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Toppe e polemiche

Il Def passa alla Camera dopo lo scivolone di ieri. Giorgetti: "È andata bene"

Ruggiero Montenegro

Via libera al Documento di economia e finanza: la risoluzione di maggioranza passa con 221 voti a favore. FdI: "Chiediamo scusa agli italiani". Tensioni in Aula, con Fontana costretto a sospendere i lavori. Bagarre tra Fdi e Pd durante l'intervento di Foti

Dopo lo scivolone e le polemiche, la toppa. Dalla Camera arriva il via libera sul Def: la risoluzione di maggioranza passa con 221 voti a favore, mentre 116 sono stati i contrari. "Non ho parole", aveva fatto trapelare da Londra la premier Giorgia Meloni, infuriata per la débâcle di ieri, quando il governo non ha raggiunto la maggioranza assoluta, rendendo vano il voto che avrebbe autorizzato lo scostamento di bilancio. La strigliata è servita ai suoi: questa mattina a Montecitorio c'erano tutti, Aula piena di venerdì, big tra banchi di governo e sottosegretari in prima fila.

D'altra parte oggi i giornali erano pieni delle dichiarazioni di esponenti della stessa maggioranza, concordi nel giudicare quello di ieri come un episodio da superare al più presto. "La compattezza dell'esecutivo non è in discussione, ma non è stata una bella scena", il senso delle loro parole. Una lettura che si ritrovava nella faccia mesta di Luca Ciriani, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, a cui è stato imputato uno scarso attivismo, per così dire, nel serrare le fila e informare i parlamentari dell'importanza del voto. Non è un caso, insomma, se il capogruppo di Fratelli d'Italia Tommaso Foti abbia chiesto "scusa agli italiani e a Meloni", nel suo intervento, prima che si scatenessaro tensioni tra i banchi. 

“In Aula è andata bene ma fuori, dove si lavora e si produce, è andata meglio. Adesso manca il Senato, credo che dagli errori si impara." ha commentato invece Giancarlo Giorgetti, con ben'altra cera rispetto a 24 ore fa. Il ministro dell'Economia era tra i più irritati ieri per l'esito della votazione. "Non sanno o non si rendono conto", il messaggio recapitato ai parlamentari. Oggi esulta, ricordando che le proiezioni dell’Istat per il 2023 stimano una crescita del pil dell’1,8 per cento. "Ci prendiamo la nostra quota di responsabilità ma non c'è nessuna crisi, nessun messaggio che si voleva dare a qualche ministro", ha poi sottolineato il capogruppo del Carroccio, Riccardo Molinari, ringraziando lo stesso Giorgetti. Le defezioni più corpose ieri, undici, erano proprio quelle leghiste. Dello stesso segno anche le dichiarazioni di Paolo Barelli: "Il centrodestra è unito", ha detto il capogruppo di Forza Italia, assente ieri insieme ad altri deputati


Ma la mattinata di Montecitorio è stata tutt'altro che semplice. Prima il leader dei Verdi Angelo Bonelli si è sentito male ed è stato soccorso dai medici di Montecitorio. Poi, soprattutto, la seduta è stata segnata da accuse reciproche tra maggioranza e opposizione, grida e urla,  con il presidente della Camera Lorenzo Fontana costretto a sospendere la seduta per le proteste durante la dichiarazione di Foti. "Se vogliamo vedere chi ha fatto il ponte del 25 aprile consiglio all’opposizione di guardare anche tra i suoi banchi, perché esiste un comune senso di responsabilità”, ha attaccato, con una certa agitazione, il deputato meloniano. E ancora: "Chi ci viene a dare lezioni di istituzioni guarda caso proprio ieri ha scelto l’Aventino in commissione Giustizia solo perché si era presentato il sottosegretario Delmastro nel pieno delle sue funzioni".

Parole che hanno provocato le veementi proteste dell'opposizione, del Pd in particolare. Nella dichiarazione di voto, Chiara Braga aveva accusato il governo di "non avere rispetto per il Parlamento. Avete deciso di allungare non il ponte del primo maggio, ma quello del 25 aprile. Magari per capire come festeggiarlo". 

Così, durante l'intervento di Foti, vari esponenti democratici hanno abbandonato la seduta, mentre alcuni parlamentari quasi hanno rischiato di venire alle mani. "Sono sceso giù in Aula e ho detto a Foti che stavano sbagliando, sono loro che hanno esagerato", ha poi spiegato il dem Nico Stumpo. Arturo Scotto aggiunge: "Non è mai successo che il partito di maggioranza dicesse all’opposizione 'fuori, fuori'. Hanno fatto i cori in aula, mai successo". 

Dopo la Camera, è stato il turno del Senato: approvato il provvedimento con 112 voti fovorevoli (e 57 contrari) Ma anche a Palazzo Madama non sono mancati gli screzi tra le opposte forze politiche. "Vedo che oggi c'è nervosismo", ha sottolineato Ignazio La Russa, che presiede l'Aula. Poi è arrivato il lasciapassare definitivo sul Def, un passaggio fondamentale nel disegno del governo, che domenica incontrerà i sindacati in vista del Cdm del giorno successivo, nel quale si interverrà su lavoro, cuneo fiscale e Reddito di cittadinanza.

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