con mondi che conosce molto bene. Da Articolo 21, associazione di giornalisti e giuristi “de sinistra” che si batte per la libertà d’informazione, fino all’Usigrai, il potentissimo sindacato dell’azienda. E con queste realtà che  per fermare le “mani di Meloni” sulla Rai è pronto “ad organizzare le barricate”. “Il governo – attacca – dovrebbe portare l’attuale consiglio d’amministrazione a scadenza naturale per occuparsi della riforma della governance e per redigere il nuovo contratto di servizio che soli pochi giorni fa, in commissione di vigilanza, il ministro allo Sviluppo ecomico Adolfo Urso ha promesso che sarà pronto entro giugno. E invece di garantire un quadro certo per queste imporanti sfide, il governo fa qualcosa di scandaloso con una norma ad hoc che serve solo a raggirare la legge e a far partire questo giro di nomine”.

Il timore – condiviso con il M5s che ieri attaccava: “Le fondazioni lirico sinfoniche non sono un parcheggio” – è che il cambio dei vertici sia insomma solo un primo passo, quello che precede un cambio di palinsesto nei programmi e di direzioni giornalistiche nei tg. Da Gian Marco Chiocci al Tg1  alla striscia mattutina di  Agorà, dove FdI vorrebbe Manuela Moreno,  passando per un ritorno in Rai di Massimo Giletti che piacerebbe molto al segretario della Lega Matteo Salvini. Ma l’ex inviato di Michele Santoro di nomi non vuole parlare: “Io – dice – da quell’ambiente ci vengo e penso che la politica non debba dire  ‘tu sei bravo e tu no, dev’esserci questo o quell’altro’, al contrario autori e giornalisti devono essere indipendenti, per noi quello che conta adesso è che sia garantito il pluralismo, saremo vigili, Meloni e i suoi non si azzardino a provare a fare un monocolore di centrodestra in tv, se lo faranno chiameremo la mobilitazione, stiamo parlando dell’industria culturale più importante del nostro paese e dell’informazione televisiva che ancora oggi  rimane un patrimonio dell’Italia. Nessuno può tentare di fare ‘il prenditutto’”. Ma anche per Rutolo è difficile sostanziare il concetto di pluralismo senza parlare di nomi. Spiega: “Quando vedi Bruno Vespa sai che è un punto di vista dell’approfondimento televisivo, quando vedi Lucia Annunziata sai che è un altro punto di vista, questo è il pluralismo, non si può offrire agli spettatori sempre  la stessa ‘casata’”.


Sulla strada dell’operazione Fuortes comunque ci sono dei possibili inciampi. Non solo il ricorso già preannunciato di Lissner. Per la nomina dell’attuale ad Rai al San Carlo di Napoli infatti è necessario il voto del consiglio d’indirizzo della fondazione che gestisce il teatro dove oltre al ministero siedono il comune, e dunque il sindaco Gaetano Manfredi, e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, entrambi esponenti del centrosinistra. Cosa faranno? “Avete provato a chiederglielo?”, ci domanda Ruotolo con il tono di chi la sa lunga. “Chiedete, chiedete, perché quello di oggi è un primo tassello ma vediamo come va a finire questa situazione...”. Poi però aggiunge: “Io non ho parlato né con De Luca, né con Manfredi, ma credo che entrambi sappiano bene cosa sta succedendo e vorranno anche sentire l’attuale sovrintendente cosa ne pensa di quest’operazione messa in piedi dal governo”.

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