(foto Ansa)

il colloquio

Carraro (Confindustria Veneto): "Schlein ascolti e dia risposte alle imprese"

Luca Roberto

"La politica economica della neo segretaria del Pd non l'abbiamo capita. Prima o poi dovrà capire che le nostre esigenze sono le esigenze del paese". Parla il capo degli industriali veneti

La politica economica di Elly Schlein? Non l’abbiamo ancora capita. Certo, è passato poco tempo. L’attenzione è rivolta a chi detiene lo scettro del potere. Ma anche a lei toccherà molto presto fare un bagno di realtà per cercare di dare risposte a noi imprenditori”. Abbiamo chiamato il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro per sapere se anche lui, oltre a esponenti del suo stesso partito, rimprovera alla nuova segretaria dem di non avere ricette in campo economico, tutta presa com’è dalla rivendicazione di battaglie identitarie: gender, ambientalismo e nuovi diritti. “Che sono giuste”, ammonisce Carraro. “Ma poi come minoranza bisogna saper fare proposte, indicare qual è la linea da seguire per lo sviluppo del paese. E invece vedo che in segreteria ci sono poche persone competenti riguardo ai temi che ci interessano. Bonaccini aveva molto chiara quale fosse l’agenda per noi imprenditori. Rispettiamo molto la vittoria di Schlein, ma siamo curiosi di sapere come si muoverà da qui ai prossimi mesi. Perché le progettualità che riguardano noi non possono che avere delle ricadute positive su tutto il paese, ed è bene che prima o poi lo riconosca”. 

 

Il primo era stato il sindaco di Milano Beppe Sala: sulla politica industriale ed economica Schlein è carente, si faccia dare una mano da chi ne capisce, maneggia i dossier. Ieri sono arrivate anche le parole dell’ex senatore Luigi Zanda, secondo cui “servono soluzioni per i grandi problemi nazionali, che sono naturalmente l’economia, lo sviluppo, la sicurezza, il mezzogiorno, la cultura, l’immigrazione, la politica estera. Tutte grandi questioni sulle quali finora abbiamo ascoltato l’enunciazione del problema ma non le soluzioni”. E anche quando quelle soluzioni sono state paventate, hanno fatto storcere la bocca a qualcuno. “Tra noi imprenditori del Veneto, per esempio, il salario minimo è un non problema. Abbiamo tutti contratti con paghe superiori alle 9 euro all’ora”, racconta Carraro al Foglio. “Ma capisco che la situazione in altre zone del paese possa essere diversa”. 

 

Secondo il presidente degli industriali di una delle regioni più ricche e produttive d’Europa, “anche per quel che riguarda i giudizi sul governo siamo in una fase di attesa. Ci aspettiamo che nel Def e nella prossima legge di bilancio ci sia qualcosa per le imprese. Insistiamo sempre sul taglio del cuneo fiscale, ma è una questione di sopravvivenza. Sia il centrodestra che il centrosinistra l’hanno agitata come una bandiera in campagna elettorale. Ma poi si è fatto troppo poco”. Adesso, il sovrappiù delle attenzioni del mondo produttivo è rivolto a far sì che anche il treno del Pnrr non venga perso. “Perché non passerà un’altra volta. E l’idea che una parte dei fondi possa essere redistribuita a chi sa spendere, come chiede anche il presidente Zaia, mi sembra sensata”, dice ancora Carraro. Sul tema, per dire, non è dato sapere cosa ne pensi Schlein. Come pure sull’autonomia differenziata, la lettura è di generale approvazione: “E’ chiaro che la coesione a livello nazionale non va compromessa. Ma non mi sembra che questa unità di oggi abbia molto contribuito a unirlo il paese”.

 

Quando gli imprenditori chiedono proposte pragmatiche, si schierano contro quell’attività tipicamente politica di fare ostruzionismo per ragioni ideologiche. E’ il caso dei rigassificatori e dei termovalorizzatori, nei confronti dei quali la nuova leadership del Pd è stata ambigua o se non altro non ha preso posizioni nette. “E’ il tipico atteggiamento di chi rischia di ritardare lo sviluppo del paese. Ma la buona notizia, come accaduto in Toscana, è che poi l’interesse nazionale ha prevalso”, analizza il capo degli industriali veneti. Che guarda all’indietro, all’epoca del governo Draghi, e non si scompone se gli si chiede se provi una certa nostalgia per quei tempi. “Draghi ha capito che per uscire dalla crisi del Covid doveva puntare sulla capacità di innovare e conquistare quote di mercato da parte delle imprese. Non ha lavorato per noi imprenditori ma per lo sviluppo dell’Italia”. E quindi un po’ vi stranisce che adesso uno degli esponenti più in vista del nuovo corso del Pd come il capogruppo al Senato Francesco Boccia rinneghi quell’agenda perché lontana dal paese reale? “Ma non scherziamo. Quello che ha fatto Draghi, la sua credibilità e competenza, sono sotto gli occhi di tutti. Distanziarsene vuol dire rinunciare a capire cosa serve per rilanciare il paese”. 

Di più su questi argomenti: